L'Anonimo

TEST CAYO ... E CALVARINA


Prima uscita vera con la nuova stradale marchiata Focus vestita del nuovo telaio Cayo. Per provarla al meglio metto assieme quattro salite di spessore sfruttando la scia del più veloci Papataso e Walter Bertini. La salita a Castelcerino ci fa da trampolino per la vallata di San Giovanni dove ci arriviamo all'altezza di Roncà da cui parte la sempre bella salita al Calvarina. E' una salita a mio modo si vedere spettacolare, la definisco una quattro stagioni, la puoi fare in qualsiasi periodo dell'anno visto che nonostante sia lunga oltre nove chilometri non si arriva a quote elevate. Riavvolgendo il nastro della tappa, mi vediamo già sulla prima salita arrancare per cercare di tenere il passo della coppia di compagni. Tornando al Calvarina è una salita che adoro e che anche se spesso mi fa soffrire la si fa sempre volentieri. Oggi l'abbiamo presa alla “volemose bene” almeno fino a metà poi il Papataso si è involato, come si vede dalla foto, seguito di li a poco dal Walter.
Io chiudo terzo che le sempre podio.Eccoci dopo lo scollinamento a percorrere la tortuosa discesa che ci riporta a Roncà, una discesa difficile, molte tecnica nella quale riesco a copiare lo scendere del Papataso; la Cayo si guida con più facilità rispetto all'Izalco che conta su un telaio più reattivo, e nervoso adatto più ai prof che ai granfondisti. Ecco di lui rimpiango proprio la sua prontezza, ma la facilità di guida della Cayo e la sicurezza che mi ha dato mi ha fatto strappare il primo vero sorriso del test.Il Walter corre domenica così si sceglie per la via del rientro che ci vedrà impegnati prima sulla salita del gabbio, e poi solo per me sulla Mezzane-Castagnè.Dopo aver salutato i compagni di avventura mi involo solitario verso l'ultima salita di giornata, finalmente posso gestire un ritmo meno tirato tanto oramai non avevo nessuno ad attendermi, e la salita scorre via senza grossi patemi. Non resta che gustarmi di nuovo la discesa e volutamente scelgo per il Pian-Montorio con molte più curve per capirci ancora di più di questa Cayo. E bello sentire la sicurezza che ti viene trasmessa dalla bici che ti invoglia a buttarti nelle curve. Esco dalle “S di Bagatela” come non mi succedeva da almeno dieci anni, con una sensazione di stabilità imbarazzante.
Finisce con cento chilometri questo lungo test marchiato Cayo, che dire:Cayo e Izalco sono due cose completamente diverse, me ne ero accorto dopo pochi chilometri anche nel primo giro. La prima di certo votata più al granfondista più facile ma di certo un qualcosa meno reattiva. Della seconda l'Izalco di certo rimpiangerò lo scatto che aveva e la sua reattività che mi ha sempre fatto un poco penare in discesa. Avere un mix sarebbe perfetto ma dopo questa pedalata il benvenuto alla Cayo è più che meritato.