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una nuova sorpresa di bush?


La Casa Bianca sta facendo pressioni sul governo Olmert per organizzare «qualcosa», un trucco, un false flag, un «successo sul campo» capace di far vincere ai repubblicani le elezioni di medio termine, che si terranno a novembre.A sostenerlo è l’Executive Intelligence Review (EIR), che cita una «fonte qualificata israeliana».E dà particolari precisi. Ciò che Bush vuole è che gli israeliani mettano nel territorio della Siria le celebri e mai trovate armi di distruzione di massa di Saddam, che poi le unità militari Usa che sorvegliano il confine Siria-Irak «scopriranno», probabilmente ad ottobre, ossia in tempo per il voto di novembre, dove i repubblicani hanno ragione di temere una sconfitta cocente.Questo genere di «october surprises», eventi pre-confezionati per influenzare il voto, sono una tradizione nel gioco politico americano.Si consulti a questo proposito la voce «october surprise» su Wikipedia, che elenca un buon numero di casi.Secondo la fonte, i componenti di queste armi sono già accumulati da mesi in un deposito militare israeliano nel deserto del Negev.Dovrebbero essere infiltrate in Siria durante una incursione oltre confine, con la scusa di inseguire gli Hezbollah.Il regime siriano controlla ben poco del suo territorio, specialmente sulla porose frontiere.Pare che nel governo sionista ci sia chi, con un barlume di giudizio, cerca di convincere Olmert a rifiutare questo tipo di aiuto a Bush, specie adesso che la presunta guerra-lampo di Israele contro Hezbollah ha incontrato seri rallentamenti per la combattività del nemico.Ma qualunque cosa decida il governo civile, è probabile che a decidere saranno i generali d’Israele, abituati a forzare la mano ai ministri in quella specie di colpo di Stato permanente che è la «sola democrazia del Medio Oriente».E’ possibile che stiamo già assistendo alle operazioni preliminari preparatorie di questo nuovo trucco.Una può essere la poco motivata incursione a Baalbek di commandos israeliani su elicotteri: la città libanese - dichiarata dalla propaganda «una roccaforte di Hezbollah» - è all’estremo nord, vicina al confine siriano.L’altra, la liquidazione con bombe di precisione della postazione degli osservatori ONU, per eliminare testimoni scomodi del possibile trucco.La Casa Bianca, disperata per l’imminente disfatta di medio termine, sta architettando tutta una serie di piani più o meno fantastici per sventarla.Uno prevede un consistente aumento delle truppe americane in Iraq in estate, per strappare sul campo qualche «successo» di corto respiro che consenta a Bush in autunno, prima del voto di novembre, di annunciare un più che consistente ritiro di soldati dal Paese occupato.Ciò spiegherebbe come mai, di punto in bianco, un gruppo di «esperti di sicurezza nazionale» democratici abbiano dichiarato pubblicamente che «non c’è più una singola brigata negli Stati Uniti che sia preparata per il dispiegamento. Il nostro esercito non ha attualmente nessuna riserva strategica combat-ready». Si tratta di un tentativo di ostacolare la «october surprise» dei repubblicani, ma è anche un’amara verità.Perché la coperta militare USA, la supposta superpotenza, è diventata molto corta.Per far numero in Iraq si dovrebbero spedire là altri reggimenti della Guardia Nazionale, ossia della territoriale americana, che è notoriamente una truppa di terz’ordine.Ed ecco che il generale H. Steven Blum, comandante della territoriale, dichiara alla Associated Press: «Oltre i due terzi delle 34 brigate della Guardia Nazionale non sono pronte al combattimento»,  non solo perché non addestrate, ma «specificamente perché mancanti di equipaggiamento» e chiede 21 miliardi di dollari per «correggere» questa falla.Non ha tutti i torti: automezzi, velivoli e materiali vari della Guardia Nazionale sono stati mandati in Iraq, dove per la maggior parte sono «degradati» per il lungo e pesante utilizzo operativo.Le stesse forze in Iraq sono a corto di materiali, come ha spifferato il generale Oeter Schoomaker, capo di Stato Maggiore della fanteria: carri armati e camion richiedono riparazioni o sostituzione; la truppa manca di vestiario nuovo.«I nostri sono soldati di prim’ordine [sic]», ha detto il generale, «ma la drammatica mancanza di equipaggiamento abbassa la loro readiness al livello più basso».Anche questa ultima rivelazione è venuta dal già citato gruppo degli esperti democratici.Fra cui, vale la pena di notare, c’è il generale Shalikashvili, già capo dello Stato Maggiore riunito ai tempi della prima guerra del Golfo.E’ insolito che dei generali, in servizio o in pensione, rendano pubblico il grado di «preparedness» delle truppe USA.Evidentemente cercano con tutti i mezzi di impedire a Bush, Cheney e Rumsfeld di mettere a segno un altro dei loro trucchi, di cui poi loro devono accollarsi i costi umani e materiali.La «scoperta» della armi introvabili di Saddam in Siria implicherebbe, come conseguenza, un’aggressione-occupazione della Siria: cosa per cui gli USA non hanno più i mezzi. Così, alla Casa Bianca si discute freneticamente di tirare la coperta in altro modo: ritirare truppe di buon livello dalla Corea del Sud e mandarle in Iraq per una «summer offensive» che consenta la «october surprise».E intanto Bush preme su Blair perché accresca la forza militare britannica in Iraq.Blair, benchè chiaramente disposto a favorire Bush a prezzo del proprio suicidio politico, nicchia. Ora che i britannici hanno preso il comando della missione offensiva in Afghanistan contro i Talebani, sono già impegnati fino al collo in una situazione che valutano ogni giorno più pericolosa. E dall’Afghanistan i militari inglesi mandano segnali di estremo pessimismo.Ne fa fede il titolo di un vasto servizio (un’intera pagina) apparso sul Financial Times, che suona così: «Missione impossibile? Perché stabilizzare l’Afghanistan metterà a dura prova la NATO»; nel servizio, evidentemente ispirato dai comandi e apparso il 31 luglio, si dice che i generali inglesi «studiano la lezione di Kipling» - lo scrittore che raccontò il disastroso tentativo ottocentesco di occupazione dell’Afghanistan - e che «i talebani avanzano». Ridicolmente, il giornale lamenta che il governo Karzai è «un partner debole»: sorprenderebbe il contrario, ossia che un regime fantoccio che si regge sulle baionette dell’occupante fosse forte e popolare.La conclusione dà i brividi: «Se la NATO fallisce in Afghanistan  molte altre cose subiranno danni, non solo i piani USA ma la reputazione militare di molte nazioni europee, e il prestigio dell’Occidente nel suo complesso».Dunque per gli inglesi il «fallimento» è una possibilità reale, nel segno di una disfatta contro la guerriglia dei talebani.Così, probabilmente, la «october surprise» sarà meno clamorosa.Gli apparati della Casa Bianca hanno ripreso contatto con Manucher Ghorbanifar, un sospetto maneggione iraniano già implicato in varie «october surprises» del passato, e specialmente nello scandalo Iran-Contra degli anni ‘80 (anche per questo, consultare Wikipedia).Questo personaggio, grande amico di Michael Leeden, dovrebbe partecipare a un piano minore, quello di impiantare e poi scoprire le «armi di distruzione di massa di Saddam» non più in Siria, ma in Iraq .Più tranquillo e sicuro.Ma un po’ meno credibile, dopo cinque anni d'occupazione.http://www.effedieffe.com