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Aivanhov: RELAZIONE TRA IL PENSIERO E IL SILENZIO


𝗜𝗹 𝘀𝗶𝗹𝗲𝗻𝘇𝗶𝗼, 𝗰𝗼𝗻𝗱𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗶𝗻𝗱𝗶𝘀𝗽𝗲𝗻𝘀𝗮𝗯𝗶𝗹𝗲 𝗮𝗹 𝗽𝗲𝗻𝘀𝗶𝗲𝗿𝗼 
 La vera potenza dell'uomo e' quella del pensiero. Lo sapete e tutti lo sanno: e' il pensiero che dirige, realizza e crea. Ma per poter lavorare, il pensiero ha bisogno di determinate condizioni, e una delle condizioni essenziali e' il silenzio. Ecco cio' che non e' stato ancora ben compreso dalla maggior parte delle persone, poiche' quel che generalmente viene chiamato "pensiero" troppo spesso e' solo un agitarsi dell'intelletto. Si cerca la pagliuzza nell'occhio del vicino, ci si chiede come sopraffare un concorrente, si fanno progetti per la carriera politica...e tutto questo lo si chiama "pensare"! Ebbene no, tutto questo in realta' si chiama essere in balia dei propri istinti, capricci e ambizioni...tutto quel che volete, ma non puo' definirsi "pensare".Ed e' anche un errore credere che il pensiero si sviluppi nelle discussioni, nei confronti e nelle controversie. Qualcosa indubbiamente si sviluppa, ma in ogni caso non si tratta del puro pensiero. Ecco perche' la meditazione e' un esercizio tanto difficile per la maggior parte degli esseri umani: perche' essi non sanno cosa sia realmente il pensiero ne' come servirsene. Credono di poter entrare nel mondo del silenzio cosi', senza alcuna preparazione, con uno strumento rumoroso che in realta' non fa che turbare il silenzio. Infatti e' esattamente questo che si verifica, e' il loro pensiero mal dominato a turbare il silenzio: corre a destra e a sinistra scompigliando ogni cosa al suo passaggio.La regione del vero pensiero e' il piano causale, ossia il piano mentale superiore; piu' il pensiero scende e si allontana da quelle alte vette, piu' viene ostacolato e deviato. Ora, per far fronte a tutti i problemi della vita quotidiana con i quali l'uomo deve confrontarsi, il suo pensiero e' obbligato a scendere e rivestirsi di abiti spessi e grossolani; sotto quelle vesti, il pensiero diventa sicuramente irriconoscibile e si indebolisce. E' in alto che il pensiero e' onnipotente; ma appena scende nelle regioni dell'intelletto (piano mentale inferiore) e del cuore (piano astrale) si copre di impurita' e, non essendo piu' vergine, perde quasi tutta la sua forza di penetrazione. Se volete che il vostro pensiero ritrovi la sua vera potenza per meditare e legarvi al Cielo, dovete salire fino al piano causale dove regna il silenzio assoluto.Osservandovi bene constaterete che piu' vi elevate sulle cime delle alte montagne spirituali, piu' vi calmate; l'ordine divino si ristabilisce in voi e improvvisamente sentite il silenzio, come se tutte le vostre cellule si fossero armonizzate. In quella pace, in quell'armonia, il pensiero liberato puo' prendere il volo, puo' innalzarsi nello spazio e immergersi nell'oceano di luce. Nulla puo' piu' ostacolare il movimento delle sue ali possenti. Anzi, piu' voi scendete nelle pianure, spiritualmente parlando, piu' si produce rumore nei vostri pensieri e nei vostri sentimenti, e quando volete concentrarvi sul Creatore o sulla Madre divina, non ci riuscite.Eh si, voi dite di aver meditato, ma Dio solo sa se, quando siete rimasti in silenzio, avete saputo dirigere i vostri pensieri verso i piani superiori!...Quali sono i soggetti, le immagini e i ricordi sui quali avete indugiato? Sempre su cio' che e' terra terra: come avete mangiato e bevuto, come avete litigato o come vi siete baciati...A causa di tutto quel frastuono, non siete ancora riusciti a proiettare - almeno per qualche minuto - il vostro pensiero fino alle regioni dell'anima e dello spirito.Finche' rimarrete a stagnare nei piani astrale e mentale inferiore, sarete tesi, agitati e non troverete mai il silenzio necessario al lavoro spirituale. E' la natura dei pensieri e dei sentimenti ordinari che produce tali effetti, e non puo' essere altrimenti. Ed e' proprio nella natura dei pensieri e dei sentimenti interessati ed egoistici provocare in voi la tensione, l'eccitazione e il disordine. Quali che siano gli sforzi che fate per meditare, non ci riuscirete finche' non vi sarete sforzati di introdurre in voi il silenzio."Pensare" significa in primo luogo essere capaci di liberarsi dalle preoccupazioni quotidiane, al fine di concentrarsi in modo disinteressato su un soggetto di natura filosofica, spirituale. "Pensare" deve servirci a progredire nella via della comprensione riguardo all'essere umano, all'universo, a Dio stesso, e tale comprensione non la si ottiene con la lettura di libri o con le discussioni. E' nel silenzio che il sapere immemorabile, sepolto nel piu' profondo di noi stessi, a poco a poco affiora alla coscienza. L'uomo, microcosmo riflesso del macrocosmo, e' il depositario di tutta la memoria del mondo. Il silenzio prepara le condizioni affinche' in noi si risvegli la memoria originaria.Ecco cio' che di piu' utile un istruttore possa insegnarci: i benefici del silenzio, come pure le condizioni che esso ci offre per la nostra evoluzione.Beati coloro che hanno capito quanto sia necessario imparare a lasciare le regioni inferiori dei pensieri e dei sentimenti per avvicinarsi alla sorgente divina, poiche' e' la' che troveranno gli elementi per intraprendere una vera attivita' e vivere la vera vita.𝗢𝗺𝗿𝗮𝗮𝗺 𝗠𝗶𝗸𝗵𝗮𝗲𝗹 𝗔𝗶𝘃𝗮𝗻𝗵𝗼𝘃 (𝘓𝘢 𝘷𝘪𝘢 𝘥𝘦𝘭 𝘚𝘪𝘭𝘦𝘯𝘻𝘪𝘰)