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Rod Stewart, "Farewell"

Post n°43 pubblicato il 16 Ottobre 2008 da fattodiniente


(ascoltala)
Ieri sera m’è capitata una cosa davvero singolare, credo irripetibile e certo privilegiata; sono stato invitato alla prova generale dello spettacolo che Marco Paolini mette in scena in questi giorni, Schegge, un collage di nuovi e vecchi brani sulla (sua? nostra?) infanzia.
Eravamo in tutto una dozzina di persone, chiamate a “far pubblico”, per creare un po’ del clima dello spettacolo. Il che dice già molto di cosa sia in realtà il teatro di Paolini: memoria, che si fa affabulazione, e che prende senso proprio dalla sua condivisione, facendosi così memoria e identità collettive. Per un caso ancor più singolare, ieri era anche il mio compleanno, e davvero non ci poteva essere spettacolo più adatto; tra ricordi della carta assorbente e dei quaderni delle regioni, delle signorine della colonia e di improbabili partite di calcio nel campetto dietro alla parrocchia, consideravo quanto di questo blog sia a sua volta una affabulazione sulla memoria di una giovinezza – la mia, ma potrebbe credo esser quella di chiunque – da cui in fondo non mi sono mai staccato. E proprio questi ultimi giorni li ho passati considerando come la musica che ascolto, pressoché nella sua totalità sia musica della mia giovinezza, che non parla d’altro che del mio passato e il cui ascolto non è che tentativo di farlo rivivere, e ritornare, ancora ed ancora.

Il clima della situazione era poi intimo – Paolini che tra una battuta e un racconto, spiegava quanto fosse importante per lui saggiare le nostre reazioni; e poi che concorda con noi l’intervallo per una sigaretta, passato scherzando con lui e il suo musicista; e che alla fine ci ringrazia pure per esser andati – per cui più forte è stato l’effetto del suo raccontare, e del mio riandare lì da dove non mi sono mai mosso…
Che poi è la ragione per cui adoro i primi dischi di Rod Stewart, colmi di allegra malinconia, come questa canzone, non a caso un addio al paesetto natale, che – si capisce benissimo – non verrà veramente lasciato mai.
Ci sono posti da cui non ti staccherai mai, e che vivi più intensamente man mano che il tempo passa. La tua giovinezza, ad esempio. E questo è quanto.

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Commenti al Post:
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 19/10/08 alle 11:49 via WEB
Posso nutrire un po' di bonaria invidia? Lieta per te e per l'esperienza che ha vissuto. e credo che sia stato un modo meraviglioso di festeggiare un complenanno :)
Detto questo, è vero quello dici, sui luoghi dai quali non ci si stacca mai veramente. che poi èil senso delle memorie, quando diventano condivise. e per me la tristezza èpensarea quando un ricordo resta solo tuo e se ne andrà con te.
 
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