Chi l'avrebbe mai detto...In quello che all'epoca si chiamava il "campionato più bello del mondo" si apprestava ad esordire un certo Diego Maradona, scappato da Barcellona a suon di miliardi per deliziare i palati napoletani - e non - con le sue prodezze calcistiche.Non era stato pagato poco neppure Michel Platini, elegante e intriso di classe, che iniziava il nuovo campionato da campione d'Italia, campione d'europa con la sua Francia da trascinatore e con il pallone d'oro ancora tra le mani.Nell'Udinese c'è ancora Zico, 19 reti ben pagate dai friulani nella stagione scorsa e la bella sensazione di avere uno dei tre migliori calciatori del pianeta a calcare gli italici campi.E invece alla fine vince il Verona. La provinciale di lusso che appena due anni prima era stata promossa in serie A e che aveva ben figurato nelle prime due nuove uscite nella massima serie, aggiungeva nuovi tasselli mirati alla squadra già rodata dal mister Osvaldo Bagnoli e dopo trenta giornate metteva in fila tutte le più quotate inseguitrici.Una vittoria clamorosa? Pensata coi parametri del calcio di adesso, verrebbe da pensare di si. E invece all'epoca il successo scaligero non fece tanto scalpore, anzi, destò approvazione e simpatia.Quando il calcio italiano non era ancora globalizzato e gli stranieri per squadra non potevano superare il numero perfetto, quando si giocava tutti alla stessa ora e tutti di domenica perchè non c'era nessuna matrona televisiva a inondare di quattrini le società per piegarle ai suoi voleri, quando la distanza tra le grandi squadre e quelle un pò meno grandi poteva essere ridotta con un lavoro di abile programmazione costruendo delle squadre mirate senza dover ricorrere forzatamente ai calciatori più costosi del pianeta per riuscire a vincere.
VERONA 1984/85, VINCERE CON LA PROGRAMMAZIONE E NON CON I MILIARDI
Chi l'avrebbe mai detto...In quello che all'epoca si chiamava il "campionato più bello del mondo" si apprestava ad esordire un certo Diego Maradona, scappato da Barcellona a suon di miliardi per deliziare i palati napoletani - e non - con le sue prodezze calcistiche.Non era stato pagato poco neppure Michel Platini, elegante e intriso di classe, che iniziava il nuovo campionato da campione d'Italia, campione d'europa con la sua Francia da trascinatore e con il pallone d'oro ancora tra le mani.Nell'Udinese c'è ancora Zico, 19 reti ben pagate dai friulani nella stagione scorsa e la bella sensazione di avere uno dei tre migliori calciatori del pianeta a calcare gli italici campi.E invece alla fine vince il Verona. La provinciale di lusso che appena due anni prima era stata promossa in serie A e che aveva ben figurato nelle prime due nuove uscite nella massima serie, aggiungeva nuovi tasselli mirati alla squadra già rodata dal mister Osvaldo Bagnoli e dopo trenta giornate metteva in fila tutte le più quotate inseguitrici.Una vittoria clamorosa? Pensata coi parametri del calcio di adesso, verrebbe da pensare di si. E invece all'epoca il successo scaligero non fece tanto scalpore, anzi, destò approvazione e simpatia.Quando il calcio italiano non era ancora globalizzato e gli stranieri per squadra non potevano superare il numero perfetto, quando si giocava tutti alla stessa ora e tutti di domenica perchè non c'era nessuna matrona televisiva a inondare di quattrini le società per piegarle ai suoi voleri, quando la distanza tra le grandi squadre e quelle un pò meno grandi poteva essere ridotta con un lavoro di abile programmazione costruendo delle squadre mirate senza dover ricorrere forzatamente ai calciatori più costosi del pianeta per riuscire a vincere.