Avasinis -UD- 2.5.45

Oggi, 65 anni fa: 3 maggio


Giovedì, 3 maggio 1945 Dopo aver trascorso la notte in paese, tra violenze, stupri e furti, la squadra autrice del massacro se ne partì nella mattina del 3 maggio.Don Zossi, che aveva trascorso la notte ferito in uno scantinato della canonica, scrisse nel suo diario:Come Dio volle venne l'alba e si vide allora che quei soldati cominciavano a riorganizzarsi evidentemente lo doveva essere per andarsene, gli Alleati, potevano capitare da un momento all'altro, già da ieri erano ad Osoppo. C'è voluto però che venissero le 10,30 prima che partissero dopo precise venti quattro ore dacché erano venuti. I testimoni raccontano della partenza della colonna, del rientro in paese della popolazione, della dolorosa fase della ricerca dei corpi degli uccisi, alcuni dei quali erano stati trasportati lontano, nelle rogge all'esterno del paese:Nella mattinata del 3 maggio i tedeschi hanno fatto partire in aria una raffica di mitra per dare il segno dell'adunata. Si sono riuniti e sono partiti. Prima di andarsene hanno lasciato un mitra, inservibile, senza caricatore, sull' uscio di una casa, "in ricordo per i partigiani", li ha sentiti a dire qualcuno. Era circa mezzogiorno quando sono partiti, in maniera ordinata: si sono ricongiunti con quelli che avevano messo i mortai sopra Trasaghis e si sono incamminati in direzione dei paesi di Interneppo e Cavazzo.Scesi dalla montagna, abbiamo iniziato ad andare a cercare i morti. Mia madre credeva che li avessero portati al cimitero, e siamo andati a vedere lì. Io sono arrivato per primo ma, vedendo il cimitero chiuso, sono tornato indietro. Lungo una strada sterrata, mia madre ha visto delle orme di scarponi: è andata in quella direzione e ha iniziato a vedere lenzuola insanguinate e poi tutti i cadaveri. Abbiamo subito trovato mia sorella e l’abbiamo raccolta. Aveva le mani legate con una fascia di cotone. Una pallottola le aveva squarciato il petto. Le abbiamo sciolto le mani e ricomposta alla meglio. Sono arrivati i fratelli di Anna Di Gianantonio e abbiamo raccolto anche lei.Siamo andati a vedere nella stanza dove le avevano uccise: c’erano macchie di sangue, pallottole di mitra e i suoi zoccoli. Poi abbiamo recuperato anche le altre vittime, portandole con un carretto.(Giacomo Rodaro) La stessa sera del 3 maggio, quando la popolazione stava preparandosi a vegliare i morti, si sparse la voce che i tedeschi stavano per assalire di nuovo il paese. Le case furono chiuse, i morti si dovettero lasciare soli e fu necessario fuggire di nuovo sui monti. Tutti sì allontanarono perché la strage non si ripetesse. Non è facile immaginare l'angoscia di quella notte con i morti rimasti in casa e il terrore nell'animo.Si trattava, invece, per fortuna, soltanto di un falso allarme verosimilmente suscitato dall'eco degli spari di mortai e di qualche mitragliera pesante in azione negli scontri, ai margini laterali del lago di Cavazzo, tra la colonna che aveva abbandonato Avasinis e le accorrenti forze partigiane.(G.A. Colonnello, Guerra di Liberazione in Friuli, 1965, pp. 276-279)