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stretto collegamento tra anti-depressivi e suicidi

Post n°52 pubblicato il 26 Agosto 2006 da il.dubbioso
 

i risultati di un nuovo studio del dott. Mark Olfson (Collegio di Medicina della Columbia University e New York State Psychiatric Institute) rafforzano le evidenze del rapporto fra tentati - e riusciti - suicidi di bambini e adolescenti ed il loro trattamento con antidepressivi. 

Il Dott. Mark Olfson, con il suo team, ha predisposto uno studio "case control", ovvero utilizzando i dati certificati dai centri di servizio medico, al fine di valutare il rischio di suicidi tra i giovani pazienti che hanno seguito una "procedura di scarico" (terapia di uscita) dopo l'ospedalizzazione per depressione. Lo studio ha utilizzato come criterio quello di misurare quei casi di tentato e riuscito suicidio che hanno precedentemente ricevuto o meno trattamenti antidepressivi di tipo farmacologico, unitamente ad una comparazione fra i vari livelli di gravità della malattia, al fine di tener conto anche di quella variabile. 

Tutti i casi di tentato e riuscito suicidio sono stati catalogati sulla base molteplici criteri di controllo: età, sesso, razza, residenza, data di uscita dall'ospedale, sostanze usate, eventuali precedenti tentativi di suicidio, e recenti trattamenti con farmaci psicotropi o antidepressivi. Il risultato dello studio ha evidenziato che nel periodo di tempo esaminato 263 (duecentosessantatre) tra bambini ed adolescenti hanno tentato il suicidio, e che esso è riuscito in 8 (otto) casi. 

Lo studio ha confermato come bambini ed adolescenti che avevano usato antidepressivi sono significativamente più soggetti a tentativi di suicidio di quelli che non ne hanno usati. Il rapporto sfavorevole è poi schiacciante se si esaminano solo i casi di suicidi riusciti, anche se il dott. Olfson avverte che occorrerebbe un ulteriore approfondimento statistico. «E' ora importante eseguire studi ambientali per esaminare le risultanze a lungo termine di questi fattori, incluse le relazioni temporali fra l'uso di antidepressivi ed i tentati suicidi per ogni paziente. Questi primi risultati tuttavia - dichiara Olfson - ci suggeriscono l'utilità di maggiori precauzioni e monitoraggi durante l'uso di tali sostanze su minori seriamente depressi».

Luca Poma, Portavoce nazionale di "Giù le Mani dai Bambini"® - prima campagna di farmacovigilanza in Italia - ha dichiarato: «questo studio, di una clinica universitaria autorevole come quella della Columbia University, non fa che confermare i ‘warning’ lanciati in Italia dal ns. ente. I produttori condizionano quotidianamente la ricerca, pubblicando solo gli studi favorevoli al profilo commerciale degli psicofarmaci, studi finanziati da loro: ogni qual volta la ricerca universitaria davvero indipendente si attiva, vengono evidenziati chissà perchè risultati esattamente opposti. L'utilizzo disinvolto di questi farmaci psicoattivi su bambini ed adolescenti è assolutamente da censurare: chi non lo fa e tace davanti a queste evidenze scientifiche si assumerà la responsabilità di questi suicidi e di ogni altro eventuale danno cagionato ai bambini italiani».

Fonte: Arch Gen Psychiatry (2006;63:865-872) – Traduzione ed editing a cura della redazione di "Giù le Mani dai Bambini"®
Per info media: portavoce@giulemanidaibambini.org - 337/415305
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