SOGNARE...SOGNARE...

Post


Sapete, adoro l’inverno. Il freddo gelido che ti punzecchia la pelle fin sotto i vestiti spessi. Mi ricordo di sere passate davanti il camino acceso, con mamma a preparare dolci e crostate, ed io ad impiastricciarmi con la farina. Avevamo una casa molto piccola, prima ch’io compissi sei anni, perfetta per riparare tre soli cuori. Scendevo le scale due gradini per volta, con il cappello di lana ben saldo sulla testa, e le mani sul ghiacciato corrimano. L’ultimo gradino si posava quasi sul cuore del giardino di nonna, che lei curava come fosse il suo quarto figlio. Non me lo ha mai detto, ma penso che soffrisse da impazzire a guardare le sue piante strette nella morsa del gelo, dal caldo della sua casetta. Nonna amava ascoltare la radio alla sola luce del fuoco. Non avevo neppure il tempo di riporre il cappello nella tasca che già venivo attorniato da caramelle d’ogni genere e gusto. Mi sedevo dinanzi la fiamma ardente, a gambe incrociate, e volevo sentir parlare di guerra, di quelle vecchie ed assurde storie che narravano di campi di grano, di montagne gelate, di bombe e di fame. Gli occhi di nonna, così, non riflettevano più soltanto il rosso del fuoco, anche paura, forse terrore, ma con la tranquillità di chi ha vinto le sue battaglie, e non si è fermato. Il freddo, imperterrito, fuori continuava a respirare.