CAPITOLO PRIMO ....
Era una calda notte d'estate, il piede di Massimo premeva sempre più infondo l'acceleratore, l'aria si riversava dentro l'automobile scappottata e le bestemmie si riversavano fuori dalla macchina. Già dalla mattina Massimo si era svegliato per il verso sbagliato. Quella mattina, infatti, alzatosi dal letto Massimo vide un biglietto della sua donna, Luisa, un biglietto adagiato sul tavolo della cucina sul quale c'era impresso.... ti lascio amore mio, e per sempre, ma sappi che ti amo..... sono costretta a farlo, forze superiori hanno deciso che devo andare via, via lontano dalla nostra città, lontano da te, dal mio lavoro, dalla nostra amata città. Massimo incredulo, frastornato, non sapendo cosa fare provò subito a chiamarla al telefonino...nulla da fare la vocina della Tim era diventata il suo tormento... "l'utente da lei chiamato potrebbe avere il terminale spento". Massimo e Luisa convivevano da tanti anni, lei avvocato figlia d'arte, lui geologo. Massimo non sapendo a chi chiedere notizie su Luisa corse, dopo aver girovagato per tutta la notte in macchina, a casa di Luca (il collega di studio di Luisa) .....Luca stava ancora dormendo.... Massimo suonò ripetutamente il citofono, fino a quando Luca finalmente aprì il portone. Non era mai stato nell’elegante loft del collega di Luisa.. aveva sentito più volte la moglie decantare il suo eccezionale gusto nella scelta dell’arredamento. Luca era sulla porta e sul suo viso era stampata un’espressione di stupore quando vide Massimo uscire dall’ascensore. Massimo dal canto suo non potè fare a meno di notare che il giovane avvocato non aveva nulla dell’affascinante uomo che tante volte aveva visto nello studio con Luisa.. Imbambolato ed assonnato : barba lunga, spettinato, altro che piglio da promettente principe del foro vestito di tutto punto in doppio petto blu e cravatta a pois tanto Arcore’s style. Luca si diresse verso la cucina, aprì il frigo e trangugiò avidamente del succo di arancia, solo allora si accorse di essere in mutande, e si defilò rapidamente nel bagno, chiedendo a Massimo solo qualche minuto di attesa. Massimo sentiva crescere dentro un’ansia indescrivibile, tutto era successo così rapidamente. Si guardò intorno, verificando che Luisa aveva davvero ragione. Tutto era perfetto in quell’abitazione.. tutto era estremamente armonico.. elegante, raffinato, pochi colori che ben si combinavano, il bianco, il nocciola con qualche tocco di nero. Mobili essenziali di linea minimalista , pochissimi accessori, lo spazio era sovrano. Notò però che inevitabilmente mancava quel tocco magico che solo una donna sa donare ad una casa..e così ripensò alle piante di Luisa, a quel suo incantevole modo di riporre i fiori recisi in magnifici vasi di cristallo dalle forme insolite.. ripensò al buon profumo che emanavano i bastoncini di bambù che la moglie faceva seccare e poi intingeva negli olii al profumo di gelsomino, di sandalo, di fresia.. per un attimo fu preso da un brivido, si sentì perso.. impaurito, spaventato… poi finalmente ad interrompere quel suo peregrinare di pensieri confusi arrivò Luca.. Luca prese il suo cellulare ancora spento, in ricarica, sul tavolo, lo accese come faceva sempre al suo risveglio e il trillo dei messaggi in arrivo si fece subito sentire. Ancora assonnato aprì il menù... era un messaggio di Luisa. Gli tremarono le mani, si sentiva in colpa di aver ricevuto un messaggio da lei proprio mentre guardava Massimo seduto sul suo divano con la testa fra le mani. Come un ladro diede letura alll’sms e per poco non faceva cadere il cellulare a terra. "Non chiedermi perchè, ma tra me e Massimo è tutto finito se viene da te digli di non cercarmi per nessun motivo. Devo andare via, mio malgrado. Fa in modo che Massimo conservi sempre un buon ricordo di me." Le mani gli tremavano mentre porgeva la tazza di caffè all'amico. Sentiva che qualcosa di grave era accaduto, sentiva che Luisa non aveva scelto di abbandonare tutto ma che ne era stata costretta.... cosa dire a Massimo? Niente, non c'era niente da dire...pensò che fosse meglio tacere.... intanto l'sms ricevuto da Luisa lo aveva molto turbato. Pur avendolo razionalmente respinto, quell' sms gli aveva messo uno strano senso di angoscia. Intanto Massimo era uscito dalla porta sul retro a cercare l'aria fresca e riordinare le idee. Alzò gli occhi al cielo ma non riuscì a ritrovare la calma. Quando era bambino, suo padre la sera lo conduceva per mano lungo il sentiero che portava alla collina, e da lì, nel buio più profondo, gli parlava del cielo: quella è Cassiopea ... e quella più in là è Aldebaran ... no, no, piccolo, quella non è una stella, quella è Venere, un pianeta ... sembra una stella ma è un pianeta come la Terra, è la prima luce che si accende dopo il tramonto e l'ultima che si spegne con le luci dell'alba. Le parole di suo padre riuscivano sempre a rendere rassicurante quell'infinito buio stellato che circondava, perfino i grilli non si curavano della loro pacifica presenza e cantavano tra i fili d'erba a un passo dai loro piedi. Ma quella mattina no, accidenti, su quella incombeva un pesante irrequieto silenzio. Non riusciva a trovare le rassicurazioni cui faceva sempre riferimento nei suoi momenti di crisi. Vide una macchina risalire la strada costiera sperava fosse Luisa "se è Luisa" pensò "è fuori di sè ... non ha mai guidato come una pazza" ... e quell'auto sbandava ad ogni curva... Con suo enorme rammarico si accorse che non era Luisa... Massimo rientrò in casa , Luca aveva ancora il cellulare tra le mani.. per un attimo fu tentato di leggere il messaggio di Luisa a voce alta, ma poi si trattenne. Si congedò da Massimo con la scusa che doveva trovarsi in Tribunale alle nove e mezza, promettendo che comunque se mai Luisa si fosse fatta viva con lui, lo avrebbe tempestivamente avvisato. Un po’ infastidito e a disagio Massimo pensò … Perché mai dovrebbe Luisa dovrebbe farsi vivo con lui e non con me ? Perché solo quel biglietto ? Perché la moglie era fuggita così senza un confronto, senza una spiegazione plausibile ? Era stata forse minacciata da qualcuno? E perché ? la loro era una vita così tranquilla.. il loro rapporto era solido costruito giorno per giorno con stima reciproca, amore sincero. Non riusciva davvero a mettere a fuoco i suoi pensieri , era tutto confuso, sensazioni che si accavallavano, supposizioni che non trovavano nessuna conferma, per un attimo si sentì come se fosse stato su di un ottovolante impazzito. Decise di ritornare a casa, di cercare con calma qualche altro indizio ; per esempio non aveva verificato che cosa Luisa avesse portato con sé.. i suoi indumenti, le chiavi di casa, la sua ventiquattrore, il suo portatile.. era andata via all’improvviso, oppure aveva meditato ed organizzato questa fuga con calma ? Pigiò sull’acceleratore divorando avidamente la strada che lo separava dalla loro casa, speranzoso di comprendere qualcosa in più…mentre dentro si sentiva smarrito ed angosciato. Nessuno sapeva dove fosse scappata Luisa... La realtà però era un'altra: Luisa non era scappata, non avrebbe mai lasciato il suo uomo e la sua casa che tanto amava. Gli agenti della intelligence avevano costretto Luisa, quella notte, a lasciare quel biglietto a Massimo e la portorono via con loro dopo l'irruzione nella sua casa dal terrazzo della cucina... Ma dov'era in realtà Luisa ? Mi chiamo...Luisa Mansi....figlia dell'Avv. Mansi ....cugina dell'On. Mastico... Ecco, irruppe il Sostituto Procuratre della Repubblica Rocco Sternale di Luenza, proprio di questo volevo parlarLe avvocato. Suo cugino non è stato vittima di un banale incidente stradale, suo cugino è stato assassinato e l'assassino ha studiato un piano non molto convincente per far credere che si trattava un incidente stradale....l'assassino ha voluto recapitare un messaggio....al momento non sappiamo dove vugliono arrivare, ma lo scopriremo avvocato stia certa e se lei è a conoscenza di qualcosa vede dircelo, ha l'obbligo di parlare...non possiamo permettere che questi quattro mafiosetti abbiano la meglio sullo Stato per vile danaro.....ora vada avvocato, vada , ma si ricordi che sono certo che lei è a conoscenza di cose a noi per ora ignote....solo per ora avvocato vada, vada. Luisa lascio la stanza della Procura della Repubblica, era terrorizzata... avevano capito tutto ma non erano stati chiari con lei nell'esporre la situazione dei fatti... Perchè questa omertà ? Perchè proprio da parte dello Stato ? Volevano andare proprio infondo? Volevano scoprire tutto ? Prese la sua Mini Cooper e partì a forte velociità.... l'auto continuava a sbandare... la sua velocità non era inferione agli 80 km/h e per quel tratto di strada era una velocità insostenibile ......una frenata brusca.... ...un testacoda.... l'autovettura si fermò sul cassonetto della raccolta differenziata proprio davanti alla lussuosa villa di Don Giorgio Alcani (capo indiscusso della malavita calabrese, dalla sibarite a capo spartivento) nessuno, almeno all'apparenza, c'era nelle vicinanze, in realtà... Luisa ebbe un fremito.. che cosa stava succedendo ? Doveva riprendere controllo di se stessa, era sempre stata prudente alla guida, aveva perso il controllo della situazione impaurita ed agitata per tutto quello che era successo così repentinamente.. respirò più volte profondamente, aprì la borsa prese una sigaretta cercò nervosamente l'accendino e con le mani tremanti fece fuoco, aspirò con decisione e cercò di ragionare e di far luce se mai era possibile su quelle ultime ore che avevano vorticosamente ingarbugliato la sua tranquilla esistenza. Ripensò a Massimo per un istante, le salì un groppo alla gola. Che stava pensando di lei ? Come stava vivendo quella situazione assurda, chissà quanti e quali interrogativi inquietanti. Presa dai suoi pensieri Luisa trasalì quando vide dallo specchietto retrovisore una sagoma che si stava avvicinando ..chi era ? Forse qualche guardaspalle del potente Don Giorgio Alcani..ebbe paura per un attimo, poi si fece coraggio e abbassò il finestrino dell'auto gettando la sigaretta e tenendo stretto in mano il cellulare. e si era proprio Enrico Tizzone detto "sparalesto" il killer preferito di Don Alcani; si avvicinò alla macchina e prendendo da un braccio Luisa la porto quasi forzatamente nel salone della grande villa di Don Alcani. Don Giorgio, esordì Luisa pensosa, si....si, beveva....ma quella sera la prova etilometrica era stata chiara, non dava adito ad alcun dubbio. Don Alcante, ehm ...., vuole capire che la Procura della Repubblica sa tutto ? L'esame è stato chiarissimo: tutto l'alcool trovato nel corpo dell'onorevole gli era stato somministrato pochi attimi prima di morire, o forse ancora dopo la sua morte...non avrebbe potuto, non avrebbe avuto avuto il tempo per risultare ubriaco, di prendere l'auto e di arrivare sul posto dell'incidente..Don Giorgio...abbiamo sbagliato....avete sbagliato...ed ora io cosa faccio ? Quelli sospettano che io sia a conoscenza di qualcosa....volevo sapere Don Alcani, e i soldi ? Che fine hanno fatto i soldi ? Avete fatto le giuste operazioni bancarie ? Don Alcani, imperturbato nella sua calma, mise una mano sulla spalla di Luisa.. le disse: sapeva troppo Luisa, lui ha voluto entrarci e ne ha pagato le conseguenze... ma sappi che gli sbirri non devono arrivare qui, non devono arrivare qui...... Luisa avvertì un senso di disagio nel sentire la pressione esercitata dalla mano di Don Giorgio sulla sua spalla, si allontanò e si diresse verso l'ampia finestra che dava sul giardino della villa.. tutto era così curato, ordinato certo pensò quest'uomo ha un esercito ai suoi piedi.. cuochi, giardinieri, killer, scagnozzi, era come un re, anzi di più, un imperatore..in grado di smuovere le montagne se avesse voluto. Nulla era impossibile per lui perchè aveva un patrimonio inestimabile e per lui uomo di pochi scrupoli tutto aveva un prezzo, tutto quindi si poteva comprare. Si sentì smarrita per un attimo, non era quello il suo posto pensò, in quale intrigo, il quale tremendo pasticcio era stata coinvolta.. chi l'avrebbe potuta aiutare? allontanò quei pensieri con forza. Tornò verso Don Alcani che la stava penetrando con il suo sguardo indagatore e ne ebbe paura. Che cosa stava pensando questo potente boss? Quali progetti, quali intenzioni aveva? Ebbe paura per un attimo, sapeva bene di essere in pericolo. sapeva bene di essere in pericolo...perchè lei sapeva; lei sapeva tutto. Avrebbe voluto dimenticare ma la consapevolezza di sapere, sovrastava ed inquietava la sua mente. Un avvocato come lei non poteva trovarsi immischiata con quella gente, cosa fare ? A chi chiedere aiuto ? A Massimo, a Luca ? A chi ? Don Alcani aveva deciso che Luisa avrebbe dovuto rimanere nella sua villa e avrebbe potuto muoversi, solo guardata a vista da uno dei suoi uomini, e solo se chiamata in Procura. Il poliziotto da lui assoldato, assistente del sostituto procuratore lo avrebbe avvisato qualche giorno prima qualora il PM avesse dovuto interloquire con Luisa. Era stato studiato tutto perfettamente. Se l'assistente del sostituto procuratore avvisava... Don Alcani avrebbe lasciato libera Luisa. Libera per modo di dire...libera con scorta a seguito. Arrivò il fadico giorno: il Pm chiese al suo assistente: " Sovrintendente Federico Miozzo, convochi l'Avv. Luisa Mansi e la faccia venire nel mio ufficio domani alle 9:30"... e faceva bene il procuratore a fidarsi di Miozzo, era l'unico a sapere dove e come trovare Luisa. Miozzo telefonò a Don Alcani … Luisa si guardò intorno.. la sua camera era confortevole, ordinata, biancheria fresca ogni giorno, un terrazzo che dava sul giardino. Una scrivania attrezzata. Ma si sentiva in gabbia. quella era pur sempre una prigione. Anche se si trattava di una prigione elegante. aveva tutto.. televisore, libri, ordine e pulizia, pasti squisiti, quasi fatti apposta per lei.. aleggiava in quella villa il vero lusso, quello che si vede nei films..come Scarface pensò Luisa,ma quale era stato il prezzo per arrivare fino a lì ? Quanta gente aveva fatto piangere il potente boss ?! Quante vite spezzate.. quante morti commissionate senza troppi scrupoli..quanti orfani.. questo penava Luisa mentre meccanicamente sceglieva un abito adatto all'incontro. Aveva un mal di testa incredibile. Uscì dalla sua stanza e subito si sentì sotto controllo, voleva solo un Aulin ed invece constatò che era guardata a vista, che in fondo avevano paura che lei se la svignasse..ma come avrebbe fatto ?.. impossibile pensò. Perchè si era "mischiata" a quella gentaglia..come non capire che erano persone pericolose che le avrebbero complicato la vita..che l'avrebbero coinvolta in un vortice folle dal quale difficilmente sarebbe potuto uscire.Per un attimo pensò di fingersi così indisposta da non poter andare all'appuntamento.. ma ebbe paura, aveva compreso che Don Giorgio era sì un gentiluomo, ( almeno con lei si era sempre mostrato corretto, gentile ed educato) ma aveva altresì scorto nei suoi occhi un odio che l'aveva fatta rabbrividire.. quindi si fece coraggio: indossò un completo pantalone nero con camicia bianca, si ravvivò i capelli, e mentre si guardava nello specchio scoppiò a piangere, aveva una tremenda paura di quello che poteva succederle.. si sentì persa ma soprattutto sola. Avrebbe voluto trovarsi, in quel momento tra le braccia del marito. Ed una lacrima le rigò il viso.... Don Alcante, appena ricevuta la telefonata di Miozzo e la notizia dell'interrogatorio a cui doveva essere sottoposta Luisa, la mattina successiva, da parte del Procuratore, pensò bene (secondo il suo credo)di far accompagare Luisa in Procura da uno dei suoi...si ma da chi ? Escluso a priori che qualche suo uomo potesse farlo, troppo conosciuti per farsi vedere con Luisa, dopotutto Luisa era un avvocato e vederla in auto con un uomo di Don Albante avrebbe deposto in maniera negativa nella vicenda....si mise a pensare e, dopo aver acceso e gustato qualche tiro di un sigaro avana, la sua mente si illuminò. Nessuno meglio di sua nipote Mara Martino poteva essere l'accompagnatrice di Luisa in Procura il giorno a venire. Mara era un ingegnere meccanico molto spesso nominata consulente del Tribunale, da sempre fuori da certi "ambienti" aveva però un sano rispetto per la famiglia di appartenenza e, pertanto, non avrebbe potuto sottrarsi a tale compito. Luisa e Mara, tra l'altro si conoscevano, si erano incontrate in Tribunale più di una volta e tra loro intercorrevano buoni rapporti di reciproco rispetto intellettuale. Don Alcante chiamò al telefono Mara la quale non tardò ad arrivare alla grande villa dello zio...Alcante le spiego alcune cose che Mara doveva sapere e fare il giorno successivo. Mara accettò l'incarico.... La mattina successiva, Mara arrivò a casa dello zio alle 07:30 in punto, la sua minigonna e il suo giubbino in pelle nera, la sua camicia e i suoi tacchi a spillo tutto facevano intravedere in lei meno che fosse la nipote di Don Alcani. Parlò un attimo con la zio e si diresse verso la stanza di Luisa...
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il 11/08/2009 alle 11:16
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il 28/09/2007 alle 06:04
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il 25/02/2007 alle 23:43
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il 06/02/2007 alle 01:35