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Bruno su Europa: La ritrosia del Terzo polo


Europa si chiedeva l’altro giorno perché il nascente Terzo polo non si sia precipitato a dare sponda alla «apertura al centro» annunciata da Pier Luigi Bersani. Proverò ad argomentare le ragioni non di una diffidenza, ma di una scelta, condivisibile o meno, di orizzonte. È abbastanza naturale ed ovvio che il nuovo Polo, nato dalla crisi del sistema politico attuale, coltivi legittime ambizioni sia politiche che di crescita elettorale. Ed è altrettanto naturale che si predisponga a “fare da sé”, non fosse altro che per un elementare criterio di prudenza. Fare da soli, senza dipendere – per insediamento sociale, per proposta politica e per consistenza elettorale – né dal Pdl, né dal Pd. Costruire uno spazio autonomo volendo portare nel confronto politico il merito delle proprie convinzioni e delle proprie idee e non il pregiudiziale interesse ad evidenziare posizioni parlamentari terze rispetto ad altri.La questione, in verità, è ancora più profonda e riguarda le prospettive della nuova area politica. Per imporsi definitivamente il nuovo Polo non potrà che essere una alleanza tra soggetti che provengono da storie diverse, ma che insieme coltivano la dichiarata ambizione di approvare le necessarie riforme strutturali in grado di innescare quei meccanismi di crescita duratura che da soli potranno garantire sviluppo e unità al nostro paese. In altri tempi si sarebbe detto che si tratta di una coalizione tra forze di governo. E come ogni aggregazione di governo il Polo della responsabilità assume quelle che Europa ha definito «scelte di opposizione moderata»; non per differenziarsi da altri, ma per marcare – anche dall’opposizione – che intende candidarsi a guidare il paese. In fondo il nuovo Polo, nato tra lo scetticismo e l’incredulità di molti addetti ai lavori, altro non è che una proposta di governo. Nessuno può chiedere ad un’alleanza nata con l’atto della mozione di sfiducia all’esecutivo Berlusconi votato qualche giorno fa, di avere già pronti e definiti programma, leadership, identità, messaggi, bandiere, simboli e candidati. Ci sarà un tempo per ogni cosa. Magari la strada giusta per arrivare a guidare bene il paese e accompagnarlo verso uno sviluppo moderno, passerà per intese più larghe. Alleanze da ricercare, sicuramente, con partiti non condizionati dalle forze più estreme, più radicali e più populiste. In molti guardano con grande rispetto e attenzione a questa possibilità. Rispetto e attenzione ma, in onestà, non tantissima fiducia, nonostante la ragionevolezza e il coraggio delle ultime posizioni di Bersani in merito al dialogo con il nuovo Polo. Le distanze, purtroppo, restano ancora consistenti e da quel mondo – che è stato il mio mondo – si registrano ancora forti ostilità verso profili maggiormente liberali e riformisti. Probabilmente si tratta di residui del vecchio armamentario del secolo breve. Tuttavia esistono e non è difficile prevedere che saranno causa di altre conseguenze. Ci piacerebbe, invece, poter dialogare presto con un partito della sinistra di governo che sappia differenziarsi apertamente dalle estreme antagoniste, populiste e antipolitiche. Potrebbe voler dire che esistono le condizioni per costruire una risposta di governo ancora più larga di quella che abbiamo in mente noi. E gli stessi tempi di realizzazione potrebbero accorciarsi di molto, consentendo al paese di riprendere fiducia in se stesso e nelle sue straordinarie potenzialità.sen. Franco BRUNO per il quotidiano EuropaI, 24 dicembre 2010