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Post N° 802

Post n°802 pubblicato il 25 Luglio 2007 da cgil3palermo
 

Così moriva Marianna lavoratrice interinale
Tre anni fa, il 21 luglio del 2004, schiacciata da una pressa moriva sul lavoro Marianna Di Domenico, lavoratrice con contratto interinale occupata presso il pastificio Zara di Trieste. In questi giorni noi ricordiamo questo triste avvenimento e rinnoviamo il nostro più profondo cordoglio a tutta la sua famiglia.
Nel giorno dell'anniversario, il Nidil Cgil, insieme ai familiari di Marianna, ha manifestato per chiedere che il 21 luglio sia istituito come Giornata di sensibilizzazione sulla sicurezza del lavoro nella provincia di Trieste. Inoltre, si chiede che il tratto di strada del Comune di Muggia dove lavorava l'operaia, oggi via delle Saline, sia intitolato a «Marianna Di Domenico, lavoratrice interinale».
Ma questo momento di ricordo non può essere, e non sarà neanche negli anni a venire, di mera commemorazione. Sarà semmai un momento essenziale e caratterizzante del nostro agire, in coerenza con l'impegno che il sindacato si è assunto in materia di prevenzione, tutela della salute e soprattutto di rivendicazione di un lavoro stabile e sicuro.
La morte di Marianna non è stata purtroppo un caso isolato, non è stata una fatalità, non può essere considerata un dato statistico da correlare alla produzione, al Pil, al tasso di efficientamento delle imprese, ai costi sociali che il meccanismo di accumulazione e di formazione della ricchezza esige dalla collettività.
Gli infortuni di lavoratori atipici in Italia, e soprattutto quelli al femminile relativi al 2006, secondo stime dell'Inail illustrano una realtà devastante e sanguinosa che non trova riscontro in nessun altro paese d'Europa. E' bene sapere che nel 2003 questa forma di lavoro atipico ha registrato nel Nord Est 4.892 infortuni, di cui 5 mortali e complessivamente in Italia 12.974 infortuni, di cui 10 mortali. Valutando complessivamente le stime Inail per quello stesso anno, le donne titolari di un trattamento risarcitorio permanente sono 236.926.
C'è da dire, infine, che nei primi 11 mesi del 2006, pure in presenza di un tasso di infortuni in Italia diminuito di circa lo 0,6 %, quello delle donne è cresciuto dello 0,7%. Parlando di nude cifre, gli infortuni sul lavoro sono saliti da 229.540 a 231.120, ovvero nel 2005 gli infortuni al femminile hanno raggiunto il 26,7% degli infortuni complessivi. La più alta percentuale mai registrata nella storia del lavoro femminile in Italia.
Tale andamento negativo riguarda purtroppo anche gli infortuni mortali: mentre quelli maschili sono diminuiti nel 2006 del 2,7%, quelli femminili sono cresciuti del 19,2%. Mentre nel 2005 le lavoratrici e le operaie morte sul lavoro erano state 88, nel 2006 sono state 103.
Davanti a questi dati che rappresentano il filo spezzato di tante esistenze umane, il sindacato ovviamente non può limitarsi alle manifestazioni di cordoglio e alla denuncia politica. Ma riprendere, come ora si sta facendo, un quotidiano lavoro di vigilanza, in ogni realtà produttiva, anche in quelle più piccole, e quindi applicare ed imporre il rispetto delle Legge 626/94 anche in base a quei protocolli di intesa che vengono sottoscritti tra le parti sociali a livello territoriale.
Il sindacato confederale deve far partire un lavoro di inchiesta a tappeto su quelle che sono oggi le reali condizioni materiali di vita e di lavoro in tutti quei luoghi di produzione e di attività di servizio. E' questa l'unica maniera per dare un senso alla giornata che ricordiamo.

*Nidil Cgil Trieste

 
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