Avasinis -UD- 2.5.45

ANCHE AVASINIS NEL DIFFICILE DIBATTITO SULLA "MEMORIA CONDIVISA"


Si discute, in questi giorni, in Italia ed anche in Friuli, sul senso da dare alle vicende della GUERRA 1943-45, sul ruolo di partigiani e repubblichini, sul senso della ricerca ed il senso della memoria. Un utile contributo, che riguarda anche Avasinis, è uscito, a firma di Dino Ariis, sul Messaggero Veneto del 19 settembre.Questi erano i repubblichiniMemoria condivisa? dopo l’8 settembre ’44, quando il Friuli Venezia Giulia è stato annesso al III Reich, sono state perpetrate alcune stragi di civili a opera degli occupanti nazisti. Nella zona dell’alto Bût, tra il 19 luglio e il 21 luglio, bande di Waffen SS provenienti dalla zona del Gail (Austria a ridosso del confine) hanno trucidato nelle malghe della zona di Paularo, nella malga di Pramosio e poi a Paluzza una settantina di civili, tra cui molti bambini. Queste bande, costituite anche da italiani, erano guidate attraverso i passi montani da fascisti della repubblica sociale della zona. A due giovani fratelli di Piedim che si trovavano nelle malghe e considerati in età da potersi arruolare con i repubblichini, dopo essere stati uccisi, è stato loro appeso addosso un cartello con su scritto “così muoiono i traditori”, scritto ovviamente in italiano. Il 22 luglio durante la mattanza di Paluzza erano presenti reparti di repubblichini di Tolmezzo. Il capo di questi repubblichini sarà condannato nel dopoguerra a una pena molto mite e poi potrà godere delle varie amnistie succedutesi. A Torlano di Nimis, dove furono trucidati 33 civili (tra cui 13 bambini di età compresa tra i 5 e i 15 anni) e poi i loro corpi furono bruciati, erano presenti anche alcuni repubblichini che guidavano i nazisti in questa operazione, uno di questi durante la strage passava i caricatori al boia e ha anche collaborato ad appiccare l’incendio alla stalla dove sono stati bruciati i corpi. Tre i superstiti della strage, due ancora vivi, hanno raccontato i particolari (raccolti in un videotestimonianza). I repubblichini riconosciuti furono successivamente processati, ma a seguito delle varie amnistie del dopoguerra, hanno scontato pochi anni di prigione. Anche nella strage di Avasinis, in cui furono trucidati 51 civili a guerra finita, perse la vita anche una decina di bambini in tenera età (la più piccola non aveva nemmeno compiuto un anno, uccisa con un colpo alla testa in braccio alla madre). Anche in questa strage di civili vi era la presenza di repubblichini. Un sopravvissuto, che all’epoca aveva 16 anni, racconta che il suo carnefice, prima di scaricargli il caricatore della pistola automatica, ha gridato in friulano: «Tu tu ses un bandit e baste». I suoi nove parenti sono stati tutti uccisi da questo “friulano”. Successivamente alla strage, alcuni responsabili dispersi nella zona e catturati furono portati in piazza per un processo sommario. Uno di questi disse: «Io non ho fatto niente, ho ucciso solo un vecchio con la carriola». Questo era un repubblichino. Nel dopoguerra nessun responsabile è mai stato individuato. I morti trucidati in queste stragi, prima di essere uccisi, non hanno gridato né viva il duce né viva i partigiani, penso che ricordarli sia motivo di rispetto per tutti coloro che hanno perso la vita innocenti a causa di una guerra e di un clima di terrore e di odio del quale gli unici responsabili professavano l’ideologia nazifascista. Dino Ariis - Treppo Grande (Messaggero Veneto — 19 settembre 2008   pagina 21   sezione: UDINE )