Occhi

(ri) Partire


Affronto ciascun giorno immaginandolo come la tappa di un viaggio di cui non conosco il traguardo. La meta. Ho trascorso gli anni della forza fisica e dell’incoscienza, rincorrendo il tempo travestito da Ferrari. Tanto bello quanto inarrivabile. Ho inventato ore impossibili chiedendo oltre il possibile a me stesso e a chi attorno guardava la mia inutile corsa.Mi sono fermato. E più volte sono ripartito. A volte con la stessa forza. Altre lasciando indietro un po’ della mia sconsiderata voglia di correre. Quel destino che segna il nostro cammino, ha lanciato un segnale chiaro e preciso.  Beffardo e ineluttabile. Ha fermato la mia corsa in maniera violenta. Lasciando su di me il segno ancora acceso di una corsa che non potrà riprendere. Di tanto in tanto al cambiar del tempo, la mia gamba destra mi ricorda del simpatico intruso che è la dentro da quattro anni ormai. Destinato tra l’altro a restare lì non foss’altro che per la mia imperizia. Eppure anche senza la forza d’un tempo, ho deciso di (ri) partire forse per l’ultimo viaggio senza fermate verso quella famosa meta che non so.Pensando giorno per giorno ad arrivare in fondo cercando di godermi quanto distratto dalla corsa ho perso in tutto questo tempo. Restituendo quanto posso a chi mi ha dato tanto e ricevuto nulla o poco più. Seguendo con gli occhi attenti ogni sguardo o sorriso. Ogni smorfia o piccolo dolore. Ora osservo il mondo correre. Io ho rallentato. Ed ogni tanto m’assale la voglia di fermarmi. E magari di scendere. In buona compagnia se possibile. Questo mondo corre troppo per me oggi. E in una direzione che non mi piace. Per niente. E a nulla serve sbraitare, urlare il dissenso, riempire inutili salotti  confusi e confusionari. La più bella manifestazione del proprio  dissenso è la scelta di andare, quando s’è deciso, in direzione opposta e contraria. Alby