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Il 400 è d'oro


Non serve essere una fan della Pellegrini, e neppure del nuoto, per gustarsi la gara di ieri dei 400sl. Ci vuole equilibrio a non farsi divorare dalla rabbia per l'esclusione in batteria di qualche giorno fa. Ci vuole un'eccellente forma fisica e mentale per abbassare di 6 decimi un record del mondo su una gara veloce senza trovarsi in testa a testa con nessuno, ma nuotando da sola. Altro è, ad esempio, nuotare come hanno fatto i finalisti dei 100 farfalla, in cui lo spagnolo Munoz Perez, con un discreto vantaggio in prima frazione per una finale veloce, ha perso non solo l'oro, ma anche l'argento nelle ultime quattro bracciate.La Pellegrini invece è andata tutta sola, con passaggi subito combattivi rispetto ai passaggi del precedente record della Manaudou (che dispiacere averglielo strappato...), ma ancora al di sopra dei suoi ai 100 ed ai 200 (59''01 e 1'59''60). Sui 300, invece, quando si temeva che mollasse, stava già andando.  E nell'ultima vasca la linea rossa che demarca il record del mondo stava decisamente alle sue spalle, mentre bella bella se ne andava a chiudere a 4'01''53. Tocca essere "polite", nelle interviste, e quindi un'atleta non può raccontare quanto sia gustoso strappare un primato ad un'antagonista che ancora nuota, ancora fa parlare di sè, ed è fastidiosa come un tafano in macchina. Fa spavento, invece, sentirla puntare a scendere sotto ai 4'00'', a Beijing. A quel livello, davvero, un secondo e mezzo è un'ora. Come ultima nota non posso non menzionare un ungherese straordinario. Laszlo Cseh, stupendo mistista, magiaro come la Eger, con le orecchie di topo gigio, che nella sua disciplina va a mani basse senza rivali. Può essere un piacere anche guardare una gara sapendo chi la vincerà, quando la nuotata è come la sua. La verità è che tecnicamente è perfetto, l'entrata in acqua, la virata, lo vedono assumere delle posizioni quasi da ginnasta, composto, preciso, pulito. Ma queste sono cose che noti solo se ti appassioni. E noti anche dettagli come questo. La Pellegrini è salita sul podio, e continuava a gettare lo sguardo ai compagni di squadra, primo fra tutti Rosolino, il grande "vecchio", che facevano un tifo spietato, gridavano, battevano le mani. Quando è iniziato l'inno lo hanno cantato tutti a squarciagola. Patriottismo? Macchè. Sostenevano una compagna, la festeggiavano, la celebravano, e godevano della sua gioia. Hanno cantato fuori tempo, hanno cantato steccando, e anche lei rideva, sul podio. In nessun altro sport avviene questo.