ANIMA APERTA

21 OTTOBRE 1630 UNA TRAGICA VERITA' Capitolo nr18


Il rapimento della bambina era finito nel migliore dei modi e adesso bisognava solamente risalire al colpevole o a colui che aveva dato il mandato per questo ignobile gesto. Con il rapimento si era capito che si era molto prossimi a scrivere la parola fine a questi omicidi e soprattutto far ritornare al più presto la calma fra la popolazione del ghetto; infatti sempre più ebrei dicevano che  le indagini erano condotte in modo superficiale perchè: A chi poteva interessare di arrestare un uccisore di ebrei? Fra Anselmo si stava facendo un'idea molto chiara e da un lato ne era contento, ma dall'altro ne era terrorizzato. Non vi era più nulla che lo stupiva. molta gente, anche fra i suoi fratelli d'ordine o di altri ordini aveva perso la fede se mai l'avessero avuta e predicavano bene, ma razzolavano male, molto male. I voti di castità, povertà ecc ecc non erano più seguiti e molti cardinali o vescovi avevano l'amante o le favorite site nei vari conventi. Non si sarebbe meravigliato se perfino il Cardinale di  questa città  avrebbe la propria favorita sulla bocca di tutti. L'Inquisitore ...chissà se aveva anche lui la sua favorita, si chiese Fra Anselmo, ma scacciando quasi subito questo pensiero dalla mente. Il capo della Inquisizione era un appartenente all'orsine dei Domenicani e come tale era più propenso che lui amasse il potere. Non è che fosse senza si esso, anzi. Una sua parola poteva trasformare un banale colloquio in una giornata interminabile di tortura, il potere era come dare una misera goccia ad un assettato. Non capiva se questo "odio" o questo "timore" per i libri cosiddetti eretici nascondesse un doppio fine: Con la scusa di bruciarli, forse non tutti venivano buttati fra le fiamme purificatrici. Sperava di sbagliarsi, ma era sempre più convinto di essere nel giusto. Mentre pensava a tutto questo gli vennero in mente gli occhi e del loro  luccicare a parlare delle pergamene sul golem e su come garantire la sua esistenza. Non poteva essere che un uomo di chiesa si volesse sostituire a Dio e per di più usando formule non cristiane. Basta, disse il frate  sbattendo un pugno sul tavolo e decise di far chiamare al suo cospetto uno dei servitori che sapeva al servizi dell'Inquisitore. Chiamò un chierico e gli disse di andare al tribunale dell'inquisizione e di chiedere il permesso all'Inquisitore di poter parlare con i suoi domestici Mentre era in attesa di una risposta o tanto meglio della presenza del domestico che a lui interessava mandò un altro a casa di Donna Rachele, con l'ambasciata di raggiungere, accompagnata dalla bambina, la sua dimora, ma di non farsi vedere da chiunque. Arrivò prima il domestico che  accompagnava Donna Rachele rispetto all'altro. Fra Anselmo era tranquillo e tutto si svolgeva come si sperava. Prima di tutto , chiese venia a Donna Rachele per il breve lasso di tempo con cui si chiedeva la sua presenza e poi iniziò a parlare di ciò che pensava di fare se ovviamente  non vi era nessuna obiezione. Madonna Rachele, disse con un sorriso che  non aveva niente da fare, che i suoi affari erano fermi e non vedeva l'tra di vedere tutto finito perchè anche lei mangiava e gli scudi non erano infiniti. Fra Anselmo disse che anche lui voleva tornare alle sue cose  da fare a Roma e incominciava ad essere stanco dell'atmosfera estense. Volle sapere se le famose pergamene all'origine di tutto , alla fine, erano state copiate oppure no e se per caso fossero state copiate il ghetto ebraico o meglio dire i vari rabbini possedevano le copie o gli originali? Donna Rachele non lo sapeva con precisione, ma promise che al ritorno nella sua magione si sarebbe informata e poi avrebbe informato il Frate. Ringraziandola, si voltò verso la bambina che silenziosamente restava seduta e teneva per mano  Donna Rachele sorridendole iniziò a parlarle per tranquillizzarla. La povera bambina lo stava ad ascoltare sgranando gli occhi per la paura di ciò che aveva visto e al loro ricordo. Vedendola tremante, le mise una mano sulla testa e chiamò un domestico che portasse un po' di dolcetti perchè poteva avere fame.