AQUILA INDIANAStoria ed altro dei nativi americani |
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TATANGA MANI
Sono venuto al mondo con la pelle color bronzo e con essa mi sento bene. Alcuni dei miei amici sono nati con la pelle gialla, nera o bianca.
Nessuno l’ha scelta e va bene così. Ci sono rose gialle, rose rosse e bianche, ognuna di esse è bella.
Io spero che i miei figli vivano in un mondo in cui tutti gli uomini, di ogni colore, vadano d’accordo e lavorino insieme senza che la maggioranza cerchi di uniformare gli altri al proprio vivere.
(Tatanga Mani)
GERONIMO
TRE AQUILE
CHEROKEE
NUVOLA ROSSA
ARKEKETAH, DELLA TRIBÙ DEGLI OTO
JOSEPH, DELLA TRIBÙ DEI NASI FORATI
AH-LA-KAT, NIPOTE DEL CAPO JOSEPH
TORO SEDUTO (SIOUX)
VICTORIO
COCHISE
METACOM (RE FILIPPO-FIGLIO DI MASSASOIT)
Post n°16 pubblicato il 03 Aprile 2011 da Cavallo_pazzo_1
IL SUBARTICO La zona del Subartico comprende una vasta parte del territorio americano, fra le Montagne Rocciose a ovest e l'isola di Terranova a est; include gra parte dell'odierno Canada e dell'interno dell'Alaska. E' una regione densamente ricoperta da conifere, costellata da boschi di pioppi e salici; verso nord la fitta coltre arborea dirata aprendosi progressivamente agli ampi orizzonti della tundra artica. L'ambiente è inoltre fortemente caratterizzato da molti laghi, stagni e fiumi di ogni forma e dimensione. In questa vasta area si hanno i valori più bassi di densità abitativa di tutto il continente americano; i gruppi umani insediativi si suddividevano in centinaia di unità appartenenti per lo più alla stessa famiglia, e con un minimo di organizzazione sociale. Si trattava di gruppi di cacciatori nomadi adattatisi a condizioni climatiche estremamente difficili e naturalmente legati ai cicli stagionali della fauna. D'estate si ritrovavano intorno ad alcuni centri di commercio dove potevano scambiare i prodotti accumulati nel duro inverno trascorso nelle foreste ed era in queste occasioni di incontro che si svolgevano i loro riti collettivi più importanti. |
Post n°15 pubblicato il 17 Marzo 2011 da Cavallo_pazzo_1
LA COSTA NORD-OCCIDENTALE La costa nord-occidentale si estende per oltre tremila kilometri lungo la zona costiera dell'area compresa fra la baia di Yakutat in Alaska ed il confine settentrionale dell'odierna California. La struttura sociale era basata su classi aristocratiche con lignaggi ereditari ed era caratterizzata dalla presenza dell'istituzione della schiavitù. Le favorevoli condizioni di vita di questa area, l'abbondanza delle risorse naturali e alimentari dei "popoli del salmone" che favorì un'elevata densità di popolazione ed un notevole surplus economico, permisero di destinare tempo ed energie alla creazione artistica. Le produzioni artistiche di questi popoli sono tra le più varie e raffinate di tutta l'America precolombiana. I villaggi, costituiti da grandi case rettangolare di travi di legno, divengono un attivo centro di vita sociale. D'inverno i clan si scioglievano e i loro componenti si riunivano in confraternite religiose. Ogni confraternita era rappresentata da un animale divinizzato. Fra questi animali particolare importanza avevano il Corvo, il Lupo e l' Aquila. Il capovolgimento delle strutture di aggregazione sociale è segnato ritualmente dalla venuta della principale divinità venerata da queste etnie: "il dio cannibale". Con questa articolata festa cerimoniale, l'ospite fa una serie di doni di lusso (in relazione al suo rango sociale) agli invitati che appartengono al suo gruppo familiare. Il "donatore" acquisisce così una precisa posizione sociale ed una conseguente influenza politica all'interno del sistema gerarchizzato, esercitando una forma di pressione psico-sociale sul "donatario" che prima o poi ha l'obbligo di rendere almeno l'equivalente di ciò che ha ricevuto, nella stessa forma del Potlach. |
Post n°14 pubblicato il 17 Marzo 2011 da Cavallo_pazzo_1
IL GRAN BACINO L'area culturale del Gran Bacino è posta a ovest tra la Catena della Costa e la Sierra Nevada, a est tra le Montagne Rocciose e i Monti Wasatch. A nord è limitata dai fiumi Snake e Columbia, a sud dal fiume Colorado e dalla Valle della Morte.
Le popolazioni adottarono una base di sussistenza strettamente legata alle condizioni ecologiche del Gran Bacino. La tecnologia dei gruppi indigeni del Gran Bacino era fra le più povere di tutto il continente americano e frale più primitive di tutte le colture della terra. I loro manufatti più tipici erano in pietra; conoscevano l'intreccio delle fibre vegetali, la concia delle pelli, l'arco e le frecce. L'unico manufatto veramente caratteristico erano le lunghe reti utilizzate nelle battute di caccia collettiva al coniglio. Fu introdotto l'uso del "teepee" rivestito di pelli e degli abiti tagliati e cuciti sino a che l'originario modello culturale non fu del tutto abbandonato per adottare quello dei vicini gruppi delle praterie. |
Post n°13 pubblicato il 08 Marzo 2011 da Cavallo_pazzo_1
IL SUD-OVEST L'area culturale del Sud-ovest si estendeva a sud del fiume Colorado occupando la parte meridionale delle Montagne Rocciose, l'altopiano del Colorado e l'area a oriente del Rio Grande. Un vasto territorio arido e semiarido caratterizzato dalla presenza intermittente di corsi d'acqua. Nella sub-area dell'alto corso del Rio Grande troviamo la cultura dei pueblo (nome dato dagli spagnoli a questi tipici villaggi murati). L'arte religiosa era fondamentalmente dualista, cioè fondata su una essenziale dualità di principi, e i riti erano sovraintesi da una numerosa e complessa classe sacerdotale che faceva riferimento ad un ristretto gruppo di capi religiosi. La cerimonia più importante era la danza della pioggia ma c'era anche il culto della fertilità, della caccia e della guerra. Nell'area circum-pueblo erano stanziate una serie di popolazioni di cultura intermedia tra quella pueblo e quella delle praterie. Si trattava di gruppi etnici che si erano spostati a diverse riprese dal Subartico verso sud attraverso le grandi pianure centrali, per lo più Navajo e numerosi gruppi della sottofamiglia Apache. L'area sub-pueblo, l'area più arida del sud-ovest, era abitata da gruppi che avevano la loro base di sussistenza nell'agricoltura intensiva ma decisamente con tecniche di colture poco evolute. Piuttosto elementare era anche la loro organizzazione sociale condizionata dalle dure condizioni climatiche caratterizzate da frequenti carestie che impegnavano quotidianamente nella lotta per la sopravvivenza. |
Post n°12 pubblicato il 07 Marzo 2010 da Cavallo_pazzo_1
LE PRATERIE Con il nome di "praterie" si indica la parte centrale del continente nordamericano, compreso fra il versante orientale delle Montagne Rocciose e la linea di continuità costituida dal corso del fiume Mississippi e dal margine occcidentale del Lago Superiore. La superficie complessiva dell'area supera i tre milioni di chilometri quadrati, estendendosi dal Canada agli USA. Questa zona è occupata da praterie temperate continentali popolate da abbondante selvaggina di grossa taglia e in particolar modo dal bisonte. Gli studi più moderni suddividono quest'area in tre sub-aree: Al momento del primissimo contatto con gli europei, i popoli che abitavano le praterie erano agricoltori, per lo più insediati in villaggi fissi lungo il fiume Missouri e degli altri affluenti di sinistra del Mississippi. Coltivavano una specie di mais resistente al freddo ed i fagioli. Vivevano in grandi case a pozzo quadrate o circolari, con tetti formati da travi pesanti ricoperte di terra. I villaggi erano sparpagliati ed ognuno arrivava intorno alle cento unità di individui. Il sistema agricolo sedentario fu velocemente soppiantato da un'economia fondata sulla caccia del bisonte, che richiedeva il nomadismo stagionale dei gruppi che la praticavano. Si sviluppò al contempo un'accesa conflittualità inter-etnica di proporzioni prima d'allora sconosciute, esacerbata anche dal costante flusso di popolazioni che si riversarono verso l'area delle praterie da ogni direzione, causata in parte dall'espansione delle popolazioni europee ma fondamentalmente per i vantaggi economici sull'uso del cavallo nella caccia. Si determinò anche un progressivo mutamento delle strutture sociali; le donne abbandonando i campi, furono relegate alle attività domestiche con una conseguente diminuzione del prestigio familiare; i giovani si organizzarono in società cerimoniali di guerrieri il cui capo veniva scelto generalmente in base a considerazioni di merito e di età. Il profondo mutamento del sistema di vita interessò anche la tecnologia e l'arte. La gran parte dei prodotti creati e usati dagli indiani delle praterie presentavano come componente essenziale la pelle. La tipica abitazione di questi gruppi era il teepee con struttura in legno e copertura di pelle di bisonte. Di pelle erano anche gli abiti, i mocassino, gli scudi, i recipienti, le bisacce, le faretre e molti altri oggetti tipici. Utilizzavano le pellicce, le piume, le corna e più raramente il legno e la pietra che veniva lavorata per creare le teste delle mazze da guerra e i tipici anelli che occorrevano per fissare a terra le pareti dei teepee. Fra le espressioni artistiche caratteristiche dei popoli delle praterie ci sono le pelli di bisonte istoriate a motivi geometrico-simbolici e con disegni raffiguranti scene di caccia, di guerra e di danze ed anche le grandi decorazioni dipinte sulla superfice esterna dei teepee. Le religioni dei popoli delle praterie combinavano lo sciamanismo al culto di una entità suprema che presso i sioux aveva il nome di Wakonda; praticavano la ricerca dell'estasi onirica attraverso il ricorso alle danze parossistiche, possedevano società cerimoniali, adoravano un feticcio e facevano uso di talismani. I gruppi etnici che abitavano le pianure settentrionali fra il XVII e il XIX secolo appartenevano principalmente alle famiglie linguistiche algonchina e sioux; gli algonchini erano presenti nell'area degli affluenti del fiume Saskatchewan (cree, piegan, kainah, siksika e atsina), sull'altopiano delle Black Hills e lungo il corso del fiume Arkansas (cheyenne e arapaho); i sioux (assinibon ed etnie della sottofamiglia lakota) popolavano il restante territorio. L'area più settentrionale era occupata dall'etnia athapaska dei sarsi. Le etnie delle pianure meridionali appartenevano a cinque diverse famiglie linguistiche: I gruppi delle praterie costituivano una compatta maggioranza linguistica sioux (omaha, ponca, iowa, mandan e le etnie della sottofamiglia dhegiha-osage). Questi gruppi a differenza degli altri indiani delle praterie, continuarono a praticare l'agricoltura e a vivere in insediamenti permanenti per lunga parte dell'anno. Fra i tratti culturali caratteristici dei gruppi di quest'area, si trova il costume sepolcrale di lasciare i propri defunti su impalcature di pali in cimiteri ad una certa distanza dal villaggio. Credevano che col trascorrere del tempo, una volta che i corpi, lacerati dagli animali e dagli agenti atmosferici e ridotti ad un mucchio di ossa, lo spirito sarebbe finalmente stato libero di vagare nuovamente per la Terra. |
INFO
LA RUOTA DELLA MEDICINA
Per i Nativi americani ogni individuo che nasce, viene spinto da un soffio di vento delle quattro direzioni principali Nord, Sud, Est, Ovest, a seconda di quale vento sia predominante nel momento della nascita di tale bambino. Ogni vento ha delle particolari peculiarità a seconda della provenienza, e della sua rappresentazione.
NORD
Nord: conoscenza e saggezza
Il colore del Nord è il bianco, il colore della purezza e dell’equilibrio, è la trasparenza. Esso è la somma di tutti i colori dello spettro solare e rappresenta perciò la perfezione e la completezza.
L’elemento associato è l’aria. Essa trasporta i nostri pensieri, sogni e aspirazioni ed è perciò associata alla mente e alla comunicazione. Essa è legata anche al vento che sfiora l’anima di tutte le cose viventi e porta nei suoi viaggi una particella di tutto ciò che tocca. La parola chiave è: ”ricevere con la mente”.
Il Nord simboleggia l’Inverno e alle stelle che per i Nativi erano simbolo di universalità e protezione divina. Essi credono infatti di discendere dal Popolo delle Stelle. Il Nord è anche il Luogo degli Anziani, della conoscenza e della saggezza. Conoscenza significa “ciò che è conosciuto” e per i Nativi comprende filosofia, religione, scienza, che si devono integrare reciprocamente nella vita.
L’animale Totem connesso a questa direzione è il bisonte.
Il Bisonte era l’animale più importante per i Nativi Americani perché si donava completamente per permettere all’uomo di vivere, fornendogli tutto ciò di cui aveva bisogno.
EST
Est: illuminazione
Il colore dell’Est il Giallo; questa direzione è associata al Sole come astro e alla Primavera come stagione, rappresenta la rigenerazione e la trasformazione, la via dell’illuminazione interiore.
L’elemento associato è il fuoco, ciò che arde senza bruciare per riscaldare e portare alla crescita; è la manifestazione materiale del Grande Spirito.
La parola chiave è: “determinare con lo spirito”.
Il Potere dell’Est è il Potere della Luce, dell’illuminazione mentale e spirituale e della visione interiore che deriva dalla coscienza dell’unità di tutte le cose viventi e la consapevolezza della Visione Interiore.
L’animale totem associato all’est è l’aquila.
L’Aquila è il simbolo della libertà da tutte le forme di ignoranza e bigottismo, della chiaroveggenza e della preveggenza poiché è l’animale che vola più in alto e che può vedere tutto e che riesce a guardare direttamente il Sole senza essere accecata dalla sua luce. Essa custodisce la dimora degli ideali più nobili.
SUD
Sud: fiducia e innocenza Il Sud è legato al colore Rosso e all’Estate e rappresenta la vitalità, il vigore fisico, il coraggio e l’energia sessuale; rappresenta la giovinezza, la generosità, la passione, l’amore. L’elemento associato è l’acqua. L’acqua prende la forma del suo contenitore e scorre prendendo la forma di ciò su cui scorre per cui essa rappresenta la fluidità e l’adattabilità. L’Acqua dona la vita perché rende fertile la Terra, fa nascere le piante e le alimenta. La parola chiave è: “dare con le emozioni”.
L’animale totem è il topo.
Il topo rappresenta la capacità di prendere coscienza delle cose avvicinandosi ad esse con le sensazioni e il tatto. Il Sud insegna ad agire nello stesso modo, con fiducia nel nostro istinto, nelle nostre sensazioni e nelle nostre emozioni.
OVEST
Ovest: introspezione e trasformazione
Il colore dell’Ovest è il Nero, il colore della non-forma da cui tutto ha origine. Esso assorbe tutti i colori dello spettro in sé, immagazzina ed è protettivo. Nere erano infatti le Tende della Luna, i tepee dove le donne Native si ritiravano durante le mestruazioni, per ascoltare nelle profondità del loro corpo il potente contatto con la Madre Terra. L’ovest è la direzione dove tutto è in funzione di qualcosa che deve avere il suo ciclo, ciò che nasce deve inevitabilmente morire; è legata alla Luna come astro e a tutto ciò che è ciclico.
L’elemento collegato all’ovest è la Terra che ha come caratteristiche la solidità, la stabilità e la fermezza fino all’inerzia.
L’Ovest è l’unica direzione associata a qualcosa di concreto e di materiale; è il luogo delle apparenze, del mondo della forma, di ciò che si manifesta fisicamente ed il luogo dell’esperienza dove si impara e si cresce. La terra è rappresentata dalla sua forma più duratura, la pietra; da sostentamento, conforto e sicurezza.
L’Ovest è associato all’Autunno e la parola chiave è: “trattenere con il corpo”. Attraverso il corpo ci è consentito di immagazzinare energie e nutrimento, ma nel corpo si possono anche conservare le vecchie ferite che ci hanno fatto soffrire nelle emozioni, nella mente o nello spirito.
L’animale totem associato all’ovest è l’orso bruno o il Grizzly che rappresenta la forza. Saper riconoscere il giusto momento per ritirarsi a recuperare le forze e riorganizzare i propri pensieri, solo così è possibile preparare nuove e fertili strategie di azione.
Inviato da: Array2dgl
il 05/06/2015 alle 01:13
Inviato da: pgmma
il 22/09/2013 alle 21:54
Inviato da: pgmma
il 15/08/2013 alle 08:38
Inviato da: pgmma
il 15/07/2013 alle 08:42
Inviato da: pgmma
il 08/07/2013 alle 22:33