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G8 Affare privato di Fabrizio Gatti

Post n°28 pubblicato il 15 Luglio 2009 da SIAMOVIVI_TOSCANA

Le opere costruite per il summit, affidate al gruppo Marcegaglia, si sono moltiplicate. Con una colata di cemento. E sui 209 milioni spesi per l'Arsenale, Stato e Regione ne incasseranno soltanto 65

Il dopo G8 è già cominciato. Sull'isola della Maddalena si prepara una colata di settemila metri cubi di cemento, davanti a Caprera e Santo Stefano. Proprio nel cuore dell'Arsenale dove erano in programma le riunioni tra capi di Stato.

L'equivalente di un palazzo lungo 50 metri, largo 15 e alto tre piani. Settemila metri cubi che il progetto dell'architetto Stefano Boeri non aveva previsto, ma che sono stati subito inseriti nel contratto per la gestione della grande area affidato alla società Mita Resort di Emma Marcegaglia.

La presidente di Confindustria ha strappato un costo d'affitto ridicolo per la Costa Smeralda e il Nord della Sardegna: 10 euro al metro quadro. Una decisione della Struttura di missione, l'ufficio emanazione della presidenza del Consiglio dei ministri che ha stabilito le regole per il passaggio di consegne.

La scelta a sorpresa di Silvio Berlusconi di spostare il vertice a L'Aquila sta dando i suoi frutti. A fronte di una spesa pubblica di 209 milioni soltanto per l'Arsenale, lo Stato e la Regione Sardegna incasseranno in 40 anni 65 milioni. Mentre i prevedibili guadagni andranno tutti al gestore privato.

Uno schiaffo ai contribuenti nascosto dal premier tra le bugie sugli euro risparmiati grazie al trasferimento a L'Aquila. Come i dati sui costi delle forze dell'ordine: 150 milioni di euro per la sicurezza alla Maddalena contro i 50 milioni in Abruzzo, aveva fatto sapere il governo. La realtà è diversa. Lo si scopre da un recente intervento di Giuseppe Tiani, segretario del sindacato di polizia Siap. La sicurezza alla Maddalena sarebbe costata 113 milioni, a L'Aquila costerà 87 milioni.

Ma il canone da 10 euro al metro quadro non è l'unico premio che lo staff di Berlusconi ha concesso al gruppo turistico della presidente di Confindustria. Trasferito il G8, la Mita Resort ha ottenuto il prolungamento della durata del contratto di gestione da trenta a quarant'anni. Un risarcimento al mancato lancio sulla vetrina mondiale del complesso turistico.



Secondo il contratto, la Mita Resort tra il primo maggio e il 20 giugno avrebbe infatti dovuto completare e arredare le 95 stanze dell'albergo destinato a Barack Obama e alla sua delegazione, assumere e formare il personale, gestire l'hotel secondo uno standard di cinque stelle lusso, attrezzare il porto turistico. L'annullamento dell'evento a La Maddalena ha cancellato tutti questi vincoli da rispettare in tempi strettissimi. Così la Mita Resort incasserà due volte: dal prolungamento del periodo di gestione e dal risparmio per la cancellazione del vertice.

L'onere che la Struttura di missione chiede alla società della presidente di Confindustria è un'altra pugnalata ai conti pubblici. La base di gara prevedeva una quota minima una tantum di 40 milioni: somma da versare in tre rate alla Banca d'Italia sul conto istituzionale del soggetto attuatore, responsabile davanti al commissario delegato per il G8, Guido Bertolaso, per quanto riguarda la stipula dei contratti e il pagamento dei lavori.

La ditta concorrente doveva anche proporre un canone annuale di concessione destinato alla Regione Sardegna. Alla fine si è presentata soltanto la società di Emma Marcegaglia e si è aggiudicata la gestione dell'Arsenale per 41 milioni una tantum e un canone di 600 mila euro l'anno, secondo i dati forniti dalla Struttura di missione (anche se i giornali sardi hanno scritto di 60 mila euro).

Ecco il conto. Lo Stato incassa 41 milioni subito. La Regione Sardegna 24 milioni in quarant'anni. Arrotondando gli oneri finanziari, per la Mita Resort è un costo di un milione 625 mila euro l'anno. Questo il valore di concessione, secondo i tecnici dell'ufficio della presidenza del Consiglio, del nuovissimo complesso da 155 mila metri quadri: 10 euro e 40 centesimi al metro.

L'area comprende: l'hotel a cinque stelle, il palazzo del G8 affacciato sull'acqua disegnato da Stefano Boeri, il centro delegati da 10 mila metri quadri progettato per essere trasformato in sale conferenze o centro commerciale, altre aree coperte per oltre 16 mila metri, 30 mila metri di verde, più il valore del suolo e il porto turistico. Il porto da solo può essere una slot-machine.

Basta un vicino confronto. Porto Cervo Marina srl, la società che gestisce i servizi nella prestigiosa baia a poche miglia dalla Maddalena, soltanto nel 2006 ha dichiarato ricavi per 10 milioni 351 mila euro. E nel 2007 un imprenditore russo ha comprato una concessione di attracco fino al 2025 per 3 milioni e mezzo. Nel nuovo Arsenale di posti barca ce ne sono 700.

Il risultato del trasferimento del G8 per noi contribuenti è un disastro. Non contando le altre spese, la demolizione e la ricostruzione nell'ex arsenale della Marina militare sono costate 209 milioni e 589 mila euro: 190 presi dal bilancio e dai contributi per la Regione Sardegna, il resto pagato dallo Stato. I 65 milioni previsti dal contratto con la Mita Resort coprono in 40 anni a malapena il 31 per cento della spesa.

Quarant'anni equivalgono a una svendita. Lo sostiene Renato Soru, l'imprenditore sardo e leader del Pd che da presidente della Regione aveva sponsorizzato il G8 alla Maddalena per riconvertire al civile l'area militare. "La Regione ha investito dei soldi perché contava di recuperarli con gli affitti", spiega Soru: "Nell'Arsenale ci sono quasi 200 milioni di euro sardi. Le opere sono di proprietà della Regione ma la Sardegna è stata completamente esclusa dalla contrattazione. E Cappellacci dov'è?".

Ugo Cappellacci, il presidente regionale berlusconiano che ha battuto Soru, sabato 20 giugno era alla Maddalena per il G8 dei poveri. Quando è stato il suo turno al microfono, gli abitanti dell'isola hanno coperto le sue parole con fischi e insulti. Da quando è stato eletto, Cappellacci non ha mai visitato le opere.

La costruzione dei 7.000 metri cubi di cemento a ridosso del mare è una clausola obbligatoria del contratto. Una metratura calcolata in base alle precedenti costruzioni militari, ma che l'architetto Boeri aveva risparmiato per alleggerire l'inserimento del nuovo Arsenale nel paesaggio dell'arcipelago.

"Mi spiace", dice Stefano Boeri, "che si continui a giustificare lo spostamento del G8 dicendo che il lusso delle nostre architetture mal si combinava con la tragedia dell'Abruzzo, quando invece si tratta di edifici essenziali, pensati per essere in sintonia con l'architettura militare preesistente e con il contesto naturale".

Una sintonia che non è minacciata solo dalla nuova colata di cemento. La Struttura di missione sta per far costruire una torre di controllo per il porto proprio davanti alle vetrate panoramiche del palazzo delle conferenze.

Su tutto questo pesa il giudizio del Tar del Lazio atteso in autunno dopo il ricorso di due imprenditori della Costa Smeralda. Secondo Marco Muntoni e Gianfranco MolinasEmma Marcegaglia c'è, in regime di avvalimento, l'assistenza della Grandi lavori Fincosit spa, l'impresa che ha ottenuto uno degli appalti più ricchi dentro l'Arsenale.

"Sembra evidente", è scritto nel ricorso, "che avrebbe potuto partecipare alla gara solo chi avesse un qualche collegamento (anche il più innocente o comunque non malizioso) con le imprese che da circa un anno lavorano nell'ambito dell'ex Arsenale e conoscono dunque i progetti, i vincoli di varia natura, le prescrizioni delle conferenze di servizi.

Tutti gli altri non hanno avuto il tempo e le informazioni sufficienti per poter preparare una seria offerta". Se il Tar del Lazio darà ragione alla società di Emma Marcegaglia, se ne riparlerà nel 2049: quando, scaduto il contratto di gestione, alla Regione Sardegna resteranno le spese di ammodernamento di sale e hotel vecchi di 40 anni. E, si sa, le spese di ristrutturazione straordinaria sono sempre a carico del proprietario.
accanto alla Mita Resort di

(30 giugno 2009)
fonte: http://espresso.repubblica.it/
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