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FIGLI DELL'ALER

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NON CI RESTA CHE SPERARE!

Post n°132 pubblicato il 20 Aprile 2008 da nisidacapino

SIAMO SEMPRE ALLE SOLITE!!!!!! URGENTE! CHI SA' PARLIIII

Sfondano la porta. Fanno entrare gli abusivi. E intascano fino a 3 mila euro. A Milano è emergenza per il mercato nero delle occupazioni
 
Trovare casa a Milano non è poi così difficile. Servono un po' di pelo sullo stomaco e un paio di migliaia di euro. Tanto basta al racket organizzato per consegnare un appartamento di una cinquantina di metri quadri da cui nessuno, per almeno otto anni, potrà mai cacciare il nuovo inquilino. Il fenomeno delle occupazioni abusive nel capoluogo lombardo ha ormai assunto proporzioni da emergenza: a fine 2006 le case dell'Aler, l'Azienda lombarda per l'edilizia residenziale, 'requisite' da abusivi erano 2.769, quasi il 7 per cento del totale. Altrettanti sono gli appartamenti del Comune cui è toccata la stessa sorte, anche se manca una stima ufficiale. Oltre 5 mila persone in pratica hanno rubato la casa ai 14 mila cittadini onesti che hanno partecipato ai bandi per le assegnazioni. Ci sono gli italiani che chiamano i parenti a occupare un appartamento vicino, appena liberato, gli stranieri che occasionalmente e dietro un modesto compenso adottano lo stesso espediente per i connazionali e c'è il racket organizzato, che offre il pacchetto completo dell'occupazione abusiva.

Polizia e carabinieri intervengono, in media, venti volte al giorno. Centinaia i verbali compilati dagli agenti e dai carabinieri che vanno a riempire enormi faldoni, destinati a fare solo statistica. Basta sfogliarli, quei verbali, per capire che dietro al fenomeno che crea ritardi di anni nelle assegnazioni regolari e danni per milioni di euro agli enti proprietari, si muove anche un'organizzazione criminale che si arricchisce senza rischi. In grado di avere informazioni in tempo reale sugli appartamenti che si rendono disponibili, con una lista di clienti del mercato nero delle case, e in grado di fornire un'assistenza tutto compreso, dalla nuova serratura all'allaccio della luce. Il tutto per cifre che vanno dai 300 ai 3 mila euro. In quei verbali ci sono storie di ordinario malaffare condite da reticenze e omertà: i tre egiziani che hanno pagato 2 mila euro a un marocchino "sconosciuto" per un appartamento in via Bruzzesi; una marocchina incinta al settimo mese che ha pagato "un italiano di 26 anni, di nome Fabio, incontrato al parco", per un alloggio di via Spaventa, mentre un'altra marocchina l'ha avuto in via Tommei da un italiano, che le ha anche cambiato la serratura. Trecento euro li ha intascati un altro marocchino per sistemare, in via Bellini, Katia, italiana di 22 anni, con una figlia di cinque. Una donna egiziana con due bambine piccole invece ha dovuto sborsare "1.050 euro ad un marocchino sconosciuto" per due vani più bagno in via Famagosta. E pazienza se quelle due stanzette erano già state assegnate dall'Aler ad un italiano di 76 anni, che ora dovrà aspettare chissà quanto un'altra sistemazione. Gli spacciatori di case restano impuniti, mentre gli abusivi, opportunamente istruiti, si fanno trovare da agenti e carabinieri con un attestato di gravidanza, qualche pargolo al seno e magari un anziano parente con certificato medico. E nessuna legge li potrà cacciare. L'ente proprietario presenterà una querela per occupazione abusiva che giacerà in tribunale, in attesa di un'improbabile sentenza di sfratto.

Fino a oggi nessuna inchiesta ha fatto luce sul fenomeno, anche se in sospetti si rincorrono. E spesso ricadono su altri inquilini o addirittura sugli stessi dipendenti di Aler e Comune. Accuse mai provate. O forse mai approfondite. L'unica condanna è di  Francesco G., 41 anni, dovrà scontare tre anni e quattro mesi per aver estorto, puntando una pistola alla tempia, 1.500 euro a una donna incinta a cui aveva procurato una casa. Le indagini hanno accertato che l'uomo, un inquilino Aler, aveva occupato una serie di alloggi che poi 'rivendeva'.

Per correre ai ripari l'azienda ha messo in piedi una task force. Siccome l'unica speranza di cacciare l'occupante è sorprenderlo in flagranza di reato, l'Aler ha predisposto una squadra che comprende un fabbro, un medico (200 euro a chiamata) e un proprio ispettore. La squadra, appena riceve la segnalazione di una porta sfondata, avverte le forze dell'ordine e si precipita sul posto. Nei primi nove mesi dell'anno sono stati così sventate 513 occupazioni su 711 segnalate. Ma i costi sono alti. Ogni intervento, compresa l'installazione di una lastra di piombo saldata al posto della porta, costa mille euro. Briciole in confronto al danno che le occupazioni provocano alle casse degli enti. 

Aler, denuncia che nel mirino dei senzacasa finiscono spesso interi edifici sgomberati per lavori di ristrutturazione: "Si assegnano gli appalti, si aprono i cantieri, ma gli operai non possono procedere perché in quegli edifici, in poco tempo, vanno a vivere famiglie abusive che noi non possiamo mettere per strada". L'altro espediente a cui ricorre l'Aler è quello di rompere, a colpi di piccone, i bagni degli appartamento sgomberati. Un metodo anti-economico ma efficace, perché permette alle forze dell'ordine di decretare lo stato di inagibilità dell'appartamento, con il conseguente allontanamento coatto degli occupanti. Mentre l'ultimo strumento burocratico è la delibera regionale del 2004, che vieta i bandi per le case popolari a chi in precedenza ha occupato abusivamente.

Ma anche il racket ha affinato le armi e ora colpisce soprattutto di notte e nei fine settimana, quando gli assistenti sociali sono difficilmente reperibili e diventa impossibile assicurare sistemazioni provvisorie in strutture di accoglienza. E infatti le occupazioni non si fermano, anzi. A ondate diverse, coinvolgono etnie differenti, a riprova del tam tam dell'organizzazione che le pilota. A San Siro occupano i marocchini, al Giambellino e nel quartiere Spaventa gli egiziani, mentre a Quarto Oggiaro è il momento dei romeni, di cui molti rom. Gli inquilini raccontano di veri e propri giri di perlustrazione compiuti durante la settimana. Poi, a metà settimana, arrivano le roulotte cariche di masserizie. E la domenica, all'alba, tutti i membri della famiglia escono dalla roulotte e salgono fino all'appartamento che qualcuno gli ha segnalato. A ottobre i carabinieri hanno salvato una famiglia rom, sorpresa a occupare un appartamento di un anziano morto da pochi giorni in via Lopez 8, e cacciata con violenza dagli abitanti dello stabile. "Poche ore dopo", racconta Donato, energico vecchietto a presidio del pianerottolo, "sulla porta di quell'appartamento è comparso un biglietto con il nome di un italiano che l'aveva subito dopo occupato illegalmente".

E la tensione tra i residenti aumenta. Gli inquilini regolari minacciano ronde, alcuni politici locali cavalcano l'onda del malcontento senza fare proposte concrete. Ma per avere conferma che gli alloggi pubblici sono terra di conquista basta leggere l'inserzione pubblicata su 'Secondamano' il 31 ottobre: 'Cedo casa Aler con grosso terrazzo di 35 mq. Totalmente arredata. Chiedo solo l'acquisto dei mobili. Prezzo 3 mila euro'. Anna Bubbico, responsabile della segreteria di presidenza dell'Aler, racconta di aver fatto la denuncia e di aver telefonato, fingendosi interessata. Le hanno risposto che l'appartamento era già stato assegnato.
 
ANCHE I PARTITI CI SGUAZZANO ALLA GRANDE .E VAIIIIIIIII!
 
Le case dell'Aler di Milano non fanno gola soltanto al racket delle occupazioni abusive. Anche i partiti politici e le associazioni più o meno stravaganti hanno fatto un'abbuffata di locali pubblici, regolarmente assegnati, ma con canoni d'affitto decisamente fuori mercato. Grazie a una mozione del consigliere regionale di An, Silvia Ferretto Clementi, l'Aler è stata costretta a rendere noti i beneficiari di 160 locali di proprietà della Regione. Trenta di questi sono occupati dai partiti politici, sopratutto ex Ds e Rifondazione (16 unità immobiliari). Tutti gli altri ospitano le attività di associazioni ben note, come la Lega italiana per la lotta contro i tumori, ma anche di sigle poco conosciute o addirittura misteriose. È il caso del Centro culturale Gawasi ('Che promuove la diffusione della rumba gitana'), dell'Ambasciata di Calabria, nel quartiere Botticelli, e del Centro studi Gianni Prosperini, insigne latinista, nonno dell'attuale assessore regionale al Turismo, Pier Gianni, che ammette che in quello scantinato da tempo non si sente parlare in latino. Una distribuzione di spazi, come si vede, trasversale, che ha suscitato le proteste delle 14 mila famiglie in attesa di un alloggio. G. D.

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