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Battisti su Europa: Quel doppio filo che lega cultura e politica


È stato un anno di mobilitazione per la cultura italiana e per lo spettacolo in particolare e tutto il mondo del cinema, del teatro e della lirica ha manifestato compatto e unito. La bellissima manifestazione sul red carpet alla festa di Roma, le tante assemblee nei teatri italiani, le parole espresse alla prima della Scala davanti al presidente della Repubblica in difesa della nostra Costituzione per sottolineare il valore e l’importanza della cultura sono stati alcuni dei momenti di un’alta battaglia per un bene inestimabile: la cultura, appunto. Dall’altra parte, ed è questo il termine giusto, abbiamo un governo totalmente incapace non solo di governare ma anche solo di capire e un ministro inutile quanto dannoso per la cultura italiana, una mancanza assoluta di proporre una qualsiasi politica culturale, un taglio netto e ponderoso di risorse, una totale assenza di prospettive. Questo il quadro della situazione. Ho espresso da molto tempo a chiare note sulle pagine di questo giornale quanti danni si stavano compiendo e quante opportunità perdendo senza che mai, dico mai, nessuno ritenesse di sostenere chi nella politica o con responsabilità dirette nel cinema pubblico, come in passato il sottoscritto, si esponeva chiaramente. Abbiamo avuto un ministro della cultura, Francesco Rutelli, che ha fatto molto rifinanziando il cinema di ciò che gli era stato tolto dal governo precedente, istituendo il tax shelter e il tax credit, provvedimenti attesi da anni, agendo sempre di concerto con tutte le categorie interessate e tutto ciò in meno di 24 mesi. Gomorra e Il Divo sono stati resi possibili anche attraverso il concreto sostegno dello stato e hanno trionfato sulla scena internazionale.Il sottoscritto è stato presidente di Cinecittà Holding ereditando una situazione disastrosa dal punto di vista finanziario e dell’immagine e, i numeri lo dimostrano, ha risanato ciò che si poteva in due anni rilanciando una delle immagini gloriose del cinema italiano, sempre in accordo con le organizzazioni sindacali e senza eliminare un solo posto di lavoro e sempre difendendo il bene pubblico contro le aggressioni e gli appetiti privati che non hanno mai smesso l’intenzione di voler mettere le mani su Cinecittà.Il giorno dopo la formazione del nuovo governo il sottoscritto si è dimesso per non cedere il passo a politiche dannose e disastrose per il cinema italiano. Oggi questo governo ha definitivamente sepolto qualsiasi residua speranza di sopravvivenza rinnovando per soli sei mesi gli incentivi fiscali, in attesa di cancellarli definitivamente, e cancellando qualsiasi reintegrazione del Fus, riducendo Cinecittà a un nulla assoluto in un silenzio assordante della sua dirigenza.Devo fare due considerazioni politiche. La prima: è ora che chi rappresenta il mondo del cinema prenda atto che non è tutto uguale, ci sono parti politiche che hanno a cuore il destino del cinema italiano e parti politiche che operano in senso contrario e chi opera in quel mondo si deve assumere una responsabilità, quella di uscire da una finta apoliticità per prendere parte in difesa del proprio lavoro.Succede in tutto il mondo civile e democratico, alla luce del sole e più che legittimamente. Non basta polemizzare con l’attuale governo, lo si doveva fare da subito e andava riconosciuto a chi bene aveva operato i meriti che obiettivamente gli spettano e mi riferisco al precedente governo, ma nessuno lo ha fatto. Quando ho avuto il privilegio e l’onore di presiedere Cinecittà ho visto intorno a me molto scetticismo se non ostracismo perché non appartenevo, e ne sono orgoglioso, a nessuna di quelle chiese o conventicole che si sono sempre accontentate di “conservare” purché fossero garantiti per lo più alcuni interessi particolari.E ho visto poi autorevoli esponenti pronti ad allearsi con chi fino al giorno prima osteggiavano all’insegna del primum vivere.Bene, tutto ciò non funziona e va detto. Che ciascuno difenda i propri interessi è legittimo,che ci si vesta di ideologia o di finta politica è inaccettabile. È altrettanto inaccettabile e demagogico che le attuali e sacrosante manifestazioni si tingano di una sorta di rifiuto della politica tout court perché così non se ne uscirà mai. Se questo movimento vuole avere un futuro deve dare a Cesare quel che è di Cesare, assumere una responsabilità politica, certamente non partitica, far prevalere l’interesse pubblico generale a quello privato e particolare, nella sostanza caricarsi di una responsabilità altrimenti di qui a poco si scioglierà come neve al sole, i più furbi sopravviveranno, i giovani e i lavoratori dello spettacolo pagheranno un prezzo molto alto e la cultura proseguirà una corsa in discesa. È solo così,in termini più generali, che la società civile potrà nobilmente svolgere il suo ruolo ora quanto mai indispensabile per una rinascita del nostro paese. La cecità descritta da Saramago e l’indifferenza raccontata sempre dallo stesso autore nel saggio sulla lucidità ci trasformeranno da cittadini a clienti se non ci sarà etica, riscossa civile e ritorno alla politica.Alessandro Battisti, Europa, 29 dicembre