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gioco d'azzardo

Post n°51 pubblicato il 15 Ottobre 2008 da sensuale_tt

Titolo dell'immagine: Schiavo delle mie brame. Storie di dipendenza da droghe, gioco d'azzardo, ossessioni di poteredi Cancrini Luigi

Articolo a cura di Ketti Chiappa 
Centro Studi e Ricerche Nostos

http://www.dipendenze.com/nuovedipendenze/gioco.asp

Giocatore patologico (o compulsivo): secondo la psicoanalisi, si ipotizza una dimensione masochistica del giocatore d’azzardo, in quanto il comportamento può essere interpretato come un inconscio desiderio di perdere; il giocatore aspetta con ansia il risultato della sua scommessa e gode della tensione che accompagna l’attesa. Forze inconsapevoli e incontrollabili lo spingono verso questo piacevole supplizio, è sopraffatto dalla brama di giocare, ma non gioca per guadagnare bensì esclusivamente per il piacere che deriva dal giocare. E’ motivato dal bisogno di soddisfare conflitti e pulsioni libidiche.

Il giocatore patologico ricalca le caratteristiche della struttura di personalità borderline, ovvero: oscillazioni violente del tono dell’umore, pienezza del coinvolgimento, difficoltà di controllo e altre manifestazioni di labilità dell’Io, debolezza della rimozione, drammaticità e precarietà delle relazioni interpersonali.

Giocatore sociale (non patologico): a differenza del giocatore patologico può smettere di giocare in qualsiasi momento, nessuno dei suoi valori personali è legato alla vincita o alla perdita, i valori per lui importanti sono ben altri. Per lui il gioco è un modo per rilassarsi, è stimolato dall’incentivo del guadagno facile ed è attratto dal rischio. E’ motivato dal desiderio di un passatempo e di divertimento, sia consciamente che inconsciamente desidera vincere e di conseguenza si affida più alla realtà che all’onnipotenza e non è guidato da motivazioni conflittuali e libidiche. Quando perde abbandono il gioco, così come quando vince, non ama rischiare molto.

 

In realtà la maggior parte dei giocatori di azzardo si colloca in una posizione intermedia, oscillando tra il sociale e il patologico. Risulta più conveniente includere i giocatori in un gruppo eterogeneo, che si differenzia al suo interno per il grado di autocontrollo e per l’impiego delle distorsioni cognitive, che sono:

-         Illusione di controllo: le persone trattano gli eventi di tipo aleatorio come se fossero sotto il loro controllo; nelle sue forme estreme può differenziare il sociale dal patologico.

-         La fallacia di Montecarlo: il giocatore sopravvaluta la probabilità di successo in seguito ad una sequenza di giocate sfortunate; la familiarità col gioco può incrementare l’assunzione di rischio. Si gioca alla rincorsa per rifarsi delle perdite, anche questo concorre a discriminare il sociale dal patologico. Gli eventi positivi sono appresi più rapidamente e memorizzati più a lungo rispetto agli eventi negativi; questo fattore può agire da forte rinforzo per il mantenimento del gioco.

-         Conferma della propria esistenza: grazie a stimoli cognitivi, emozionali e fisici che si sviluppano durante il gioco. Il giocatore afferma il suo valore individuale grazie ai sentimenti di autoefficacia che nascono dall’usare la propria abilità nella soluzione di un problema complesso, quale è il predire un evento. Il gioco d’azzardo è una vera e propria opportunità identitaria, in molti casi anche istituzionalmente legittimata.

 

Il locus of control dei giocatori: la percezione degli eventi come dipendenti (locus of control interno) oppure come indipendenti (locus of control esterno) dal proprio controllo, non porta a costruire una tipologia statistica. Nessun individuo può essere considerato o totalmente esterno o totalmente interno, il locus of control si riferisce a diversi aspetti della vita di una persona e quindi varia a seconda delle circostanze. Il gioco rimane pur sempre una parentesi gioiosa in cui si esce dalle responsabilità quotidiane e ci si abbandono ad una forza superiore della dea bendata, indipendentemente dalla posizione del locus of control.

Da una ricerca sul locus of control possiamo desumere che, vi sono 3 tipologie di giocatori, che si distinguono in base al ruolo di volta in volta assegnato dagli stessi alla competenza personale o alla fortuna:

-         Abilità e competenza: sono i fattori che fanno vincere il giocatore; questa tipologia è tipica di coloro che scommettono ai cavalli. Si sentono una razza speciale, una comunità e si percepiscono in contrapposizione col mondo esterno che bolla come “vizio del gioco” le loro raffinate capacità.

-         Componente aleatoria: determina la dinamica del gioco; percezione tipica del giocatore di lotto, lotterie e derivati. Molto spesso sono guidati da superstizione e dai sogni tradotti in numeri.

-         Equilibrio tra abilità e fortuna: tipica del giocatore di Totocalcio, che oltre ad affidarsi alla fortuna, crede anche nelle proprie capacità pronostichi.

 Il gioco d’azzardo: vincolo o risorsa?

E’ difficile stabilire una demarcazione tra giocatore sociale e patologico, per questo ci dobbiamo affidare a degli indicatori che stabiliscono la patologicità o meno.

Le stesse distorsioni cognitive sono una fonte diagnostica, così come la compulsività.

Nella nostra società è soprattutto in pericolo la fascia dei giovani, che si lasciano coinvolgere in maniera particolarmente intensa: il giocatore sociale si configura come una sorta di “identità vagante”, che vede nella scommessa un’occasione per dare un significato diverso alla propria vita e connotati diversi alla sua identità.

Finchè ci si ferma all’immaginazione, ci troviamo di fronte ad un normale bisogno di evasione dalla quotidianità.

La nostra cultura non promuove le valenze positive del gioco; la morale stabilisce che il denaro guadagnato senza fatica è peccaminoso (le Borse allora non dovrebbero esistere!!!). Incombe l’ombra del giocatore peccaminoso ed allora risulta più tranquillizzante fare di ogni erba un fascio.

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