L'isolaCheNonC'è.*

Quando aspetti il massimo, e ti accontenti ogni giorno.
Quando capisci che il massimo è sempre un po' più lontano di te.
Quando fai i capricci e ti stufi di aspettare, ecco, allora sei fregato.
O meglio, sei un illuso. 'Che poi è un po' la stessa cosa..

Ho sentito il ticchettio dei tacchi a spillo lungo l'ingresso,
poi nient'altro. Il cane non ha abbaiato, vuol dire che ti conosceva.

Quando tutto sembra un po' più spento allora bisogna colorare.
Dipingere il mondo che ci circonda per dare una vivacità alle cose apparentemente trasparenti. Senza stra fare, senza essere troppo in vista. Senza nascondersi.

Il caffèlatte come lo fai tu, è inimitabile.
Qul profumo di caffè che sale su la mattina, e il gatto che si stiracchia,
e le moto fuori che rispecchiano noi stessi.

Se un giorno dovessi tornare, passa da casa mia.
Quello sarà il giorno in cui ti dirò addio.

Adesso no, voglio prima vedere com'è che te la cavi da solo,
in un'universo sconosciuto.

Non mi hai ancora driblato.

Sono tornata dopo tanto tempo, un albero aveva coperto coi suoi rami gran parte del passaggio... Ricordo proprio quando andavamo lì e ripulivamo tutto dalle sterpaglie, fissavamo bene le reti, e poi via..
C'era tanto muschio sui gradini, e erba alta fino alla vita..
Un cancello rotto, lo attraverso.
E un mondo di odori, di ricordi, di parole mi assale.

"Thommiiiiiiiiii passa!"

Sembra ancora di vedere le ombre di 5 bambini correre per quel campetto di ghiaia..
'Che i campi in sintetico ce li sognavamo davanti alla televisione il mercoledì sera.. E ora che ai lati c'è tanta erba alta, sembra tutto diverso. Tutto invecchiato. Tutto passato. Come quelle estati, come quegli anni. Come quelle sbucciature sulle ginocchia, e le lacrime che non uscivano mai, e le gambe che si rimettevano a correre, con la forza che sono un bambino può avere, quella voglia di sfondare, di costruire, di andare, che ora si è persa, che ora sarebbe impossibile avere.
Forse è stata solo un'illusione, ma sembrava di vedere in porta quel ragazzino un po' goffo, e noi li, calci negli stinchi, spintoni, il pallone che finisce giù di sotto.
Faccio rotolare un pallone un po' sgonfio.. Ormai sciupato dal sole e dalla pioggia..
Dev'essere lì da un bel po'.. Perchè in quel campetto non ci entra quasi più nessuno..
Perchè di annate come la nostra non ce ne sono spesso.
Perchè i bambini di oggi si divertono con il computer, con la playstation, con i cellulari..
Perchè noi siamo quelli che il portiere è volante.
Perchè noi siamo quelli che chi tira il pallone nel fosso se lo va anche a prendere, nonstante le ortiche e le zanzare..
Perchè io sono quella che se mi cade il pallone nel fosso ci vai semrpe Tu a prenderlo, perchè sai che ho paura degli insetti..
Perchè io sono tornata là dopo tanti anni, e ho trovato il campetto vuoto.. Deserto..
Le reti molle, l'erba alta, un pallone sgonfio..
Ma sempre quel sole che bruciava, sulla ghiaia..
E tu, a Bergamo. Con quella maglia addosso, quella che sognavamo tirando in porta.
Perchè ogni volta penso come sarebbe potuta andare diversamente.

Sorrido.

Ciao Campione.

Ho asciugato la sella, aveva appena smesso di piovere.
Ho acceso il motore, e sono partita. Senza voltarmi, senza pensare a quello che lasciavo dietro le mie spalle, senza sapere dove sarei andata.
La strada era bagnata, e quell'odore di pioggia sull'asfalto d'estate..
Nessuno per la strada, solo io con la mia moto, e luce dei lampioni lungo il mare..
Passando per i locali in centro ho accellerato, per una sera niente confusione, niente feste, solo io, in una serata piovosa e fresca di quest'estate appena iniziata..
Poi ho frenato, di botto. Ti ho visto li, fra mille pensieri che erano solo tuoi, e mille sapori, che mi hai sempre fatto assaggiare.. Ho pensato fosse uno scherzo, ho pensato non fosse per caso, non sta notte, non ora. E invece è così, perchè le sorprese arrivano quando meno ce le aspettiamo.
Una valigia in mano, aspettavi il mio ritorno, hai aspettato fino a tardi, ma sapevi che sarei tornata.
"Tornerò presto.."
E senza nemmeno guardarti in faccia ho riacceso il motore, sono corsa via di nuovo nella notte, respirando l'aria di libertà di una notte qualunque, consapevole che della mia città addormentata, avrei trovato solo il grigiore delle nuvole in assenza della luna, consapevole di essere libera di scegliere, finalmente, per me.. Guardo la strada e non ho paura di andare lontano, perchè adesso ho imparato a farlo da sola, perchè anche se fosse solo per sta notte, ho lasciato il mondo in sospeso libera di prendere la mia strada, senza condizioni..
Molto tempo dopo, o forse pochissimo, ho tirato di nuovo i freni verso di me..
Libera dalla convinzione di appartenere a qualcosa, perchè la mia libertà è di appartenere a me stessa.

Senza anima, senza volto,
nessuna emozione traspare da una bocca di ghiaccio.
Gli occhi bassi verso il pavimento,
indifferenti alle parole altrui,
speranzosi in un nuovo giorno.
E sarà che la gente passa e non si sofferma mai,
sarà che ho dato troppo in cambio di niente.
E mi guardo in giro pregando di
scorgere una luce nuova,
pregando di leggere il mio nome
nella lista dei fortunati che da oggi cambiano vita.
Ma a te, non capiterà mai
quella fortuna di trovare un futuro
già pronto, già tuo.
Migliore!
E guardarsi intorno e
chiedersi perchè tu mai, e
guardare gli altri gongolarsi
fra le loro ricchezze,
mai tanto importanti quelle affettive,
e, forse, va bene così.