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Trying to fit


Sull'onda - è il caso di dirlo - delle polemiche circa il nuovo costumone della Speedo, il Faskin LZR Racer, alcuni giornalisti sono stati invitati a provarlo, dando origine ad un affresco esilarante per chi sa di che si tratta, ma anche no. 
A vederli, i costumoni, sono proprio belli: gli atleti, sempre con fisici statuari, sono scolpiti in ogni muscolo e spigolo, con le loro cugffie ben calzate e gli occhiali a specchio. Quel che si ignora è che entrarci, in quella tuta da supereroe, non è uno scherzo. L'ho sperimentato ad Acilia tre settimane fa con il Fastskin Pro. Basta l'umidità dello spogliatoio a rendere un'impresa normalmente difficile una vera e propria prova di abilità. Ecco la testimonianza di Andrea Bianchini:"Sono riuscito a provarlo e vi dico: la vera fatica è riuscire a indossarlo ma passati i primi 5 minuti, dove il mio - non proprio esile corpo - era compresso in un «tubino» che apparentemente limitava ogni movimento, mi sono dimenticato di averlo addosso e in acqua, beh, è stata tutta un’altra vita. Leggerissimo, in un materiale molto simile al nylon (le sue parti sono saldate con gli ultrasuoni), le prime difficoltà iniziano non appena cerco di indossarlo: una sottile striscia all’interno del costume in un materiale altamente aderente (per evitare che durante la nuotata il body possa spostarsi, creando delle pieghe poco performanti) rende quasi impossibile infilare i piedi all’interno del costume. Dentro lo spogliatoio, insieme a un’altra dozzina di cronisti inviati da mezzo mondo, è subito panico: non riuscirò mai a indossarlo. In mio aiuto, per fortuna, arrivano i consigli di Grant Hackett, 4 medaglie olimpiche e una manciata di ori mondiali: infilo il piede in un sacchetto di plastica, risvolto la parte finale del body e supero il primo problema. Purtroppo, il primo di una lunga serie. Riesco a infilare il costume con una certa disinvoltura fino alle cosce; da qui in poi è un dramma. Il body di salire sopra il bacino proprio non vuole saperne. Come se non bastasse stringe tantissimo all’altezza delle ginocchia, impedendomi di camminare liberamente. In settimana avevo sorriso leggendo del nuotatore brasiliano che, infilandosi il costume era caduto fratturandosi gli alluci: adesso, non mi fa più tanto sorridere. Come lo capisco. Inizio a saltellare sul posto cercando di tirar su il costume oltre la vita. Qualche giornalista attorno a me si sdraia e assumendo posizioni assurde cerca di uscire dall’ingarbugliatissima situazione. Finalmente il body si insinua oltre la vita: il peggio è passato, ma come stringe. Infilo le bretelle, mi faccio aiutare con la micro-cerniera sulla schiena che dalla vita sale fino all’altezza delle spalle e, finalmente, sono pronto. Dall’inizio dell’«impresa» è passato quasi un quarto d’ora: sento le braccia indolenzite come se avessi nuotato per oltre mezz’ora. Sono già esausto e ancora devo tuffarmi. Ma, pensandoci bene, sto indossando il body dei record: nuotare dovrebbe essere una pura formalità."
Il malcapitato di cui parlava Bianchini è il brasiliano Cesar Cielo, cui è occorsa la disavventura mentre calzava il TYR (e non Speedo) Tracer Light. Indossarlo non è banale, e nuotare non è una formalità. Certo, la sensazione in acqua è di un meraviglioso galleggiamento. Ma in gara l'assetto conta, e tu te ne scodi a destra e a sinistra, come se guidassi una macchina sul ghiaccio.