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Istria terra mia!!!

Post n°30 pubblicato il 19 Settembre 2006 da acerblog
 

…vojo tornar, voglio tornare, a casa mia! Istria, Fiume e Dalmazia né Slovenia né Croazia, terra rossa, terra istriana, terra mia, terra italiana”. …
Nel cantato maggio del '19, a Ronchi, sette ufficiali dei granatieri si riunirono, giurarono, sotto il motto di "Fiume o morte", bisognava liberare Fiume e renderla finalmente Italiana. L’impresa italiana tuttavia si concretizzò nella notte tra l' 11 e 12 settembre dello stesso anno, con la partenza dall’allora Ronchi di Monfalcone, che divenne poi dei Legionari.
La mattina del 12 D'Annunzio entrò a Fiume acclamato dal popolo, proclamando anche "La Reggenza Italiana Del Carnaro", dotata di Costituzione e di governo propri fino a quando, nel 1920, le regie truppe governative italiane posero fine al sogno dei fiumani che solo
il 27 gennaio 1924 con il primo governo di Benito Mussolini in seguito al Trattato di Roma riconosceva l' annessione della città all' Italia.
 
DA QUESTO PUNTO NOI PARTIAMO PER RICONOSCERE QUELLA CHE È, È STATA E SEMPRE SARÀ
L’ITALIANITÀ DELL’ISTRIA.
Fiume
 
La città trova le sue origini nell' antica Tarsatica romana, fondata nel 35 a.C. e distrutta dalle invasioni barbariche tra il VI e il VII secolo d.C. travagliata nei secoli tra le potenze venete ed asburgiche. Famosa per i suoi cantieri navali e per il suo porto mercantile, si ricorda anche per le magnifiche opere che segnano i diversi possedimenti susseguitesi come per esempio il Molo San Marco, la Torre Civica, il Sacrario di Cosala; tre opere per tre poteri diversi.
Appunto a Cosala avremo la possibilità di visitare la Chiesa ed il monumento italiano.
Pinguente
Da ogni parte arrivi, dinanzi al panorama di una valle verde e fertile, ti aggancia subito quel colle conico, bislungo, che svetta sulla depressione, in una corona di rilievi circostanti. Pinguente, l'antica Pinquentum centro chiuso dalle antiche mura, con le case perfettamente allineate, dominate dallo svettante campanile della chiesa di S. Maria, costruita su roccia viva nel Medioevo e rinnovata nel 1784. Dal filare degli edifici appollaiati sull'altura (153 metri) scivolano giù verdanti verdissimi, a balze coltivate, fino alla piana dove sorgono numerose costruzioni recenti, gli uffici e qualche impianto industriale; il sito porta ancora il nome indicativo di sempre: la Fontana. Là si svolgeva il traffico, la sosta mercantile.
L'insediamento pedemontano. A sud si rincorrono boscosi rilievi, a nord l'orizzonte sembra chiuso dalla barriera della Ciceria e sul costone è visibile la ferrovia che sale da Rozzo a Cosina e, caso curioso, lassù, a quasi 400 metri di altitudine si trova la stazione di Pinguente, distante 8,5 chilometri dal borgo. Inoltre da visitare la Foiba  Bertarelli ricordo dei trattamenti titini.
 
 
Umago
 
Il comprensorio di Umago fu abitato sin dagli albori della civiltà umana; ne sono testimoni i numerosi castellieri preistorici sorti sulle alture circostanti. Umago venne menzionata per la prima volta dall’ Anonimo Ravennate nel VII
secolo, benché l’ abitato esistesse già in età romana. Alla relativa prosperità economica del periodo romano subentra l’ incertezza causata dalle frequenti campagne militari, nonché dalle epidemie di peste, colera e malaria. Tale situazione portò ad un calo progressivo della popolazione. Umago fece parte dei regni di Odoacre e Teodorico e quello longobardo. Dal VI all' VIII secolo subentrò il dominio bizantino. Successivamente venne incorporata nel dominio dei Franchi. Seguirono gli anni in cui si alterno il potere dei patriarchi di Grado e Aquileia, nonché quello vescovile di Trieste. Però, l’ ascesa della Serenissima, che impose il suo primato nell’ Istria, portò nel 1269  anche Umago a giurare fedeltà a Venezia. Purtoppo, nemmeno il governo veneziano portò pace. La plurisecolare rivalità con Genova recò nuove distruzioni e saccheggi. La flotta genovese mise al sacco Umago nel 1370, distruggendo tra l’ altro l’ archivio municipale.
Le ricorrenti pestilenze decimarono ulteriormente la popolazione costringendo il governo veneziano a ripopolare l’ area con fuggiaschi dalle zone occupate dai Turchi. Nei secoli del dominio veneto l’ economia era prettamente agricola. La rada di Umago veniva utilizzata per il carico delle derrate prodotte nell’ entroterra. Sino alla caduta della Serenissima, Umago visse come le rimanenti cittadine litoranee dell’ Istria occidentale. L’ ordinamento comunale era garantito dallo Statuto del 1541. Con la fine della lunga parentesi veneziana, Umago e l’ intera costa adriatica passarono sotto il governo francese. Nel 1815 subentrò all’ amministrazione francese quella austriaca che durò sino al 1918.
ACE

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