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E' morta Anna Longhi moglie «buzzicona» di Sordi


È morta ieri a 76 anni Anna Longhi, la brava, spiritosa caratterista di taglia extra large diventata famosa col cinepanettone del 1978, impersonando la moglie fruttarola con chignon, la «buzzicona» di Alberto Sordi in Dove vai in vacanza?. La notizia della scomparsa del personaggio amatissimo soprattutto a Roma, è stata data in diretta a «Pomeriggio 5» dove la Longhi fu spesso ospite.Nata a Trastevere nel 1934, trasferita poi in rione Monti, reso celebre da Monicelli e dal suo mediometraggio, l'attrice ha debuttato al cinema per caso: aveva fatto fino ad allora la sarta sul set di alcuni film di Sordi e l'attore, alla ricerca di partner ideali, aveva subito intuito il suo enorme potenziale comico. In un cinema che aveva perso la ricchezza dei caratteristi, Anna Longhi fu subito un «caso» con questo episodio cult di Le vacanze intelligenti scritto da Sonego, la cosa migliore che Sordi abbia mai girato. Era, come è impossibile dimenticarla?, la moglie trash del fruttarolo Remo-Sordi con cui inizia un viaggio istruttivo, una vacanza intelligente secondo la rubrica dell'Espresso, organizzato dai figli che sono trendy, modaioli e istruiti. Il personaggio è parente stretto di altre buzzicone romane come la Rosanna di Lorenzo che fu moglie di Sordi nelle Coppie (memorabile vacanza in Costa Smeralda), come la sora Lella (sorella di Fabrizi) complice di Verdone ma anche la famosa Cecioni al telefono di Franca Valeri.La povera sora Augusta, invece di sdraiarsi a Fregene, inizia così nel film a tre episodi (gli altri erano con Tognazzi e Villaggio) un giro d'Italia sfiancante non solo per la dieta ferrea ma anche per gli obblighi intellettuali di improvvisato snobismo mondano. I due sono costretti, dopo una visita agli scavi etruschi, a seguire un concerto dodecafonico a Firenze (sublime la loro uscita al «tacet»), poi visitano la Biennale a Venezia (è quella vera, riprese nei padiglioni d'arte) dove la sora Anna, affranta e stanca, si siede ma viene scambiata e contrattata come una scultura vivente, in un crescendo d'ilarità fino all'happy end con pastasciutta al sugo in dose doppia.
La carriera della sora Longhi sta praticamente tutta in questa invenzione, la donna popolare verace e sottomessa al marito, di sano buon senso e fuori dalle mode, simpaticamente ignorante ma di contagiosa simpatia. Il suo Pigmalione Sordi la sposerà ancora nel dittico del Tassinaro e nel sequel a New York: lei come un pezzo di Roma folk, apprezzata pure in Francia, appare brevemente in qualche super produzione come Un incantevole aprile e Il talento di Mr. Ripley, nel Vanzina di E adesso sesso, nel Clan di De Sica e nel Ritorno di Monnezza, ma la sua carriera si concentra in quei folgoranti 50 minuti usciti nel Natale del '78. In cui Sordi regala il suo cinico spirito di osservazione non solo sulle mode snob ma anche sullo stato dello scontro generazionale, dirigendo la sua collega sarta e facendole raggiungere una straordinaria misura espressiva e un grado di comunicatività da antologia per la commedia all'italiana.Maurizio Porro