La filosofia di vita

due testi dell’ode di Orazio in latino e in italiano


Quintus Horatius Flaccus Parcus deorum cultor et infrequens,Insanientis dum sapientiaeConsultus erro, nunc retrorsumVela dare atque iterare cursusCogor relictos: namque Diespiter,Igni corusco nubila dividensPlerumque, per purum tonantesEgit equos volucremque currum;Quo bruta tellus et vaga flumina,Quo Styx et invisi horrida TaenariSedes Atlanteusque finisConcutitur. Valet ima summisMutare et insignem attenuat deus,Obscura promens; hinc apicem rapaxFortuna cum stridore acutoSustulit, hic posuisse gaudet. Tiepido e incostante cultore degli dei, mentre, tronfio di una folle dottrina, vado errando, a voltare le vele sono costretto e a riprendere la rotta abbandonata, perché dio padre, che sempre fende le nubi col fuoco dei lampi, ora nel cielo sereno ha lanciato in volo col cocchio i cavalli tonanti,e tremano il massiccio della terra, i fiumi che scorrono, lo Stige, l’orribile e odiato antro di Tènaro, il confine di Atlante. La divinità può mutare l’infimo in sommo, avvilire chi è al vertice,mettendo in luce ciò che è oscuro; e la fortuna con acuto stridore a forza strappa all’uno la tiara, all’altro la dona.