Occhi

Il ritorno


Quando decisi di lasciare ormai più di tre anni fa, immaginai quella decisione come un addio. Un capitolo della mia vita chiuso e senza possibilità di essere riaperto se non con la memoria. Era stato un capitolo che aveva percorso con me tanta strada della mia vita. Era stato testimone di emozioni, sorrisi, drammi, lacrime. Era stato un rifugio dove mi riparavo dalle insidie del mondo perché quel piccolo mondo a parte  era a forma di me.Ed in tutto questo tempo mai ho pensato di poter riaprire quel capitolo di storia, forse anche per il timore di non saper più fare o dare nulla. E per lo più preso da quella vita a cui avevo tolto tanto troppo. E a cui dovevo tanto di me. Tutto di me.Ma spesso nella vita tutto torna. Si ripresenta sotto una veste diversa o con motivazioni diverse. La necessità di poter o dover “spostare” l’attenzione altrove. Lasciare anche se per poco la pesante quotidianità troppo quotidiana e riprendere un po’ di quello spazio che era mio e da sempre era mio soltanto. Dani, mi chiama, insiste per mesi. Mi marca a uomo perché sa che potrei mollare e dire si. Tengo anche se l’idea comincia ad essere un piacevole tormento. Gongolo al pensiero di essere con cuffia e microfono a gigioneggiare con l’alter ego di quell’io che serioso professionista è rigorosamente in giacca e cravatta per cinque giorni cinque alla settimana. Dani dopo l’estate ha preparato la “trappola”. “E’ tutto pronto. Cominciamo domenica!” E’ perentorio. Tassativo. Io ancora un punto interrogativo. Mi invita a cena una sera. Locale bavarese ma io mangio italiano e bevo vino…. Ci rivediamo dopo molto tempo. Parliamo mangiamo e beviamo. Fumiamo. Molto. Abbiamo tanto tempo da raccontarci. Io arrivo stanco dai chilometri di una giornata lunga come tante altre. Ma la radio è un argomento che tiene svegli… Mi strappa una mezza promessa. Ci penserò seriamente. Dovrò “rompere” un equilibrio faticosamente raggiunto. Rimugino in strada mentre torno a casa. E’ notte fonda e non me ne sono accorto… La sveglia suonerà dopo solo 3 ore… ma basterà quel tempo trascorso senza dormire per convincermi che quel microfono, le cuffie, le pareti insonorizzate sono un pezzo della mia vita. E seppure con una dose piccola e contenuta potrei riprendere. Sarà così seppur tra mille ripensamenti, un inizio emozionato ed emozionante ed una brusca frenata e poi una nuova partenza. Senza più i capelli lunghi e riccioluti della prima volta ma corti e ormai quasi tutti bianchi. Ma con lo stesso intatto disincanto verso un mixer e il banco regia. Chissà cosa mi ha sempre spinto lì. Già è come chiedere a chi gioca settimanalmente a calcetto o a biliardo o non so cos’altro. La radio è un po’ di me. Ed è strabiliante quanto coinvolga anche occhi giovani e vispi che ora mi seguono da vicino. Hanno il mio stesso colore ed assomigliano ai miei quando anch’io sbirciavo attento per capire. Chissà. In fondo è quello che sogno. Pensare di lasciare anche a quegli occhi un po’ di me da portare con se. E che sia magari un sorriso od un giocoso usare una cuffia ed un microfono.Alby