Dialoghi musicali

Il festival di Sanremo


Uno dei miei ricordi di quand'ero ragazzino è che in casa non avevamo il televisore.Certe sere, quasi si trattasse della celebrazione di un rito, salivamo all'ultimo piano dai Signori ***, gli unici del nostro condominio che avessero il magico apparecchio, per assistere a quelli che, oltre cinquant'anni fa, costituivano momenti topici per la nazione intera.Tra quelli, il festival di Sanremo occupava un psto di tutto rispetto.I ricordi musicali che conservo, nel senso squisitamente sonoro del termine, sono quasi nulli. Più che altro ricordo che provai fin da subito una sensazione  di sgomenta curiosità, poiché già allora mi sorprendeva che delle persone adulte mostrassero di interessarsi a qualcosa che non mi coinvolgeva più di tanto per gli aspetti esteriori e che rappresentava un momento di vero disturbo quando qualcuna o qualcuno iniziasse a "cantare".Vi chiedo sinceramente di perdonarmi, ma se questo è un diario, non posso scrivere altro che non sia la mia verità.Non trascorse molto tempo prima che mio padre ci annunciasse che a breve avremmo avuto anche noi un televisore. Così avvenne, ma io non ho mai più seguito (termine più consono di "ascoltato") la tenzone sanremese.Devo confessare che per decenni, ascoltando le canzoni (mai in diretta, ma solo forzatamente in sedi nelle quali il sottofondo sonoro è ormai perennemente presente) mi sono chiesto come mai dei professionisti del settore, mi riferisco ai professori d'orchestra, accettassero di porre la loro professionalità al servizio, nel senso di esecuzione, di manufatti spesso di infimo livello musicale e testuale.Mi dicevo che un atto di dignità sarebbe stato quello di rifiutarsi di suonare in tale contesto, esercitando una azione critica che qualsiasi professionista sarebbe legittimato a tenere e nello stesso tempo tenuto ad adottare secondo piani deontologici per me evidenti.Nulla toglie che il festival abbia comunque visto nascere canzoni di ottimo livello presentate da voci altrettanto eccellenti, ma questo è avvenuto con una percentualità che non giustifica la preponderanza di un livello meno che mediocre. A questo deve aggiungersi la incongruenza, naturale o artificiale (per dire in buona fede o in mala fede) dei giudizi espressi: basti pensare a quanto accaduto al povero Luigi Tenco...Mi chiedo anche cosa c'entri con la canzone italiana tutta la risonanza data anno dopo anno al presentatore o alla presentatrice, ai suoi abiti, al suo stilista, ai fatti personali dell'uno e dell'altra, senza poi dimenticare la oscena ingiustizia morale e civile rappresentata dai compensi stratosferici attribuiti a costoro.Sono quindi rimasto basito quando oggi hio appreso e poi visto nei servizi dei vari TG, il gesto dei professori d'orchestra: meglio tardi che mai!Immagino che alcuni di voi potrebbero non condividere le mie tesi. A tale riguardo esorto a non dimenticare che si è portati a valutare la musica (ma anche la letteratura, la poesia, la prosa, la pittura ecc) soggettivamente in conseguenza delle informazioni oggettive di cui si avvale l'esperienza individuale.Attendo commenti per poter dibattere ancora sull'argomento specifico e sulle componenti psicologiche e cognitive che connotano l'ascolto musicale.