Dialoghi musicali

Rigoletto a Mantova (seconda e probabilmente ultima riflessione)


Nel corso dei giorni che sono trascorsi dalla pubblicazione della mia "prima riflessione" sull'edizione televisiva del "Rigoletto a Mantova", ho avuto modo di verificare come, a conferma dei bassi indici di ascolto, quello che era stato annunciato come un evento di portata eccezionale non abbia cambiato di una virgola l'attenzione verso il melodramma nel nostro Paese, detto anche Paese del Belcanto (sic). I commenti, quasi tutti critici sul piano artistico, regia compresa: certi primi piani sgradevoli per gli schifiltosi! (chi abbia frequentato Facebook ed i vari forum di appassionati ed esperti ne sa qualcosa), si sono per questa ragione soffermati sulla palese incongruità tra i costi ed i risultati. Non vi farò l'elenco dei baritoni di eccellenza che hanno cantato ed interpretato divinamente il Rigoletto in passato e di quelli che avrebbero potuto farlo adesso: uno per tutti Leo Nucci. A Placido Domingo non può essere assolutamente imputato di non averlo cantato così come avrebbero voluto Giuseppe Verdi o un qualsiasi loggionista conoscitore dell'opera, visto che Domingo, non essendo un baritono, non può cantare da baritono. Qualche spiritello polemico potrebbe a questo punto chiedere perché Domingo (che non fa di mestiere il venditore porta a porta, ma il cantante d'opera) si sia cimentato ugualmente con un ruolo vocale non suo. La risposta potrebbe essere data attingendo al sommo Dante: "vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole...". E si è voluto sicuramente tanto (che deve aver dispiaciuto non poco il Grande Vecchio), visto che anche gli altri protagonisti non hanno brillato. A taluni è sembrato che, non essendo la vocalità di Domingo quella di un baritono, si siano volutamente cercate vocalità più leggere (per questo, ahimè, poco verdiane), proprio per non evidenziare la falla, secondo un processo di equalizzazione che ha spostato il colore di tutte le voci verso l'alto. Sempre a questi pignoli è sembrato che, in conseguenza di tale scelta, tutta l'opera abbia assunto una dimensione che potrebbe essere più vicina a Donizetti che a Verdi. Se così fosse, ci sarebbe da chiedersi come mai allo scopo di offrire una eccellente edizione del Rigoletto non si sia scelto un cast di voci verdiane di eccellenza e in Italia, lasciatemelo dire a voce alta, ci sono voci verdiane, eccome.Nulla da eccepire sull'orchestra che suona le note scritte da Verdi così come le viene detto di fare dal direttore e sull'ottimo coro purtroppo poco valorizzato scenicamente con risultati poco felici  anche acusticamente. Piuttosto che fare scommesse spendendo fiumi di danaro pubblico per costruire l' "evento" (termine usato ed abusato che aleggia sulle bocche di certi assessori in cerca di visibilità), a mio sommesso parere, sarebbe stato meglio investire tutti quei soldi nella ripresa televisiva di una serie di opere liriche registrate direttamente in teatro. Forse che non si fa così con la prima scaligera? Inoltre, pochi cantanti d'opera hanno il dono di saper cantare in italiano le opere scritte in italiano (l'ho scritto di Pavarotti che aveva una dizione limpida). Mi chiedo, pertanto, come si possa ritenere di avvicinare all'opera chi non ne conosca il libretto e non si sia premurato di procurarselo. Sottotitolare sarebbe stato così difficile o spoetizzante? Pensano davvero gli organizzatori del Rigoletto a Mantova che gli spettatori delle altre nazioni non ne abbiano almeno ascoltata una edizione teatrale o discografica? Conoscendo la conoscenza e l'amore che in Europa e nelle altre nazioni c'è per il melodramma italiano, vuoi che le chiose che si sono fatte in Italia, all'estero non le abbia fatte nessuno? Nei teatri di provincia e di tradizione, dove, mettiamolo bene in chiaro, i mezzi economici sono spesso insignificanti, fino al limite della inosservanza delle regole sindacali sulle paghe dei lavoratori dello spettacolo, si riesce a fare allestimenti d'opera che nel loro complesso sono anche dignitosi. Quello che stona quindi è la grancassa che precede la processione ed il costo enormemente sproporzionato della banda e delle luminarie. Per dirla merceologicamente: quando andiamo in un ristorante decantato, stellato, lodato e poi mangiamo mediocremente, pagando un conto salatissimo, abbiamo l'impressione di essere stati traditi nelle nostre aspettative e frodati nel portafoglio.