Occhi

Andata e non ritorno..


Il percorso che separa il mio ufficio da casa è di “soli” 37 chilometri. Quando (sciaguratamente) sono impegnato in ufficio, spendo quasi 2 ore di macchina per arrivare da un posto all’altro. Con gli anni è ormai cresciuto e consolidato in me il senso di rassegnazione verso questo assurdo fenomeno. Cerco anzi di trarre da questa sorta di temporanea prigionia, ogni aspetto utile a rendere non completamente perso questo tempo. E così musica, telefono (soprattutto..) e sigarette (soprattutto…). Ma anche la curiosità di seguire spesso con poco senso della riservatezza i gesti, i visi, le parole di chi è accanto a me o davanti o dietro. Mi diletto a scrutare nelle vite altrui. E mi accorgo giorno dopo giorno quanto ormai ci abbia sopraffatto il senso di rassegnazione verso il mondo che ci è attorno. Verso le vicende del mondo che ci circonda. Verso il mondo che pure è il nostro mondo. Fatto anche e soprattutto di noi.Roma è bloccata non soltanto dal quotidiano andirivieni di quattro ruote piene di una sola testa ma anche (purtroppo) da giovani e meno giovani che lamentano una riforma che non condividono. E così aggiungono, non so se coscienti o meno di questo, disagio al disagio. Senza che poi il lamento sortisca almeno gli effetti sperati. Approfondisco da tv, da radio, dai giornali, da internet. Provo a capire i contenuti della riforma. Provo a capire le logiche della protesta. In fondo ci sono passato anch’io. Ho protestato anch’io. Fatto presidi, occupato l’aula magna. Chiuso i cancelli. Ma dov’è la differenza se ce c’è ? Sono finiti i soldi. Lo stato ha rivoltato le tasche e le ha “scoperte” vuote. Ben spesi ? mal spesi ? Ahimè non risolviamo rispondendo esattamente alla domanda. Sono rivolto da sempre al domani e mai a ciò che è alle mie spalle. Ma il domani mio e non soltanto, è (lui davvero) occupato da una coltre di nebbie che non si diradano ma che giorno dopo giorno si infittiscono. Sono la somma dei nostri dubbi e dell’indolenza che ormai è padrona delle coscienze. Di tanto in tanto solo qualche timido sussulto mosso da intime e personali situazioni. Protestano ? Pazienza aumenta il traffico. Occupano i monumenti ? Pazienza tanto a Pompei sta già crollando tutto. Il mio tempo di studente era non solo la ribellione a chi imponeva l’impossibile ma anche una richiesta di ascolto. Di dialogo. Mi preoccupa un domani di barricate. Non ci faranno fare alcun passo avanti verso la Soluzione. Oltre il bello o il brutto di una legge, di una riforma, ci sono le idee che si contrappongono ma si confrontano volte alla ricerca del famoso “punto di incontro”. Ma questo non è il presente. Forse è l’utopia di un viaggiatore in automobile solo in mezzo ad un mondo di solitudine aggrappata al volante di un’auto. Il presente è la rappresentazione del nulla. L’improvvisazione di soluzioni improvvide ed improponibili. La negazione del rispetto dei ruoli, dell’intelletto, della persona.Ma continuo a sperare. E per quanto granello di un meccanismo immenso, a costruire ogni giorno una piccola parte di mondo nel quale i giovani occhi che mi aspettano ogni sera possano godere del loro cammino.Al