Avasinis -UD- 2.5.45

A 65 anni da QUEL 2 maggio


Il ricordo delle vittime dell'ultimo eccidio nazifascistaTanti di quelli che imbracciavano il fucile, quei giorni, ormai non ci sono più; i pochi rimasti, sotto il peso degli anni, fanno fatica a ricordare. Al tempo in cui volevano raccontare, avevano invece difficoltà a trovare orecchie attente: altri erano gli interessi, i sogni, i problemi dei potenziali ascoltatori, non certo la descrizione di colonne in ritirata, della paura per le rappresaglie, del crepitare delle mitragliatrici.Certo, vi sono ancora tanti di quelli che, nel 1945, erano bambini o ragazzi, persone che hanno subito con un senso di particolare incomprensione le vicende della guerra, un "qualcosa" cui hanno dovuto soggiacere e di cui, probabilmente, hanno percepito solo qualche brandello, senza riuscire a comprendere il quadro complesso degli avvenimenti che andava dipanandosi.Ecco dunque la complessità del definire compiutamente il senso di un anniversario, i 65 anni che separano dai fatti di Avasinis, uno degli ultimi, cruenti eccidi occorsi durante la seconda guerra mondiale in Friuli.E' stato  allora un mesto pellegrinaggio quello che, per la sessantacinquesima volta,  ha condotto la gente di Avasinis a rendere omaggio alle vittime. Si tratta di un momento di incontro nato in occasione del primo anniversario, quando don Zossi, parroco dell'epoca (lo stesso che, ferito gravemente in canonica mentre cercava di difendere i suoi parrocchiani, lasciò un diario con una lucida ricostruzione del dramma di quelle vicende) raccogliendo la volontà dei superstiti, auspicò che il triste anniversario venisse ricordato costantemente. E tale mesto appuntamento si è ripetuto negli anni, anche quando, verso il 1999, le lapidi e le immagini fotografiche delle vittime sono state inglobate in un nuovo "monumento memoriale" a forma di croce capace di implorare - e sono ancora le parole di don Zossi a ribadirlo- "pace ed amore ai posteri tutti".Il 65mo anniversario  è stato ricordato, a partire dalle 10.30 del 2 maggio, con la celebrazione di una messa a ricordo delle vittime, la deposizione di una corona d'alloro al monumento e gli interventi del sindaco di Trasaghis Augusto Picco e, in rappresentanza dell'Anpi provinciale, di Giulio Magrini, già consigliere regionale e figlio di quel "comandante Arturo" che perse la vita combattendo, nel 1944, alla testa di un drappello partigiano, nella Valle del But, in Carnia. P. St.