Fata Morgana ODV

Gruppo di Lettura Fata Morgana


Vi ricordiamo che domani sera alle ore 21:00 presso la Biblioteca Comunale di Civitella d'Agliano (Piazza del Municipio - San Michele in Teverina) ci sarà l'incontro mensile del Gruppo di Lettura Fata Morgana per parlare del libro "Storia della colonna infame" di Alessandro Manzoni, un libro lontano nel tempo ma quanto mai attuale per il suo essere un forte attacco alla pratica della tortura, in uso nel 2014 ancora in 79 Paesi.
  Storia della colonna infameAlessandro ManzoniChè, per tacere dell’antichità, e accennar solo qualcosa de’ tempi più vicini a quello di cui trattiamo, in Palermo, del 1526; in Ginevra, del 1530, poi del 1545, poi ancora del 1574; in Casal Monferrato, del 1536; in Padova, del 1555; in Torino, del 1599, e di nuovo, in quel medesim’anno 1630, furon processati e condannati a supplizi, per lo più atrocissimi, dove qualcheduno, dove molti infelici, come rei d’aver propagata la peste, con polveri, o con unguenti, o con malìe, o con tutto ciò insieme. Ma l’affare delle così dette unzioni di Milano, come fu il più celebre, così è fors’anche il più osservabile; o, almeno, c’è più campo di farci sopra osservazione, per esserne rimasti documenti più circostanziati e più autentici.La Storia della colonna infame è il racconto di uno dei più noti processi agli “untori” che si svolsero a Milano durante l’epidemia di peste del 1630, che portò alla condanna a morte di alcuni sventurati tra cui il barbiere Gian Giacomo Mora, la cui casa venne rasa al suolo dalle autorità milanesi e al suo posto fu eretta in ricordo quella colonna “infame” che dà il titolo al racconto.La versione originale di questo testo era contenuta nella prima edizione dei Promessi Sposi, uscita nel 1823 con il titolo di Fermo e Lucia, ma per la sua eccessiva estensione rispetto alla struttura complessiva del romanzo Manzoni ritenne opportuno toglierla. Rielaborata venne pubblicata come opera autonoma nell’appendice all’edizione definitiva dei Promessi Sposi  del 1842. La sorprendente attualità di questo piccolo grande capolavoro, quasi misconosciuto ai più, è, se fosse necessario, un motivo di più per leggerlo.  L’autore: Alessandro Manzoni [Milano, 7 marzo 1785 – Milano, 22 maggio 1873]Figlio del conte Pietro e di Giulia Beccaria, Alessandro Manzoni viene educato nei collegi dei padri Somaschi e Barnabiti, finché nel 1805 raggiunge la madre a Parigi, dove soggiorna fino al 1810 entrando in contatto con gli idéologues repubblicani e stringendo amicizia con il filosofo Claude Fauriel. Nel 1808 si sposa con Enrichetta Blondel e due anni dopo, nel 1810, si converte al cattolicesimo. Seguono anni di intensa attività letteraria e di intensi contatti con gli ambienti del romanticismo milanese: ne nasce la poesia dei primi Inni sacri (1812-15) e delle odi politiche (Marzo 1821, 1848, e Il cinque maggio, 1821) e l’interesse per un rinnovato teatro tragico, svincolato dai canoni del classicismo (Il conte di Carmagnola, 1820, e Adelchi, 1822). Nel 1823, dopo un’ulteriore prova di poesia liturgica (Pentecoste, 1822), termina il Fermo e Lucia, prima e provvisoria stesura del romanzo storico a cui si era dedicato fin dal 1821 e che sarà pubblicato quattro anni più tardi con il titolo I promessi sposi (1827). A partire da questa data diminuisce la sua attenzione per i problemi letterari: gli anni trenta sono segnati da una lunga serie di lutti familiari (morte della moglie e di alcuni dei suoi dieci figli) e dalla lunga revisione linguistica del romanzo, la cosiddetta “risciacquatura dei panni in Arno”, avviata dal soggiorno fiorentino del 1827 e portata a termine nel 1840, con la pubblicazione a fascicoli dell’opera, integrata dall’appendice sulla Storia della colonna infame. Sempre più convinto dell’impossibilità di conciliare invenzione letteraria e adesione al “vero storico” (Del romanzo storico, 1850), negli anni successivi Manzoni, pur godendo di grande fortuna già presso i contemporanei, abbandona del tutto l’attività letteraria; nominato senatore a vita nel 1861, vota a favore della liberazione di Roma (1864) ed è presidente della Commissione parlamentare sull’unità linguistica. Nell’anniversario della sua morte, avvenuta a Milano nel 1873, Giuseppe Verdi compone e dirige la Messa da requiem.