Avasinis -UD- 2.5.45
Ragionando sul come e sui perché di una strage nazista
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Post n°80 pubblicato il 25 Aprile 2010 da braulink
25 aprile 1945 Il primo elemento da sottolineare è che, mentre nel resto d'Italia aveva luogo l'insurrezione partigiana, in Friuli il 25 aprile fu una giornata sostanzialmente come le tante altre che l'avevano preceduta, tra il peso dell'occupazione tedesca e cosacca e le timide, iniziali fasi della riorganizzazione partigiana: "In Friuli e nella Venezia Giulia il 25 aprile fu una lunga giornata d’attesa. Mentre a Milano, con gli americani alle porte e Mussolini e gli ultimi fedelissimi in fuga verso Como, scattava per le forze della Resistenza l’ordine di insurrezione generale, in questa estrema parte d’Italia i tedeschi erano ancora ben saldi e decisi a resistere per coprirsi le vie della ritirata verso nord. (…) Gli ultimi di aprile furono giorni difficili per la Resistenza friulana. I contatti tra le formazioni per preparare l’azione conclusiva si erano intensificati fin dall’inizio del mese. Ma i contrasti tra i partigiani della Garibaldi, comunisti e alleati di Tito, e quelli della Osoppo, di area cattolico-liberale e contrari a collaborare con gli slavi, si erano acuiti dopo l’eccidio di Porzùs (7 febbraio) e del Bosco Romagno dove 19 osovani furono uccisi dai Gap di Giacca. E soltanto in extremis fu possibile formare un comando unico solo di facciata. Un duro colpo per la Resistenza era stata, inoltre, la feroce rappresaglia del 9 aprile quando i nazisti fucilarono in via Spalato 29 partigiani, tra i quali il valoroso comandante garibaldino Mario Modotti (Tribuno).I tedeschi avevano concentrato a Udine tutti i comandi: il presidio occupava la zona di piazzale Osoppo, trincerata e difesa da cannoncini anticarro e mitragliatrici pesanti, mentre in Giardin grande gli uffici del comando a palazzo Cantore erano protetti dai cavalli di frisia, come pure la palazzina della polizia segreta nella vicina via Cairoli. Un carro armato sbarrava l’imbocco di via Manin. Il centro motore dell’attività partigiana – poi anche sede del comando unificato – era invece a San Domenico, nella canonica di don Emilio De Roja, il coraggioso prete che ebbe un ruolo determinante in quelle giornate. Nella stessa zona, in via Martignacco 26, c’era il comando tattico dei garibaldini, mentre altri centri clandestini di smistamento armi e viveri erano nella fabbrica della birra Dormisch, nella Casa della madre e del bambino e nella clinica della Maternità in via Planis. Un servizio di informazioni era stato attivato dai partigiani nelle officine della Sfe di via Diaz.Giornate di attesa"… (MARIO BLASONI, Il 25 aprile 1945 nella nostra regione fu ancora di attesa, "Messaggero Veneto", 25 aprile 2003)
Nei paesi della Valle del Lago perdurava da sette mesi l'occupazione cosacca, che aveva determinato l'insediamento e la coabitazione forzata ad Avasinis e imposto lo sfollamento delle famiglie di Braulins, Trasaghis ed Alesso. E proprio su Alesso (che ospitava il maggior numero di cosacchi, pare oltre settemila) stava per scattare un'azione da parte dell'aviazione americana…. |
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