ANIMA APERTA

21 OTTOBRE 1630 UNA TRAGICA VERITA' cap.6


Nel ghetto e nella sinagoga ci si interrogava chi potesse essere l'autore dell'efferato omicidio, anche dalla parte cristiana della città si voleva risolvere al più presto il caso. Non era pietà cristiana verso i giudei, anzi vi era piena indifferenza, ma alcune sfere della chiesa locale non volevano  che il tutto arrivasse alle orecchie del Papa a Roma. L'inquisitore mosse le sue pedine e disse a loro di tenere bene le orecchie e gli occhi bn aperti. Il Cardinal Legato, che era quello che rischiava più di tutti se si fosse saputo a Roma, fece chiamare Bartholomeo  e che si presentasse immediatamente. Il povero Bartholomeo fu costretto quindi  ad interrompere le varie direttive ai suoi armigeri per correre a Palazzo. Durante il tragitto rimase assorto nei suoi pensieri e non rivolse nemmeno una parola al domestico che lo stava accompagnando. Dovette fare ca una mezz'ora di anticamera prima di essere ricevuto e si chiese che cosa poteva volere da lui il Cardinale. Va bene che doveva riferire le ultime novità quella mattina stessa, ma mica era colpa sua se l'inquisitore lo aveva fermato per le scale prima che lui chiedesse udienza. Il Cardinale Legato lo attendeva seduto su uno scranno ricoperto di spesso velluto rosso, i piedi mollemente appoggiati su un poggia piedi  e le mani incrociate sul grembo. Vicino a lui vi era una giovane monaca che a detta delle voci di palazzo era la sua giovane amante. Appena Bartholomeo fu davanti al Cardinale, costui, con un gesto fece allontanare la monaca, raddrizzò la schiena e  con voce perentoria chiese a Bartholomeo se aveva novità da riferire. Naturalmente , il capo delle guardie disse che stava iniziando a preparare le domande da rivolgere a certe persone della città. Il Cardinale si raccomandò di non suscitare troppe ire ai notabili della città e di stare ben attento di non farsi abbindolare dai giudei del ghetto che come si sa son menzogneri di natura. Il Cardinale, si alzò dallo scranno e iniziò a girare quasi in tondo parlando più a se stesso che a Bartholomeo. Si chiedeva che cosa faceva fuori un rabbino a quell'ora e non era l'unico giudeo ad essere uscito in un'ora proibita. Se le guardie non hanno visto nessun movimento sospetto e se sono sincere vuol dire che ai confini del ghetto vi è un passaggio segreto che permetta l'uscita senza essere visti. Ordunque bisogna cercare questo pertugio per sapere se viene usato solamente dagli ebrei per uscire o anche a qualche cristiano per entrare nel ghetto e chiedere soldi in prestito. Lo so che nessun buon cristiano farebbe affare con gli uccisori di Cristo, ma a volte, per necessità, si commettono azioni indegne . Bartholomeo, non avendo il coraggio di interrompere il monologo del Cardinale, se ne stava in assoluto religioso silenzio e pensava a ciò che ascoltava. Dopo un po' il monologo fu interrotto dal bussare sommesso della porta e un prelato umilmente si avvicinò al Cardinale. Ci fu un sussulto  quando il prelato picchiò con un pugno il tavolo, facendo cadere il calamaio dicendo : Come hanno fatto a sapere ciò che era successo, quelli di Roma? Bisogna risolvere il tutto prima dell'arrivo dei frati domenicani del Santo Uffizio e non c'era un minuto da perdere.Bartholomeo fu congedato in fretta e furia , s'incamminò verso il castello e al suo arrivo richiamò le guardie per dare predisposizioni  su come muoversi