ILBRUKO ASSOCIAZIONE

DISCRIMINAZIONI AL PARCO DI GARDALAND


"Niente giochi per te perché sei down" ???Si chiama Luca e ha 16 anni il ragazzo che è stato costretto a scendere da due diverse attrazioni del parco giochi. A denunciare l'episodio è la madre, Rita Masini: "Non erano pericolose ma ci sono state negate solo perché hanno visto mio figlio in faccia". Il Coordinamento nazionale delle associazioni delle persone con sindrome di Down: "Il 'divieto ai down' non esiste in nessuno dei grandi parchi internazionali. Presto un protocollo di regole per tutti i gestori".Ma non è nè il primo nè (ahimè) l'ultimo increscioso episodio...Gardaland, gioie e dolori: il parco dei divertimenti è al centro dell’attenzione per la presunta discriminazione subita da una bambina down di otto anni, allontanata dall’attrazione “Monorotaia” per questioni di sicurezza. Il padre, un magistrato, non ha gradito e dalle cronache odierne manda a dire che intende continuare la battaglia per vie legali, “anche in sede civile in modo da indurre a eliminare il pregiudizio”. Secondo quanto raccontato dalla famiglia, la bambina avrebbe fatto un primo giro sulla “Monorotaia”, per poi – quando lo staff se ne è reso conto - essere allontana al secondo giro.Mentre dal parco dei divertimenti fanno sapere di seguire la vicenda e di voler intervenire a breve, una volta appurati nel dettaglio i fatti, quello che si può dire è che certamente non è la prima volta che l’universo incantato “dove ogni occasione è una gioia” riserva anche qualche sorpresa sgradevole per le persone con disabilità.Fece molto discutere una vicenda del settembre 2007, quando ad un gruppo di giovani down accompagnati da operatori e genitori non fu consentito l'accesso all'ottovolante. Patrizia Tolot, presidente veneta dell'associazione Dadi (Down, autismo e disabilità intellettiva), denunciò il fatto protestando perché le persone down “non sono malati psichici”. "I ragazzi – disse - si sono sentiti umiliati e delusi e anche se hanno cercato di far valere le proprie ragioni, e nonostante tra loro ci siano sportivi ed atleti dell'Aspea, le signorine dell'accoglienza sono state irremovibili". Danilo Santo, direttore del parco, dicendosi "dispiaciuto" ribadì di essere il diretto responsabile delle regole sulla sicurezza. "Abbiamo, con la collaborazione di esperti che lavorano con i disabili, preparato una guida ad hoc in cui abbiamo specificato le attrazioni che si possono fare a seconda delle varie disabilità: i down rientrano tra i disabili mentali/ psichici. Noi vogliamo solo tutelarli ed evitare che capitino incidenti”.Nell'agosto 2008, almeno a sentire la testimonianza di due giovani donne con problemi di deambulazione, venne loro richieste la documentazione che accertava lo stato di disabilità al 100%, e a giugno 2009 tornarono protagonisti ancora una volta i giovani down, con la madre di uno di loro a vedersi allontanata da alcune attrazioni, anche in presenza dell'accompagnatore. Secondo molti la presenza dell’accompagnatore, che conosce la persone down e sa valutarne da vicino le capacità, sarebbe sufficiente per permettere loro di avere accesso ad alcune attrazioni oggi vietate, ma il parco ha sempre negato che questi possa assumersi la piena responsabilità.Ancora nel giugno 2009, ecco la vicenda di un padre non vedente di 47 anni sgridato al botteghino perché, contrariamente alle regole, aveva fatto un giro sulle montagne russe in compagnia di sua figlia. "Sarebbe troppo facile – scrisse in una lettera aperta alla direzione del parco - dirvi vergogna: voi perpetrate discriminazioni del tutto ingiustificate nel nome della sicurezza”. “Salute e incolumità dei nostri ospiti – rispose ancora il direttore del parco - sono per noi delle priorità: se un'attrazione è stata definita inadatta ad un certo tipo di disabilità, come si può pensare che la sola presenza dell'accompagnatore possa ovviare ad eventuali rischi? Che cosa potremmo rispondere ad un genitore che ci chiedesse spiegazioni per la reazione inaspettata di un ragazzo disabile, eccessivamente sollecitato da un'attrazione adrenalinica? Che cosa potremmo argomentare se un non-vedente si trovasse improvvisamente a dover affrontare un possibile banalissimo ‘fermo attrazione'? Si crede che in caso di evacuazione l'accompagnatore di un disabile possa essere in grado di gestirne correttamente reazioni e movimenti? La responsabilità, sempre e comunque - concludeva il direttore - è in capo al Parco e nessuna autocertificazione o assunzione di responsabilità da parte dell'accompagnatore possono ovviare a questo”. Come dire, la responsabilità è nostra, e non vogliamo rischi.E TU, COSA NE PENSI IN MERITO???Alessandra  @_@