Creato da onlyagricola il 02/05/2007
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'Basta con i continui allarmismi sui prezzi'Confagricoltura, un po' di freddo non ha mai fatto male alla terra
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Se vi dicono che la frutta è aumentata di prezzo per colpa del gelo di questi giorni...
NON CREDETECI
Anche perchè per ora non ci sono ancora danni, ed a sentire le previsioni del tempo non ce ne saranno...
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Cavalli, il viaggio dell'orrore | |
Un video denuncia le condizioni insostenibili nel trasporto degli animali da macello | |
ROMA Nuovo video-denuncia e nuovo dossier da parte della Lega anti-vivisezione (Lav), stavolta sul trasporto dei cavalli in condizioni «drammatiche e spesso illegali», in violazione delle leggi sulla salute degli animali. Sono circa ottantamila, scrive la Lav, gli animali costretti a «viaggi mortali» verso l’Italia», che «importa l’84% dei cavalli vivi movimentati nell’Ue, equivalenti a circa 80mila cavalli vivi nel 2006 e a 90mila nel 2005». Il documento racconta il viaggio Spagna-Italia di un gruppo di cavalli su camion per 36-46 ore, »spesso senza riposo, senza cibo e acqua adeguati - spiega la Lav - a temperature che d’estate superano i 40 gradi«. Durante i lunghi viaggi, gli animali »sono costretti a stare sugli escrementi e il gas di ammoniaca generato dall’urina può irritare le vie respiratorie sia degli animali che degli uomini«. «Con 170mila cavalli macellati ogni anno - si legge in una nota - l’Italia detiene il negativo primato del più alto consumo europeo di carni equine, sebbene in flessione rispetto agli anni ’90 (260mila cavalli macellati in Italia nel 1995)«. La normativa comunitaria prevede che i cavalli viaggino in box singoli e possano riposare, avere cibo e acqua sufficienti, ma »viene regolarmente ignorata«, sottolinea il vicepresidente Lav, Roberto Bennati. In Italia gli animali arrivano soprattutto da Spagna ed Est Europa (Lituania, Romania e Polonia). L’Unione europea »entro quest’anno - prosegue Bennati - proporrà nuove e più restringenti norme per ridurre i tempi di viaggio e le densità di carico degli animali vivi destinati al macello«. Su questo tema, la Lav lancia un appello ai ministri della Salute e delle Politiche agricole: »Chiediamo l’impegno a seguire questa linea a contrastare le illegalità e a fermare questo crudele trasporto di animali vivi«. Il trasporto su lunga distanza di animali vivi destinati alla macellazione »è un grande business mondiale - dice Bennati - malgrado gli evidenti e seri problemi di salute, di sicurezza e di qualità della carne che provoca«. Il consumo di carne di cavallo si concentra in Italia in Puglia (32% del totale nazionale), Lombardia (14,3%), Piemonte (10,8%), Emilia Romagna (9,2%), Veneto (7,6%), Lazio (5,5%). Il consumo procapite è di quasi 1 kg. La Lav ha distribuito il dossier in Italia mentre in tutto il mondo è distribuito dalla Coalizione internazionale Handle with Care (Trattare con cura). Gli effetti del trasporto sugli animali, e quindi »sulla qualità delle carni«, non sono soltanto lesioni ed ecchimosi. Ma anche la cosiddetta carne Dfd (dark, firm, dry: scura, rigida e secca), provocata dal consumo del glicogeno nei muscoli a causa della spossatezza degli animali dovuta ai lunghi viaggi; una maggiore durezza delle carni e la cosiddetta carne Pse (pale, soft, exudative: pallida, molle, essudativa); contaminazioni da salmonella. I tassi di mortalità degli animali sono maggiori in presenza di temperatura e umidità elevate: gli scienziati affermano che questo tasso aumenta significativamente anche del 50% a seconda della durata del viaggio, circa il 70% dei decessi si verifica a bordo del camion e il restante durante la stabulazione. Lo stress subito dagli animali li rende più vulnerabili alle infezioni. Tra le malattie legate al trasporto: l’ipertermia maligna, i colpi di calore, la sindrome da stress (Pss). ***************GUARDA IL VIDEO************* Clicca qui per vedere il video denuncia della Lav |
PERSONALE COMMENTO:
IMPORTARE I CAVALLI VIVI NON HA NESSUN SIGNIFICATO, SE NON QUELLO DI FRODARE IL MERCATO, SONO MACELLATI IN ITALIA, E LA GENTE QUINDI LO COMPRA PER CARNE ITALIANA...
PICCOLO ESEMPIO DI SOFFERENZA VERAMENTE INUTILE, BASTEREBBE MACELLARLI IN SPAGNA E VENDERLI COME TALI, MA SI SA, CHE I SOLDINI FANNO PIACERE A TUTTI
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I consumi di carne sono in diminuzione |
in vista per pollo e tacchino
Dalla stalla al bancone della macelleria il prezzo della carne si moltiplica fino a 5 o 6 volte, e di conseguenza i consumi crollano, ma per quanto si cerchi di stringere la cinghia la spesa degli italiani continua a salire, per questa voce come per tante altre. Per affrontare l’emergenza ieri la Cia (Confederazione italiana agricoltori) ha incontrato a Roma «Mister Prezzi», cioè il Garante per la sorveglianza dei prezzi Antonio Lirosi, il ministro delle Politiche agricole Paolo De Castro e le associazioni dei consumatori, e ha fatto presente che gli allevatori non hanno colpa per i super-rincari, anzi hanno dovuto farsi carico di un forte aumento dei costi di produzione (+8,5% nel 2007 rispetto al 2006) mentre i loro introiti sono calati (in media -5,5%).
Tanto più assurdi e ingiustificati risultano allora gli aumenti dal macellaio. La colpa è, dice la Cia, della filiera del commercio. Dal produttore alla tavola la carne bovina rincara del 450 per cento, quella suina del 570%, il pollame del 415%, i conigli del 430%. Ancora più insensata la moltiplicazione media dei prezzi per 10 volte dei salumi, con una punta di 20 volte per i prosciutti. Gli aumenti ingiustificati e speculativi, denuncia la Cia, hanno provocato nel 2007 una drastica diminuzione dei consumi: la carne bovina registra un calo del 4,5%, quella suina -4,6%, i conigli -3,8%, i salumi -1,5%. A crescere sono solo gli acquisti di pollame (più 6,2%) ma per una situazione particolare: il settore è uscito infatti nel 2007 dalla catastrofe dell’influenza aviaria che, a suo tempo, aveva provocato una flessione delle vendite prossima al 30 per cento.
Gli aumenti dei prezzi della carne non sono in linea con il mercato, perché alla produzione i prezzi, nel 2007, sono diminuiti costantemente: per la carne bovina -6,4%, per i suini -10,5%, per i conigli -10,2%, per l’agnello -3,6%. In crescita soltanto i prezzi dei polli (+4,3%), ma anche qui l’eccezione si spiega con i motivi citati sopra. Gli acquisti dei vari tipi di carne incidono per circa un quarto della spesa mensile alimentare delle famiglie italiane (470 euro). Nel 2007 il consumo pro-capite di carni è stato pari a soli 88,5 chili mentre nel 2005 era di 91,3 chili. Gli allevatori sono stretti da una tenaglia, perché i costi di produzione aumentano a dismisura. Lo scorso anno i mangimi sono rincarati oltre il 15 per cento mentre il costo del gasolio è cresciuto del 38 per cento.
La Cia, quindi, richiama l’attenzione delle autorità sulla «necessità di una maggiore trasparenza nella formazione dei prezzi» e invita a «intervenire con tempestività e fermezza contro gli squilibri del mercato». Il ministro De Castro ha detto che qualche segnale positivo c’è già stato: «I prezzi cominciano a calare», ma «è bene ricordare che fenomeni di questo tipo non generano immediatamente risposte positive sui consumi». Il ritardo nella flessione dei prezzi, ha aggiunto il ministro, «è un problema che purtroppo si verifica spesso, non solo nei prodotti alimentari ma anche ad esempio nel petrolio». Il Garante dei prezzi Lirosi ha aggiunto che «ci sono tutte le condizioni, sia dal lato della produzione che dell’ingrosso, per un raffreddamento in tempi brevi dei prezzi di pollo e tacchino».
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Torino, 6 dicembre 2007
COMUNICATO STAMPA
La Ferrero, maggior industria dolciaria europea e forse mondiale, ha rotto gli indugi, dichiarando apertamente il proprio interesse per l’acquisto di latte piemontese.
I primi contatti ufficiosi, avuti dall’Associazione, tramite INALPI con il gruppo di Alba risalgono ad alcuni mesi fa e, dopo un accurato studio sulle prospettive e potenzialità del settore, ogni riserva è stata sciolta.
“Si apre così un nuovo scenario di mercato che dovrà essere seguito con la massima attenzione – dichiara Pietro Depaoli presidente dell’Associazione.”
“I nostri produttori sapranno cogliere questa grande opportunità, di lungo periodo, che viene loro offerta da una industria tanto prestigiosa. Siamo certi che la Ferrero di Alba sarà un partner sicuro ed affidabile che ci consentirà di operare nella assoluta trasparenza di mercato oltre che nel rigoroso rispetto delle leggi.
“In un momento di “volatilità” dell’industria, dove marchi storici della tradizione casearia locale vengono trasferiti in Italia e magari all’estero, e dove consistenti volumi di latte piemontese devono essere venduti fuori regione, ben venga un serio progetto industriale che possa garantire sino al 2020 un orizzonte sereno per un elevato volume di latte.”
Le fasi operative saranno sviluppate, d’intesa con le Organizzazioni Agricole, in una logica interprofessionale, utilizzando lo strumento dell’Organizzazione di Prodotto, così come prevede l’attuale normativa.
L’O.P. Piemonte Latte, che raggruppa la Cooperativa Piemonte Latte e Lait Service, che già oggi rappresenta il più grande primo acquirente di latte in quota della nostra Regione è candidata ad avere un ruolo determinante anche in questa direzione.
Con preghiera di pubblicazione e diffusione
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