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Filosofia e realtà - Parte II (Davide Bracco)


Il motore doveva essere a quattro tempi, due cilindri in linea e raffreddamento ad aria. Il gruppo motore-cambio sarebbe stato trasversale e posteriore semplificando di molto la trasmissione del moto alle ruote, specie trattandosi di una potenza modesta.Le successive prove davano ragione a queste impostazioni e così si procedeva. E si lavorava parallelamente, con ugual impegno, sul fronte carrozzeria, vista ormai come parte integrante della vettura.Giacosa fece allestire due modelli al vero in gesso, uno che ricordava la "600" ed uno completamente nuovo. Ogni giorno, come un bambino col giocattolo nuovo, o come lo scultore col suo capolavoro, passava a dare un'occhiata e un ritocco ai suoi modelli. La sua innata parsimonia, dovuta alle origini e comune a tutti coloro che hanno vissuto in tempo di guerra, lo portava a cercare la massima riduzione della superficie della lamiera, per abbassare sempre più il peso e i costi. Più gli angoli sono smussati e minore è il perimetro... da qui nasce la filosofia della forma Cinquecento.Racconta Giacosa nel suo libro: «Quando presentai al Professore Valletta e ai pochi componenti del comitato di presidenza li vidi muti e perplessi. Messi improvvisamente di fronte alla realtà dei piccoli simulacri bianchi, spettrali, senza conoscere il lungo travaglio di rifacimenti, cambiamenti, innumerevoli ritochhi di cui erano il risultato non azzardarono critiche. Ma poi... si sgelarono... decisero di secondarmi e diedero la palma alla versione nuova... La rapidità della cerimonia e la sua conclusione favorevole diedero le ali a me e ai miei collaboratori; potevamo finalmente procedere velocemente sulla via che per nostro conto avevamo già scelto».(clicca sul titolo del blog per visualizzare tutti gli articoli)