Avasinis -UD- 2.5.45

Avasinis, un percorso per chiarire le cause dell’eccidio


Il Messaggero Veneto del 29 aprile ha ospitato una riflessione di Pieri Stefanutti sul senso della commemorazione del 2 maggio e sulla possibilità di delineare un percorso per definire i diversi punti ancora non chiari sulla vicenda dell'eccidio.  Avasinis, un percorso per chiarire le cause dell’eccidio Ad Avasinis, domenica si ricorderà il 76° anniversario dell’eccidio del 2 maggio 1945, uno degli ultimi e più gravi episodi del genere accaduti in Friuli durante la Seconda guerra mondiale.Anche quest'anno non vi sarà modo. a causa delle restrizioni determinate dalla pandemia, di fare una manifestazione pubblica, e l'omaggio comprenderà pertanto solo la deposizione di una corona al monumento — sacrario da parte della Amministrazione comunale di Trasaghis. Per tutto il mese, sarà poi visitabile, sotto i portici, la mostra fotografica di Walter Menegaldo proposta dalla Pro  Loco e dedicata alle commemorazioni dell'ultimo decennio. 76 anni sono tanti ed anche il filo continuo della memoria che a lungo ha legato la gente di Avasinis e del Comune al doloroso episodio rischiano di affievolirsi, dal momento che i testimoni diretti sono in gran parte scomparsi e le generazioni che sono venute dopo rischiano di intendere quell’episodio come un fatto lontano, spesso filtrato dal ricordo confuso di una narrazione ascoltata distrattamente.Quello di Avasinis è stato un episodio assai grave di cui ancora non sono pienamente note le motivazioni, dal momento che si sono sprecate le interpretazioni, dando spazio anche a contrasti legati a posizioni politico - ideologiche, tra quanti ritengono sia stata l'ennesima dimostrazione della ferocia nazifascista e quanti, viceversa, cercano quasi di giustificarlo interpretandolo come una legittima reazione ad azioni partigiane.Va ricordato che nemmeno le indagini giudiziarie avviate sia dalla magistratura tedesca sia da quella militare italiana, non sono riuscite a mettere un punto fermo alle diverse versioni: non sono riuscite a determinare elementi concreti in merito alle responsabilità e così le inchieste giudiziarie sono state archiviate, quella italiana nel 2000 e quella tedesca nel 2007. La distanza dai fatti  complica ulteriormente le possibilità di trovare elementi concreti capaci di chiarire la questione: molto preziose quindi sono le testimonianze che sono state fissate attraverso un corpus di  documentazione riferito ormai a persone che non ci sono più ma il cui racconto rimane lì, a perpetua memoria, a ricordare particolari di esperienze tratte da una drammatica microstoria personale: pensiamo alle testimonianze raccolte da chi scrive a integrazione della pubblicazione del diario del parroco dell’epoca, Don Zossi, nel 1995 (definite dallo storico Marco Puppini «un coro suggestivo e terribile, in cui in forma quasi sempre asciutta e stringata, mai retorica, i sopravvissuti raccontano in stretto friulano i particolari delle morti dei loro compaesani trucidati»), pensiamo alle video interviste nei documentari “Tatort Avasinis” del 2003 e “Avasinis luogo della memoria” nel 2006 o anche alla prossima uscita del volume di testimonianze “Voci dal 2 Maggio”. Sono elementi che potranno contribuire ad integrare ulteriori ricerche storiografiche, incrociando i dati con quanto potrà emergere da indagini in fonti archivistiche ancora non esaminate (sono stati fatti dei promettenti passaggi attraverso le ricerche di Stefano Di Giusto e di altri negli archivi tedeschi). C'è da sperare che un parallelo lavoro di raccolta e riesame delle ultime testimonianze, affiancato a una approfondita indagine archivistica, possa contribuire ad ottenere elementi significativi nella ricostruzione di quello che è stato l’ultimo eccidio nazifascista della Seconda guerra mondiale in Friuli. Pieri Stefanutti, Trasaghis(Messaggero veneto, 29-04-2021)