3mendi

Post N° 792


Welfare e precariato, sinistra dell'Unione all'attacco Sul Welfare - vale a dire il protocollo sullo Stato sociale varato lunedì a Palazzo Chigi da governo e parti sociali - il conflitto è aperto. L'ala sinistra dell'Unione, da Sd a Rifondazione, annuncia battaglia contro il documento redatto dal governo, che potrebbe creare un nuovo "conflitto" nella maggioranza. E il presidente del Senato Franco Marini, già ha preannunciato che, a Palazzo Madama, «sarà dura». «Non c'è dubbio che sulle pensioni il dibattito sarà forte, ma occorre trovare una via per evitare la rottura». In realtà, è sulla proposta avanzata dal ministro del Lavoro Cesare Damiano sul Welfare che si appuntano le critiche della sinistra dell'Unione. «L'accordo sulle pensioni è ok, no su lavoro e competitività», è la posizione della Sinistra democratica, che con il ministro dell'Università Fabio Mussi si dice pronta ad avanzare «soluzioni diverse più coerenti con il programma dell'Unione». In particolare, il protocollo del governo "Equità e crescita Sostenibile", dice Fabio Mussi, «contiene tre parti: previdenza, competitività e mercato del lavoro. Avendo espresso in Consiglio dei Ministri consenso sulla previdenza, l'unica parte lì messa in discussione, devo a mezzo stampa esprimere il mio dissenso e quello di Sinistra Democratica sulle altre due».Le maggiori critiche vengono, però, da Rifondazione e da Verdi-Pdci. «Bocciamo la proposta, con Damiano è scontro», afferma il segretario del Prc Franco Giordano, che aggiunge: si tratterebbe di misure che non erano previste dal «programma dell'Unione». Per questo, «non siamo stati coinvolti», scandisce Giordano, «e dunque non ci sentiamo legati». «Con il protocollo sullo Stato sociale - afferma il capogruppo dei Verdi-Pdci alla Camera, Manuela Palermi - siamo capolinea». «È incredibile... l'accordo sul Welfare è, addirittura, peggiorativo», commenta il coordinatore del Pdci Marco Rizzo. E Alfonso Pecoraro Scanio, leader dei Verdi e ministro dell'Ambiente, aggiunge: «L'accordo sa di muffa».