Tratto da Juventusclubdoc.it articolo a cura di Marcello Chirico
IN MARCIA PER UN BRICIOLO DI GIUSTIZIA di Marcello Chirico Non lo so. Me lo chiedono in molti, in questi giorni (manco fossi l’oracolo di Delfi), come andrà a finire la nostra brutta storia, scritta purtroppo da persone che credevamo dei geni e si sono rivelate invece dei furbastri (e mi limito a classificarle così, pur sapendo che è una diminuzio). Non lo so che cosa ha scritto Francesco Saverio Borrelli nella corposa relazione finita sul tavolo del commissario straordinario Guido Rossi. Di sicuro, non delle belle cose. Soprattutto sul conto della Juventus, data per spacciata prima ancora che l’ex procuratore capo di Milano venisse investito del nuovo incarico presso la Federazione. Aspettiamoci quindi una bella doccia scozzese, e se per caso sarà un pochino più tiepida andremo tutti quanti ad accendere un ex voto nel santuario più vicino alla nostra città. Non so come finirà , ma per un ottimismo naturale voglio convincermi che riusciremo a scamparla e a restare in serie A, seppur con una penalizzazione da paura. Dovessimo però – come pretende la piazza – essere cacciati in B (e, secondo l’opinione di qualcuno, ci farebbero pure un regalo) , accetterai la pena con serenità. A patto però che anziché retrocederci si limitino a declassarci (c’è differenza, datemi retta) , in modo da mantenere intatto l’Albo d’Oro ,l’unica cosa che al momento mi interessa per davvero. A quel punto scenderei in serie cadetta sereno, animato persino dalla convinzione che un anno d’espiazione ci purgherebbe anche dal quel malocchio che ci perseguita in campo internazionale e, da anni, ci impedisce di vincere la Champions. In una volta sola salderemmo i conti con la giustizia e la sfortuna, vedrete. Sono quindi preparato pure alla B, ma a un’altra a condizione: che alla fine non ci finisca solo la Juve. E non perché mi consolerebbe il vedere scendere insieme a noi pure il Milan e tutti gli altri (delle cui sorti mi interessa davvero poco, abituato come sono a preoccuparmi sempre e soltanto della mia squadra), ma semplicemente per un senso di giustizia. Perché le intercettazioni o vengono interpretate nella stessa maniera per tutti oppure le si cestina in blocco. Non si può dare del mostro a Moggi anche quando russa e poi dire che le conversazioni di Meani con arbitri e designatori fossero futili pour-parler di uno che , fra un po’, al Milan non sapevano manco chi fosse. Non si può parlare solo e sempre di moggiesca e negare l’esistenza di un parallelo sistema-Milan, orchestrato con gli stessi, identici metodi. Quello che i colleghi della carta stampata e televisiva si ostinano a non voler vedere, portando acqua alla tesi vittimistica del geometra Galliani, mi auguro sia stato chiaro al dottor Borrelli e altrettanto lo diventi ora per il Signor Rossi. Lo ripeto: non proverò soddisfazione a vedere il Milan retrocesso in serie B, ritengo semplicemente che sia un atto dovuto alla luce di quanto si è letto finora. Perché i nostri biglietti omaggio, regalati insieme ad orologi in plastica da 39euro e zainetti da 6 valgono tanto (o forse addirittura meno) di un trapianto di capelli in una clinica Svizzera o di una raccomandazione presso la Presidenza del Consiglio. Non si può accettare in silenzio nemmeno la tesi che Moggi tessesse le reti del malcostume calcistico e che Galliani cercasse di disfarle per il bene del calcio. Moggi tramava e Galliani faceva altrettanto, questa è la verità che però non ho trovato finora scritta con questa identica franchezza sui giornali oppure raccontata come avrebbe dovuto essere nella tante, troppe trasmissioni tv Così come mi sarebbe piaciuto sapere quanti altri Meani pullulavano nelle società di calcio, ma purtroppo questa mia – e penso anche vostra – curiosità non potrà mai essere soddisfatta perché i pubblici ministeri di Torino, prima, e di Napoli ,poi, hanno messo sotto controllo soltanto le utenze telefonichedell’intera dirigenza juventina, dei pesci piccoli del Milan , di un paio di dirigenti della Federazione, degli ex designatori , di Lotito e Della Valle. Stop. E’ un po’ la procedura adottata ai tempi del processo doping: casi conclamati se ne sono verificati un po’ dappertutto ma l’unica società a carico della quale venne aperta un’inchiesta specifica sull’argomento fu solo la Juventus. E poi ci vengono a raccontare che tanti magistrati facevano parte pure loro della moggiesca, quando la realtà sembra completamente differente: la Juve è odiata nei bar così come nei Palazzi di Giustizia. Quelli dove, dopo anni d’indagini, non riescono ancora a capire chi sia l’assassino di Cogne ma pretendono di aver capito già tutto del malcostume del calcio nostrano dopo nemmeno 10 mesi d’indagini. Delle due, l’una: o i giudici di questo Paese sono diventati improvvisamente dei fenomeni, oppure ci capivano poco prima e continuano a capirci poco anche adesso. Per non parlare poi dei cosiddetti 007 federali, che in meno di trenta giorni hanno dovuto aprire e chiudere la propria inchiesta su Calciopoli. Senza prove oggettive , come ammesso da loro stessi, ma che a quanto pare stavolta conterebbero davvero poco, perché - come leggo - e Moggi e Giraudo ne erano gli architetti. Quindi, per colpa loro, la Juve pagherà. Il giusto, torno ancora ad augurarmi. Una disparità di trattamento non sarebbe infatti ammissibile, e penso non verrebbe accettata neanche dalla stragrande maggioranza dei nostri tifosi, perchè si sentirebbero giustamente turlupinati. Peggio ancora: puniti più del dovuto solo in quanto rappresentanti della società di calcio più odiata d’Italia. Punire la Juve significa infatti punire soprattutto noi. Perché come sarà scritto sulle magliette che indosseremo il 1 luglio a Torino, . Noi quelli che soffrono, che si sbattono ogni volta che c’è bisogno, che se la prendono. Sempre e solo noi quelli a cui stanno più a cuore passato, presente e futuro di questa squadra. Perché – cito testuale il bellissimo distico della home page di bianconerionline - . E soprattutto non verrà mai meno, nella buona come nella cattiva sorte. Questa non è retorica plastificata, è verità distillata . Chi non ci crede venga sabato primo luglio a Torino e si metta a contare quanti sono questi coglioni di juventini che , pur immaginando come andrà a finire sta’brutta storia, saranno ugualmente lì, sotto la canicola, a dimostrare una volta di più il proprio amore per la Vecchia Signora. Un gentiluomo non abbandona mai una signora, e noi gentiluomini lo siamo decisamente di più di chi ci ha rappresentati fino ad oggi e ci ha procurato solo guai . Perchè noi vogliamo bene, in quanto NOI – SIAMO – LA - JUVENTUS.
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