6 Gennaio 1984

figli adottivi non riconosciuti alla nascita


 Siamo qui a rappresentare migliaia di cittadini , figli adottivi non riconosciuti alla nascita.Noi, a differenza dei figli riconosciuti dalla madre naturale, e successivamente adottati, ai quali l’attuale legge sull’adozione, la 149 del 2001, consente, raggiunta l’età di 25 anni, di conoscere l’identità dei propri genitori biologici, non possiamo accedere a tali informazioni, se non trascorsi 100 anni dalla nostra nascita, secondo le disposizioni del Codice sulla Privacy.Infatti il diritto a venire a conoscenza della nostra identità configge con quello della donna che, al momento del parto, non acconsentì ad essere nominata.Quest’ultimo viene ritenuto, dalla legge attuale, decisamente prevalente sull’interesse del figlio, anche adulto, a poter conoscere le proprie origini.Ciò ci impedisce di far luce su una zona senza ricordi e senza storia che sta all’origine della nostra vita e del nostro sviluppo, rendendoci eternamente incompleti e destinati a morire senza aver avuto piena cognizione di noi stessi. Partendo dalla domanda fondamentale “chi sono?” l’uomo si aspetta una risposta non solo relativa al presente, ma che si riferisca anche a ciò che è stato nel passato, perché il passato non viene inghiottito nel nulla, ma resta come elemento che struttura la sua vita nell’oggi, e ne condiziona il futuro.La conoscenza delle origini contribuisce a formare l’identità entrando nell’insieme di realtà che rappresentano il punto di partenza dello sviluppo umano.Noi non desideriamo per questo che venga messa in discussione la possibilità per la donna di partorire in anonimato, riconoscendo le valenze racchiuse in tale istituto legislativo, né, tanto meno, auspichiamo che lo stato non rispetti il patto concluso con la madre a cui fu consentito di partorire in anonimato.Per uscire da tale tragica condizione chiediamo soltanto che, ai figli e alla loro madri naturali, venga offerta un’ulteriore opportunità: che la legge attuale venga modificata prevedendo che il Tribunale dei Minori, valutata la richiesta di accesso ai documenti da parte dell’adottato, nomini un mediatore che verifichi se la volontà della madre sia ancora attuale o se essa esprima il consenso al superamento dell’anonimato attraverso una “revoca del diniego”, alla luce delle mutate condizioni esistenziali.Infatti è verosimile ed ampiamente documentato dalla cronaca che molte madri, vissute in una lacerante sofferenza per tutta la vita, possano non trovare difficoltà, ma anzi una ampio sollievo, nel venire a conoscenza che il figlio abbandonato forse per una scelta imposta da circostanze contingenti, ormai adulto, provi un intimo e profondo desiderio di conoscenza, ispirato da un sentimento conciliativo e riparatore.Nel caso, non infrequente per quelli di una certa età, che la madre biologica fosse deceduta, crediamo che, ferma restando la discrezione richiesta, il Tribunale possa procedere a rendere note le generalità, anche tenuto conto del radicale mutamento dei costumi avvenuto negli ultimi decenni, che induce a valutare, con diversa consapevolezza, eventi una volta ritenuti infamanti , quale poteva essere, come nella maggioranza dei casi, la nascita al di fuori di una situazione regolare di coppia.In ogni caso è pur vero che, trascorsi i fatidici 100 anni, il segreto potrà essere comunque svelato ai nostri figli, che ci accompagnano nelle ricerche conoscendo l’intensità del nostro desiderio, e dunque in quel momento reso noto anche alla famiglia della defunta. E allora ci chiediamo, con rabbia e con dolore, che senso abbia privare proprio noi di una verità che ci appartiene in modo così assoluto e fondamentale.Una modifica della legge attuale in tal senso contribuirebbe a rimodulare il bilanciamento trai due diritti in conflitto, quello alla conoscenza delle proprie origini e quello alla riservatezza, senza che il secondo schiacci ed annulli il primo in modo assoluto, consentendo, finalmente, ai figli adottivi non riconosciuti alla nascita, di uscire da una condizione nella quale si sentono “ombre”, senza alcuna possibilità di replica né decisionale sulle scelte di cui sono stati fatti oggetto.Crediamo che uno stato civile e democratico non possa non allinearsi al resto dell’Europa, riconoscendo a tutti i cittadini pari dignità, ed è di questa dignità che stiamo parlando, quando chiediamo di riappropriarci dei nostri dati vitali, il tutto nel massimo rispetto e con grande delicatezza nei confronti della donna sconosciuta che ci ha dato la vita.sofia santaniello