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The Waterboys, "Too Close To Heaven"

Post n°48 pubblicato il 23 Marzo 2009 da fattodiniente

 

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La luce che arde col doppio di splendore brucia per metà tempo, come disse quell’altro. Ecco, i Waterboys hanno bruciato la loro candela da due parti. Una montagna di musica (“Big Music”, nella loro definizione), suonata e buttata là, sprecata, e pubblicata poi completamente a varie dosi solo molto più tardi, a tempo massimo ormai scaduto.
È anche per questo che li adoro. Per quel che cantano (e come lo cantano), e per la loro storia, fatta di entusiasmo bruciante, di un suonare furibondo, inarrestabile e incurante di opportunità, calcoli, convenienze.
Che devo dire? Riconosco quell’atteggiamento, si chiama passione. Una cosa che ti porta talvolta Too Close To Heaven, appunto, in altitudini dove ti bruci le ali. Posti in cui non bisognerebbe andare, poche storie, o almeno andarci il meno possibile e per lo stretto necessario. Loro, l’hanno imparato troppo tardi – ammesso che della cosa gli fregasse, del che dubito.
In effetti, la quasi totalità dei grandi musicisti che allietano e colorano la nostra esistenza, i loro bei calcoli li han saputo fare, e bene: non sarebbero diventati grandi musicisti altrimenti. Hanno saputo gestirsi bene se non addirittura benissimo, ecco; han saputo vendersi, e magari è anche questo che li rende così inarrivabili. Non è da tutti. Occorre saper piacere, questo è il fatto: a giuste dosi, e nel giusto modo; magari, senza dar mostra di far tanti calcoli.
Oppure, fai come i Waterboys. Nei loro verdi anni son convinto se la siano goduta – a sentirli, almeno, l’impressione è questa: seguivano l’istinto, suonando la passione che vivevano. Solo che poi – e questo è sicuro – han capito d’essersi bruciati le ali. Troppo poco inclini alle logiche commerciali: tutta quella musica, troppa musica; troppa passione, gente poco affidabile che non sai mai dove ti puoi ritrovare a stargli dietro. Belli, splendidi, nessun dubbio, persino fantastici. Dentro ci trovavi di tutto: divertimento, fantasia, grinta, cultura, emozioni, sogni, e tutto quanto d’altro potevi desiderare. Ma… ma del troppo è meglio diffidare. Tanto, prima o poi, la carica si esaurisce.

E tutto quel che resta, è malinconia, rimpianto per ciò che avrebbe potuto – dovuto? chissà – essere, e non è stato. Lacrime nella pioggia.
Nel caso dei Waterboys, almeno resta la musica. Ed è quello che resta anche a me, e tutto sommato va bene così.

 

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Commenti al Post:
Writer_lady
Writer_lady il 23/03/09 alle 22:13 via WEB
La passione è tale solo se conosce un acmé e poi una fine. E' un attimo intenso ed effimero. Quello che resta...la persistenza dei profumi e della musica soprattutto, si vena di saudade. Hai toccato il cielo e vorresti ritornarci. Ma pensa se non lo si fosse neppure mai intravisto! La musica ha un potere evocativo e scoperchia ogni volta il vaso dei nostri desideri nascosti fra i ricordi. E per questo tutti la amiamo di un amore leale e non solo passionale... Ciao...
 
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