Avasinis -UD- 2.5.45

Avasinis, un dovere etico e morale, quello di dare una risposta ai tanti perché


Il Messaggero Veneto del 1° maggio 2019 ha pubblicato una riflessione di Pieri Stefanutti sui passi intrapresi, oltre che per ricordare le vittime dell'eccidio, anche per cercare di capire quali sono state le cause e le circostanze del doloroso episodio. Avasinis ricorda le sue 51 vittimeIl prossimo 2 maggio una mesta processione raggiungerà il monumento memoriale di Avasinis per commemorare le 51 vittime dell'ultimo eccidio nazifascista compiuto in Friuli il 2 maggio 1945, proprio mentre in tanti altri paesi si festeggiava già la avvenuta liberazione. Il programma della commemorazione prevede la celebrazione di una santa messa e gli interventi del sindaco di Trasaghis Picco e del presidente dell'ANPI regionale Veneto Collovini. È dunque la 74° volta che nella piccola frazione di Trasaghis la gente si raduna per la commemorazione, nel suo duplice aspetto, civile e religioso. 74 anni sono tanti: quasi tutti quelli che furono protagonisti - direttamente o indirettamente - di quella dolorosa giornata sono ormai scomparsi; sono pochi anche quelli che, ragazzi all'epoca dei fatti, possono ancora fornire una testimonianza diretta. Eppure, negli anni, si è tramandato, forte, il senso della memoria, la volontà di ricordare quel doloroso "colpo di coda" della violenza della guerra.Accanto al "ricordare" si è diffuso, negli ultimi anni, lo sforzo per "cercare di capire".  Sono stati realizzati video (come " Tatort Avasinis" di Jim G. Tobias e "Avasinis luogo della memoria" di Dino Ariis), pubblicati materiali documentari ( come il diario del parroco dell'epoca, don Zossi, integrato da testimonianze dirette raccolte da chi scrive),  avviate - dopo segnalazioni del Comune di Trasaghis - indagini  giudiziarie da parte della magistratura tedesca e di quella Militare italiana, che però si sono entrambe concluse con la archiviazione, dal momento che non è stato possibile individuare responsabilità precise sugli autori dell'eccidio. A tanti anni di distanza dunque si assiste quasi ad uno stallo: c'è stato un grosso lavoro di ricerca ma mancano ancora diversi tasselli relativamente alle cause scatenanti l'eccidio, alla identificazione precisa delle formazioni militari autrici del massacro, alla ricostruzione delle convulse ore che seguirono alla strage e che videro attuarsi una sorta di vendetta nei confronti di prigionieri cosacchi e di fuoriusciti dall'esercito tedesco. Come muoversi dunque? Probabilmente più che andare a cercare soluzioni nelle aule di tribunale il discorso deve assumere una dimensione storica, abbandonando facili posizioni preconcette (esempio tipico la valutazione del ruolo della Resistenza, di volta in volta  esaltato o demonizzato, ma mai sottoposto ad una analisi oggettiva) giungendo quindi a  riesaminare tutte le testimonianze personali,  la documentazione d'archivio, il materiale bibliografico uscito per effettuare una ricognizione che consenta di formulare una ricostruzione accettabile e condivisibile capace di spiegare tutte le problematiche ancora aperte. Sarebbe un dovere etico e morale, quello di dare una risposta ai tanti perché che ancora aleggiano sull'eccidio di Avasinis.                     Pieri Stefanutti, Trasaghis