L'Anonimo

LA CULTURA DELLA FATICA


Il ciclismo è questo, se vuoi far andare una bicicletta la fatica è una cosa alla quale non puoi sfuggire, la fatica è cattiva ti entra nel fisico, ma a volte prima nella testa con un gingol che spesso ti incita a mollare, perché poi starai meglio.La fatica a mio avviso è allenabile, per portare la sua sopportazione a livelli più alti.Oggi ho allenato la fatica, visto che ancora una volta ho trovato un Papataso che non pedala mai, come dice lui, ma che di fatto mi ha fatto venire altri capelli bianchi in testa nelle due salita di giornata, San Giorgio e Pendola.
La cronaca è fatta di un velocissimo avvicinamento alla zona del Valpolicella grazie ad un vento che spirava fortissimo in quella direzione, e di un arrembante Tommy che ci recupera sul lungadige a corsa già partita.La prima salita da Sant'Ambrogio ha messo le ali alle ruote del Papataso che chiude un quaranta secondi davanti agli inseguitoti; io viaggio da una settimana di nuovo dotato di cardio fatto il primo chilometro fra i 170 e i 176 battiti non sono riuscito a spremermi di più, la fatica nello specifico è detonata prima nella mia testa, che nelle gambe e in tre,due, uno secondi mi sono staccato.
La Pendola è stata vissuta a ritmo più basso all'inizio con il Tommy che prova il recupero con due allunghi e con la coppia di Pezzi che fino ai meno trecento dalla vetta viaggia appaiata e con il solito Papataso che allunga nel finale.Dopo la discesa si punta verso casa, per me l'idea di mettere nel cilindro anche il Pian di Castagné fatto direi male, il cuore non andava più su e le gambe iera decisamente a posto. Si chiude con 110 chilometri, ma con tanta fatica da allenare ancora!