Avasinis -UD- 2.5.45

AVASINIS, LABORATORIO DI PACE - 2


Avasinis laboratorio di pace con un confronto a più vociIl prof. Pavanello, in una ampia e articolata lettera pubblicata dal Messaggero Veneto l’8 settembre, ha lanciato la proposta che il paese di Avasinis, che ha subito il 2 maggio 1945 l’ultimo eccidio nazifascista della Seconda guerra mondiale in Friuli, possa diventare – in virtù del sacrificio di tante vittime (quelle dell’eccidio e quelle delle successive vendette nei confronti di sbandati dell’esercito tedesco e di cosacchi) - una sorta di laboratorio per la promozione di una autentica cultura della pace.L’idea è suggestiva e merita in ogni caso di essere approfondita al fine di verificarne la fattibilità.Mi permetto di aggiungere alcune considerazioni dettate dal fatto di avere a lungo affrontato l’argomento dei fatti di Avasinis in chiave di ricostruzione storica, esaminando documenti e raccogliendo testimonianze dirette, per poi condividere i risultati delle ricerche in articoli e pubblicazioni.Credo sia in primo luogo necessario inquadrare i fatti di Avasinis nella loro dimensione storica: cercare di ricostruire in maniera approfondita quale era la situazione di partenza (l’offensiva nazifascista dell’ottobre ’44 che costrinse le forze della Resistenza a un deciso arretramento, l’ordine di sfollamento impartito ai Comuni di Trasaghis e Bordano, i lunghi mesi della occupazione cosacca col corredo di rastrellamenti e requisizioni, la faticosa riorganizzazione delle forze partigiane, la convulsa fase del ritiro dell’esercito tedesco con sporadiche azioni di contrasto operate dai partigiani) per arrivare ad aver chiaro quel che successe il giorno della strage e i giorni successivi con gli “strascichi” dati dalle vendette operate dalla popolazione nei confronti di alcuni fuoriusciti dall’esercito tedesco e dei partigiani nei confronti di cosacchi catturati.Risulta ormai inutile percorrere una via giudiziaria, vuoi per la distanza temporale che ci separa da quei fatti ma anche e soprattutto dopo l’archiviazione delle inchieste avviate dalla magistratura militare italiana e dalla magistratura tedesca nelle quali non è stato possibile arrivare alla definizione di precise responsabilità.Credo sia poi necessario finire di considerare le vicende di Avasinis come una sorta di grimaldello da utilizzare a conforto delle proprie idee e convinzioni pregresse, dando spazio a contrapposizioni tra “malvagità naziste” e “provocazioni partigiane”, operando col bilancino per verificare quali possano essere state maggiormente censurabili.Le vicende di Avasinis, quindi, vanno studiate e possibilmente capite, senza dover per forza attribuire patenti di martirio o colpevolizzare una comunità ferita. Il fatto stesso che il Presidente della Repubblica, nella sua recente visita in Carnia, abbia ritenuto di ricordarne il sacrificio, assume una notevole importanza.La proposta di dar luogo ad Avasinis a un “laboratorio per la pace”, avanzata dal prof. Pavanello, risulta dunque indubbiamente suggestiva. Auspicabile però che venga avviato un confronto a più voci (tra Amministrazione comunale, Parrocchia, Associazioni operanti sul territorio, popolazione…) al fine di individuare percorsi operativi e contenuti significativi. La finalità non dovrebbe essere quella di potersi riconoscere come “tutti eroi” né flagellarsi col “tutti hanno scheletri nell’armadio” bensì per cercare di trarre qualche indicazione dalle tragedie del passato per capire le presenti e, per quanto possibile, impegnarsi per evitare che se ne ripetano in futuro.Pieri StefanuttiTrasaghis(Messaggero Veneto, 18 settembre 2024)