UN CUORE NUOVO

20-11-2010 - Son tornato a casa.


Come già era previsto, lunedì, nel tardo pomeriggio, son tornato a casa. La cagnolina mi ha fatto una grande festa, è bello tornare alla propria abitazione dopo undici giorni di ricovero ospedaliero. Devo dire che è servita la permanenza in ospedale; la glicemia ora va benissimo grazie alle correzioni, apportate dal medico diabetologo, alla somminiztrazione di insulina. Ora ho tre tipi diversi di insulina da assumere, oltre ad alcuni medicinali aggiunti dai medici alla mia già molto ampia lista di farmaci da "mangiare e da bere". Altro fatto positivo, anch'esso dovuto al ricovero ospedaliero, sta nel fatto che ho ripreso a dormire la notte, restando sveglio durante la giornata. Era bruttissimo addormentarmi verso le quattro o le cinque del mattino e vagando come uno zombi durante il giorno, fino al punto di addormentarmi e protrarre il sonno per molte ore. Ovvio e preventivayo che per il resto, nulla + cambiato ... anzi. Restano i dolori anche se hanno cercato di ottimizzare l'apporto di antidolofici, resta l'affanno anche a riposo oltre a tutti disagi che via via si sono allineati alla mia precaria condizione di vita. A tutto ciò si è aggiunto nell'ultimo periodo, un tremolio diffuso in tutto il corpo del quale nemmeno immagino la causa e questo mi fa preoccupare non poco; analizzo le tante possibili radici e tutte sono poco edificanti. Dunque altri problemi, altri grattacapi ed altri dolori; il tutto non fa altro che aumentare il mio disagio e, di conseguenza, il morale si abbatte sempre più. Ero felice dei piccoli, ma importanti, miglioramenti che si erano verificati durante la degenza; ora, alla luce di questa nuova patologia, aumentano i tanti dubbi e le tante certezze riguardo la mia vita. Non so che farci, io continuo a rispettare tutti i consigli dei medici, ma la situazione resta insopportabile fino al punto di ribadire la mia ormai nota convinzione ... meglio sarebbe terminare qui la vita ... quanta sofferenza in meno e quanto disturbo in meno che arrecherei ai miei parenti, in primis a mia moglie che si sacrifica in continuazione per me. Ribadisco anche il concetto della mia inutilità verso la società e della mia continua necessità di attingere al bene comune. Nonostante tutto, continuo a sottopormi alle visite necessarie ed ad assumere quella montagna di farmaci che mi "aiutano" a ricordare il mio calvario. Perchè lo faccio? Potrei dare tante risposte, ma nemmeno io sono convinto che siano quelle giuste ... Intanto continuo a vivere o dovrei dire vegetare?