2respiri

I have the dream


 Mansfield (Texas) Esterno sera.In un vecchia stazione di servizio sulla Ruote 20 a pochi chilometri da Mansfield, Murphy era in piedi che componeva un numero al telefono esterno. La Triump parcheggiata, sembrava il cavallo del Cowboy a riposo dopo una lunga cavalcata.  Avevo il telefono in mano, al primo squillo mi arrivò subito dopo il segnale di occupato. Mi ero preparato per bene. Come in un camerino prima di andare sul palcoscenico. Aveva intenzione di ascoltarla, ma non la pensavamo uguale. Così rimasi in piedi, con la cornetta e decisi di parlare uguale e lei mi rispose. Mi rispose nella mia testa. «Volevo parlarti.»«non abbiamo nulla da dirci.»«Volevo invitarti sabato sera, suono a Denville e mi sarebbe piaciuto vederti sotto il palco e stare un po' insieme?»«Non mi sembra il caso che usi quel termine, vista la mia situazione.»«Mi dispiace.» (Non è vero.) «Cosa vuoi da me Murphy?»«Vorrei sapere se c'è ancora un 'noi'.»«Dirtelo potrebbe essere pericoloso, adesso devo andare.»Il rumore di una porta che si apriva e i passi alternati di stivali sul pavimento, avevano di colpo chiuso il filo del discorso. Riattaccò velocemente. Quasi percepivo l'odore della sua colonia. Cercai di convincermi che era tutto uno scherzo. La conoscevo troppo bene, non avrebbe avuto paura di una telefonata o di parlare con qualcuno davanti a tutti. Non era da lei stare sottomessa, o forse sì. Nascondersi? No, non aveva in mano la situazione. Una Cadillac si fermò a fare rifornimento con "Theme from a summer place" a tutto volume. Così irreale quella musica si espandeva sulla mia schiena. La vedevo dallo specchietto, era un ricordo già lontano.Siamo nel 1963, Martin Luther King tiene il discorso passato alla storia come "I have the dream".