ANIMA APERTA

21 OTTOBRE 1630 UNA TRAGICA VERITA' Capitolo nr7


Oramai erano passati 7 giorni dall'omicidio del Rabbino e nessuna novità era comparsa all'orizzonte. Le spie del braccio destro dell'Inquisitore passavano ore e ore all'interno del ghetto, domandavano discretamente in giro, m nessuno apriva bocca e quando l'apriva non diceva cose che non si sapevano già. All'esterno del ghetto ,Bartholomeo  mandava le sue guardie in giro ad indagare, ma con la massima precauzione possibile. Il timore era quello di trovarsi un ghetto in piena rivolta, quasi come era successo, alla sua instaurazione. Il Cardinale chiedeva, anzi esigeva che gli si facesse rapporto ogni giorno e anche lui si comportava come se fosse sui carboni ardenti. La sua paura non era inerente ai giudei, anzi  nessun interessamento verso di loro, ma si preoccupava che da Roma non mandassero persone strettamente legate al papato. Allo scoccare della settimana  successero due fatti che sconvolsero la vita di alcuni personaggi potenti della città. Il primo fatto fu la scoperta , al mattino presto, di un nuovo cadavere. Fu trovato  dalla ronda delle guardie che perlustravano le vie, i vicoli confinanti con il ghetto. Infatti , dopo alcuni ragionamenti, si supponeva l'esistenza di un passaggio segreto che permettesse l'uscita e/o l'entrata nel ghetto. Già che l'uscita dopo il coprifuoco,da parte dei giudei, era un reato; figuriamoci poi se erano i cristiani ad entrare  nel ghetto per fare affari con alcune famiglie di loro. Naturalmente non si poteva interrogare le famiglie  più potenti della città e quindi si cercava  questo passaggio segreto. Quando Barholomeo fu avvisato di questo nuovo crimine rimase un attimo interdetto: avvisare immediatamente il Cardinale o aspettare un po' e andando, prima, a vedere di persona questo secondo crimine? Al diavolo! Si disse in se per se Barholomeo e intimo' alla guardia di portarlo immediatamente sul luogo del delitto, prima che il ghetto lo venisse a sapere. Un cerino acceso davanti ad un barilotto di polvere nera non era l'ideale. Il secondo fatto fu l'arrivo di una carrozza in città. Una carrozza che doveva appartenere ad una famiglia benestante o nobile vedendo la fattura del veicolo. Da essa scesero 3 persone e tutte e tre religiose.Un prelato accompagnato da una suora e da un religioso con il tipico saio dei domenicani. Costui chiese dove si trovava il tribunale dell'Inquisizione e la sede del Cardinale. Da queste richieste si capì che da Roma il Papa aveva preso in mano la questione spinosa e che la voleva concludere al più presto..Si fece indicare la strada e rifiutò di essere accompagnato. Disse che voleva vedere con i suoi occhi la situazione che si era creata e s'incamminò verso la sede del tribunale dell'Inquisizione. Camminò con un passo tranquillo, guardava le vie della città e si poneva delle domande e quasi non si accorse che stava superando il palazzo. Si fece avvisare e disse che voleva parlare con colui che abitava li. Quando fu al cospetto dell'inquisitore disse di chiamarsi Fra' Anselmi da palestrina e che era in qualità di investigatore papale. Disse che lui non doveva rendere conto del suo operato a nessuno tranne al Papa in persona. Mentre ascoltava la cronistoria dei fatti camminava avanti e indietro per la stanza, ascoltava attentamente, ma mai si permise di interrompere chi gli parlava. Alla fine disse che il tutto era molto grave e questa cosa doveva essere chiusa al più presto.