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LE PELLICCE DI CONIGLIO: IL MASSACRO IGNORATO.

Post n°33 pubblicato il 14 Dicembre 2007 da Clinamen_77


ECCO NUMERI E DESTINAZIONI
Rapporto Animal-Lav.


Ogni anno nel mondo più di 900 milioni di conigli sono allevati e uccisi per la produzione di carne e pelli da pellicceria. Nell’Unione Europea sono uccisi circa 350 milioni di questi animali e la Cina ha raggiunto tale livello con una tumultuosa crescita del numero di animali negli ultimi dieci anni. E’ praticamente impossibile distinguere tra i conigli utilizzati per la sola produzione di carne e quelli allevati esclusivamente per le caratteristiche del loro manto. Una grossa parte delle pelli derivanti dai conigli macellati viene utilizzata per confezionare capi d’abbigliamento di bassa qualità e basso costo. Tuttavia l’utilizzo delle pelli di coniglio negli ultimi anni ha subito un incremento significativo, andato di pari passo con l’affermarsi di inserti e bordature di pellicce in capi di abbigliamento tradizionali.
E così milioni di esseri viventi sono terrorizzati, detenuti in gabbie del tutto inadeguate, senza possibilità di muoversi, sottoposti a violenze continue, trasportati senza un minimo di considerazione per il loro essere creature senzienti e, infine, sgozzati senza ricorrere a sistemi di stordimento efficaci. Tutto questo per assecondare una moda che si ostina a promuovere capi in pelliccia o ornati di pelliccia, senza alcuna considerazione per le sofferenze degli animali.
La pelliccia di coniglio non è un semplice sottoprodotto dell'industria della carne: al mondo milioni di conigli vengono allevati anche solo per la pelliccia. Gli animali, infatti, sono selezionati specificamente per il loro manto, che porta a profitti elevati e a una diffusa commercializzazione dal momento che gli articoli in pelliccia di coniglio di buona qualità sono economicamente più accessibili per i consumatori rispetto a quelli realizzati utilizzando vere pelli di volpe, cincillà, visone o simili.
Nonostante queste specifiche selezioni, anche dai conigli allevati per l’alimentazione umana si ricavano pelli, tuttavia di scarsa qualità e quindi non pregiate; i conigli usati per l’alimentazione, infatti, vengono macellati ancora troppo giovani perché il loro manto sia formato e utilizzabile in pellicceria per confezionare capi di qualità. Anche le condizioni d’allevamento dei conigli da carne incidono negativamente sulla qualità del manto, limitandone perciò l’utilizzo in pellicceria.
I CONIGLI
Animali senza diritti e senza protezione alcuna: è questa la realtà per i conigli, allevati e uccisi senza alcuna regola nella stragrande maggioranza dei Paesi del mondo. Animali estremamente docili e timorosi, spesso considerati domestici compagni di vita di noi umani.
Ogni femmina di coniglio allevata per produrre carne e pelliccia partorisce circa 10 piccoli ogni 45 giorni determinando “produzioni” molto frequenti.
Le coniglie di solito allattano per 30-35 giorni (anche se i tempi possono variare) e hanno una pausa di 10 giorni fino al parto successivo. Le fattrici vivono fino a 2 anni, prima di finire la loro esistenza al mattatoio; ogni riproduttrice può generare circa 80 figli in un anno, 160 nei due anni che la catena di montaggio le permette di vivere. L’inseminazione artificiale è molto comune diffusa negli allevamenti, alcuni allevatori staccano i piccoli dalle mamme per 2 giorni, perché se non allattano è più facile farle ingravidare di nuovo.
I conigli sono mandati al macello a circa 6 settimane di vita se allevati per ricavarne sia carne che pelliccia; se la destinazione è solo la produzione di pellicce, la macellazione avverrà tra i 3 e i 5 mesi d’età, quando il manto è formato, folto e lucente.
“Utilizzi” finali dei conigli allevati in cattività
LE RAZZE UTILIZZATE PER CONFEZIONARE PELLICCE
I conigli cincillà (conigli cincillà Rex) hanno la pelliccia molto simile a quella di un vero cincillà, perciò sono allevati per il loro manto, spesso spacciato per cincillà originale. La razza fu creata negli anni ‘20 nella città francese di Coulange, da Amedee Gillette che per primo vide la possibilità di incrociare conigli tradizionali fino a giungere alle 13 varietà esistenti attualmente.
I conigli hanno due tipi di pelo: il pelo propriamente detto e il sottopelo.
Nei conigli Rex questi peli hanno il medesimo diametro e la stessa lunghezza. Il pelo è molto più sottile e la quantità per unità di superficie è maggiore, perciò il manto risulta assai più isolante. Da questo punto di vista è simile al cincillà e al visone. I più allevati sono i conigli Rex bianchi (albini), castoro e cincillà, per la pelle pregiata e redditizia che ne risulta. Nei conigli Rex la carne che ne deriva è considerata un prodotto secondario.
Il confronto tra le caratteristiche del coniglio cincillà Rex, il cui manto viene spesso spacciato per il più morbido pelo di vero cincillà, chiarisce le ragioni per cui commercialmente si opta per l'allevamento cunicolo, meno costoso e più redditizio:
- le femmine di cincillà di solito partoriscono solo due piccoli all’anno, l’allevamento risulta così molto più costoso e meno redditizio di quello dei conigli;
- i veri cincillà vengono normalmente uccisi all’età di circa un anno.
L’Orylag
Il coniglio Orylag è allevato esclusivamente in una regione della Francia e deriva da una ibridazione voluta dall’uomo partendo da un coniglio della razza Rex. Nel 1985 L’Istituto Francese per la ricerca in Agricoltura, tramite procedure di incrocio, sviluppò questo ibrido dal pelo di elevata qualità e, al contempo, una buona quantità e qualità di carni, determinando una produttività elevata. Le pelli di questi conigli, sottoposte a controllo da parte di una cooperativa, sono utilizzate dalle grandi marche dell’alta moda, che richiedono una pelliccia di alta qualità e poco diffusa. Questi conigli sono allevati esclusivamente in Francia e la commercializzazione dei loro prodotti è sottoposta a procedure di certificazione, numerazione della singola pelle e controllo. Le riproduttrici partorisco in media 7 cuccioli e sono sottoposte a inseminazione artificiale entro una settimana dal precedente parto. I cuccioli di Orylag vivono con la madre le prime 4 settimane di vita per poi essere allevati in gabbie singole per prevenire l’aggressività tra i conigli.
La produzione di questi conigli genera ogni anno un volume d’affari per gli allevatori francesi di oltre 3 milioni di euro.
I NUMERI DELLE PELLI DI CONIGLIO
La cifra complessiva stimata di conigli uccisi ogni anno è aumentata nel corso degli ultimi due decenni, fino a raggiungere i 900 milioni (stima annuale mondiale). La crescita maggiore si è rilevata in Cina che nel 2005 ha ucciso poco meno di 350 milioni di conigli. La maggior parte dei conigli viene uccisa per mangiarne la carne ma molti sono allevati per la loro pelliccia. Con variazioni minime, il numero di conigli uccisi in Europa è rimasto costantemente intorno a 350 milioni di conigli all’anno negli ultimi 20 anni.
Nell’Unione Europea, Germania e Francia esportano pelli di coniglio di qualità elevata e ad alto prezzo, mentre la Spagna è il maggiore esportatore di pelli di qualità inferiore, spesso sottoprodotto dell’industria della carne. L’Italia è tra i principali produttori di conigli: ne alleva ogni anno oltre 90 milioni, ed è inoltre il principale Paese importatore in Europa di pelli da pellicceria, segno evidente di una vocazione di Paese trasformatore. Il nostro Paese importa il 47% delle pelli importate nella intera UE e ne esporta circa l’11%. La Spagna è il maggiore produttore europeo ed esporta il 69% delle pelli esportate dalla intera UE.
Anche se il coniglio è l’animale maggiormente utilizzato in pellicceria, il commercio delle pelli di questo animale genera nella Unione Europea solo il 2% del fatturato del settore della pellicceria, segno evidente del modesto valore di queste pelli. Nel 2005 circa il 91% delle pelli conciate importate nella UE sono state considerate pelli “a basso costo” e solo il 9% è stato considerato ad “alto costo”. La distinzione è basata su un livello medio del prezzo di ciascuna pelle: le pelli importate all’ingrosso con un prezzo medio superiore agli 8 euro sono considerate di “alto prezzo” e questo dato rende l’idea di quali margini di guadagno si possano determinare ricorrendo a queste pelli per la realizzazione di inserti.
Più del 76% della produzione totale nell’UE viene realizzata in Italia, Spagna e Francia, e l’allevamento di tipo familiare è ancora diffuso.
Dal 1999 il volume delle esportazioni di pelli dall’UE alla Cina è cresciuto a dismisura passando da meno di 2 milioni di pelli a più di 14 milioni di pelli nel 2006, segno tangibile che la Cina oltre ad essere Paese produttore di animali è anche leader nella produzione di capi di abbigliamento.
L’esportazione di pelli a basso costo da parte dell’UE avviene verso la Cina, che ha visto aumentare vertiginosamente sia l’esportazione che l’importazione di questo genere di pelliccia. Il direttore di un mattatoio del Portogallo ha affermato che la Cina acquista l’intera produzione di pelli di coniglio di Spagna e Portogallo.
L’esportazione verso il grande paese dell'Estremo Oriente suggerisce che in quel paese si utilizzino su vasta scala le pelli di coniglio di qualità inferiore, con un valore che può arrivare anche a meno di 1 euro a pelle per gli articoli di abbigliamento da esportare.
L'Unione Europea tuttavia, in particolare l'Italia, importa dalla Cina un gran numero di pelli pregiate di coniglio, provenienti da animali allevati esclusivamente per la loro pelliccia.
LE CONDIZIONI DI VITA NEGLI ALLEVAMENTI
Negli allevamenti intensivi i conigli sono tenuti in condizioni spaventose:
? reclusi in minuscole, sudice gabbie di metallo, circondati dai loro escrementi;
? trascorrono la loro intera, miserabile vita in queste unità intensive, senza possibilità di muoversi liberamente o di esibire comportamenti naturali;
? non possono scavare né preparare la tana, attività di grande importanza in natura;
? subiscono un tasso molto elevato di infortuni, malformazioni e mortalità;
? i conigli “da carne” e “da pelliccia” hanno un tasso di mortalità che raggiunge il 25%
La filiera dell’allevamento dei conigli è brutale e funziona in modo incessante. Gli animali vivono alcune settimane con le riproduttrici (in genere 3 o 4 settimane), poi vengono reclusi in gabbie individuali per evitare che l’aggressività stimolata dalle condizioni di detenzione provochi lotte tra gli animali. Gli standard accettati dall’industria per le gabbie prevedono in genere le seguenti dimensioni: 60x40 cm e altezza di circa 40 cm, uno spazio assolutamente insufficiente per un’animale abituato ad estendere i suoi lunghi arti posteriori tramite piccoli salti. La mancanza di questo tipo di movimento per gli animali è causa di turbe del comportamento e di gravi problemi fisici che possono giungere anche a provocare deformazioni della colonna vertebrale.
Una volta terminato il periodo di vita concesso dall'allevatore, gli animali vengono mandati al macello.
Il trasporto verso il mattatoio è un altro trauma: i conigli vengono ammassati - talvolta letteralmente gettati - in casse di plastica portate al mattatoio. Una volta arrivati alla loro ultima destinazione, sono costretti crudelmente a entrare in un contenitore, nel quale ricevono fortissimi colpi di cinghia per tramortirli.
Poi, appesi a un uncino, subiscono lo sgozzamento e molti continuano a contorcersi quando affrontano la fase successiva, in cui la pelliccia viene separata meccanicamente dal corpo, che sarà spesso - ma non sempre - destinato al consumo alimentare.
L’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare ha effettuato un studio relativo “all’incidenza degli attuali sistemi di stabulazione e di gestione sulla salute e sul benessere dei conigli domestici d’allevamento”, dal quale emergono con grande chiarezza una serie di problemi per il benessere degli animali:
“In particolare, il gruppo di esperti scientifici nota con preoccupazione, che la mortalità e morbilità dei conigli allevati sembra notevolmente più elevata rispetto alle altre specie allevate, soprattutto a causa di infezioni enteriche e respiratorie ed a problemi riproduttivi.”
“Il gruppo inoltre è conscio del fatto che la presenza di aggressività tra i conigli in allevamento impedisce loro di sviluppare relazioni sociali che si potrebbero sviluppare in altre situazioni.”
L’allevamento di milioni di conigli non è quindi soggetto ad alcuna disciplina permettendo abusi sugli animali e condizioni capaci solo di tenere in considerazione il profitto dell’allevatore e non le esigenze etologiche anche minime degli animali.
LA LEGISLAZIONE
Norme relative all’allevamento
L’allevamento dei conigli non è disciplinato da alcuna norma comunitaria o nazionale specifica. Esistono delle norme generali (direttiva 98/58 CEE, recepita in Italia con Decreto legislativo 146/2001) applicabili anche a questi allevamenti, che tuttavia non hanno portata tale da incidere efficacemente sulle condizioni di vita dei conigli durante l’allevamento. L’intervento da parte del legislatore comunitario sulla definizione di standard minimi applicabili all’allevamento di questi animali è una priorità assoluta. L’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha indicato tra l’altro nel suo rapporto: “Il gruppo ha fornito raccomandazioni sull’aumento delle misure delle gabbie e sui livelli massimi di densità per gli animali in fase di crescita...”
Norme relative alla macellazione
L’uccisione dei conigli è disciplinata dalla direttiva Europea 93/119 del 22 dicembre del 1993, recepita in Italia dal Decreto Legislativo 333 del settembre 1998. Tali norme, assolutamente inadeguate ad evitare sofferenze agli animali durante la macellazione, stabiliscono che i conigli vengano uccisi previo stordimento con mezzi meccanici. Tuttavia questi animali vengono appesi a testa in giù e fatti camminare in un nastro prima di tale stordimento, provocando loro sofferenze dettate solo dall’esigenza di macellare l’animale in una catena di montaggio. Per le specie da pelliccia molto spesso le strutture sono così inadeguate che non garantiscono uno stordimento all’animale che quindi morirà tra indescrivibili sofferenze.
AZIONI LAV
Con questa prima denuncia la LAV intende portare a conoscenza dell’opinione pubblica la realtà di milioni di animali vittime di pratiche di allevamento assolutamente cruente e di cui il grande pubblico non è a conoscenza. Ogni giorno un consumatore che acquista capi di abbigliamento con inserti in pelliccia contribuisce in maniera inconsapevole a sviluppare questa industria della sofferenza. L’informazione e la conoscenza di queste pratiche sarà il primo modo per i consumatori per non contribuire a tanta violenza e sarà anche il punto di partenza per la richiesta che la LAV farà per l’emanazione di norme minime relative alla protezione di questi animali.

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