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Palermo 2008


Perdere non è mai stato così bello. Non ho fatto i tempi che volevo, ma non ci sono rimasta male. Non troppo. Ma è difficile essere di cattivo umore quando tutto attorno a te è come lo vorresti. A parte domenica, per la passeggiata a Mondello, a due passi dall'Addaura, e a parte lunedì, con il tour de force per radio e presentazione, i tre giorni successivi sono stati di perfetta immersione nelle gare.
Tre giorni a bordo vasca. Tre giorni di sveglia all'alba, di attesa dell'apertura della sala da pranzo mentre l'albergo dorme, tre colazioni a base di pane e succo di frutta, con lo stomaco già contorto di tensione, tre albe di passeggiate fino allo stadio con la borsa sulle spalle, il costume da riscaldamento addosso e le ciabatte ai piedi. Tre tuffi nell'acqua ancora immobile della piscina esterna, sovrastata dalle montagne, fresca della notte, carezzata dal vento calmo. Tre mattine di attese interminabili cercando di calibrare il momento in cui indossare il costumone, e poi di immobilità fatta di sete e abbassamenti di pressione e paura nella camera di chiamata, aspettando il tuo numero, aspettando il tuo tempo. E poi sentire il nome, camminare fino alla pre chiamata, e raggiungere la tua corsia e vedere la batteria che ti precede. Concentrarsi. Sperare. Giurare battaglia. E poi...E poi.Gli 800 sono andati bene. Straordinariamente regolari, con un dosaggio delle forze quasi perfetto. L'indomani nei 400 non è stato lo stesso. Nelle due frazioni centrali ho rallentato troppo, e alla fine probabilmete di fiato ne avevo ancora. I 200, cui tenevo di più, sono stati la gara peggiore. Lo sapevo sin dal riscaldamento. Ho sentito le braccia stanche,  pronte a mollare prima dei 100. Come infatti è avvenuto. Non avevo un briciolo di forza in più. Non avrei potuto guadagnare un metro. Tre giorni a bordo vasca, sotto al sole, a guardare gli altri, tifare, aspettare e sperare mi hanno vinta prima che entrassi in acqua.
Però sono rientrata nei primi 16 su tutte e tre. Ho preso i punti per me e per la squadra, soprattutto per la squadra. Ho parlato per tre giorni solo di allenamenti e tempi, entrata in acqua, battuta, virata, stile, tecnica, potenza. Ho visto persone estasiate dai propri tempi, persone piangere di tensione a fine gara, record nazionali sui 200 delfino. Sono stata sempre con la squadra. Ho imparato che sono molto più indietro di quel che credevo. Ma non importa. Come dice il payoff di Roma 2009: trattenete il respiro.