Dialoghi musicali

SAN SILVESTRO


E così il tempo del 2010 è proprio agli sgoccioli.Il Tempo (i musicisti dovrebbero esserne grandi esperti) esiste solo per gli uomini. È il modo che ci siamo dati per misurare la nostra finitezza di fronte alla grandezza incommensurabile dell’Infinito.Ed il nostro ancestrale bisogno (paura? superbia?) di rappresentare tutto a nostra immagine e somiglianza ci induce ad antropomorfizzare anche il Tempo. Vediamo quello che chiamiamo 2010 come un Vecchio, e vogliamo sbarazzarcene, poiché affidiamo la soluzione delle nostre paure, insicurezze e bisogni al 2011, cioé al nulla.Ed anche questa volta, per celebrare il passaggio dal nulla al nulla, dovremo subire il solito rito di scempiaggini, accomunate dal denominatore della vacuità, dal principio di evitare di fermarsi un attimo a pensare. Pensare fa paura. Pure, è l'unico vero atto che parrebbe distinguerci dagli altri animali e può metterci in contatto con l'Infinito. Prepariamoci quindi alla grande Sagra della Pagliacciata Sonora. E’ la Musica a farla da padrona in queste occasioni. Ma... quale musica.La sera del 31 dicembre, temo che, chi vorrà sintonizzarsi con qualsiasi emittente, assisterà allo stesso spettacolo che avverrà anche in ogni locale che si rispettiIl brulichio di varia umanità allegra e ridanciana (poiché una è la parola d’ordine: bisogna, per forza, mostrarsi ed essere allegri, a tutti i costi) riempirà studi televisivi (in altri casi ho detto stadi) e discoteche e locali e quant’altro, bercianti d’impostura strapagata. Secondo un  copione trito e ritrito la faranno da padroni menestrelli e guitti (i primi trattati da grandi musicisti, gli altri da grandi attori)  e dove la demenzialità dilagante si accompagna ed accomuna al frizzo ed al lazzo.Inutile sperare che il peso delle immani tragedie che l’umanità sta sopportando possa non dico fermare, ma, per una volta almeno,  ingentilire l’ottusa baldoria del Circo globale ed "obbligato", poiché sarebbe giusto e doveroso si tornasse a scegliere quando, come e dove ridere, senza che la risata e il tripudio generali continuino a ferire ed offendere i tanti, troppi, che non hanno di che ridere e gioire.E chissà che anche questa volta non ci sia il conduttore a cui venga in mente di proporre minuti di raccoglimento o riflessioni che, all’interno della bolgia ottusa e stolida, s’incastonerebbero come brillanti in mezzo allo sterco.Non auspico che domani sera ci si sciolga in lacrime, anzi, auguro a tutti di vivere quelle ore in serena allegria. Intima allegria, con i parenti, o gli amici, ma intima, in luoghi che non siano connotati dalla promiscuità sociale, che non è assolutamente indice di crescita sociale, ma solo di confusione e, paradossalmente di spiccata asocialità.Brinderò con l'augurio che il mio buono possa coincidere quanto più possibile con il buono degli altri, che il mio successo sia quello degli altri, che il mio spazio non sia mai considerato invasivo di quello degli altri.Brindate, dunque, ridete, mangiate, ballate, ma, vi prego, PENSATE. Non fatevi strumentalizzare dai cocchieri che guidano le carovane dirette al Paese dei Balocchi.Scusatemi per questa riflessione un tantino amara di fine d'Anno. Chissà se la leggerete prima che il 2010 finisca.